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La NSA e il declino della superpotenza USA

Il cardine di un impero è il collegamento fra due élite, una nel centro imperiale e l’altra in periferia. Ci sono alleanze simmetriche, ma non con una superpotenza al centro.

La NSA e il declino della superpotenza USA
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Redazione Modifica articolo

9 Novembre 2013 - 00.22


ATF

di
Johan Galtung
.

Washington,
DC –
Il cardine di un impero è il collegamento fra due
élite, una nel centro imperiale e l’altra
nelle periferie. Esistono alleanze simmetriche, ma non con una
superpotenza al centro.

Le
élite di periferia svolgono compiti per il centro: per dire,
uccidere in Libia, in Siria, quando richiesto; assicurare gli
interessi economici del centro in cambio di un taglio sostanzioso,
servendo culturalmente da testa di ponte – chiamata
americanizzazione
– fornendo obbedienza contro protezione.

Affinché
ciò funzioni, le élite devono credere nell’impero. Si nascondono
dietro belle parole – come democrazia, diritti umani, stato di
diritto – usate come scudi umani. I costi però possono essere
ingenti, i benefici in calo; possono avere difficoltà con studenti
irrequieti, classi lavoratrici, altri paesi. O peggio: possono avere
la sensazione che l’impero non stia funzionando, che avanzi verso
il declino e la caduta, e vogliono uscirne.

E
anche se non sia questo il caso, le élite USA – che determinano le
politiche – possono sospettare che lo sia, e spiano i capi
dell’alleanza-impero:

[Il
direttore della NSA] generale Keith Alexander: “
Alla
NSA era stato richiesto da responsabili delle politiche /USA/ di
scoprire le “intenzioni delle
leadership”
dei paesi stranieri. Se volete sapere
le intenzioni dei dirigenti, queste sarebbero le questioni
”
(english@other-news.info 01-11-13) .

Chiaro
fin dall’inizio, al di là delle “minacce alla
privacy”,
“lo fanno tutti”, “era tecnicamente fattibile”, e analoghi
schermi fumogeni. Spiare le intenzioni di dirigenti nemici – la
“humint” (HUMan INTelligence) come complemento alle capacità
d’intervento – è una parte ovvia del sistema statuale. Ma gli
alleati?

Ma
c’è di più. Ci sono alleati e alleati; gli imperi possono
declinare. I capi esteri possono non offrire piena obbedienza in
cambio di protezione. O possono non accettate per buone le opinioni
USA, ma avere le proprie. Possono perfino esplorare varie opzioni. Le
loro vere intenzioni sono cruciali, e nessuno sa spiare e
sovrintendere meglio che i loro stessi servizi segreti – coordinati
da CIA-NSA – e nella loro stessa lingua. Alexander ha detto
l’ovvio: “i responsabili delle politiche” (ambasciatori, ecc.)
e i servizi dell’alleanza spiano insieme i decisori politici.
L’èlite di potere reale dentro l’élite.

Si
guardi con gli occhi di Angela Merkel. Lei odiava la sorveglianza
della
Stasi
nella DDR. Ma quelli erano dilettanti, questi altri sono
professionisti. Un decennio è passato senza che se ne accorgesse,
fino a Snowden. S’immagini la sua collera, nel fare confronti.

E
s’immagini la non-collera per la stessa cosa in Spagna: oltre
Franco, sì, ma il partito di Rajoy (Partido Popular) è il
successore – profondamente corrotto – di Franco.

Eppure,
essendoci una cerchia interna di élite auto-nominate, c’è anche
una cerchia interna di alleati di cui ci si può presumibilmente
fidare, i “Cinque Occhi”: Regno Unito, USA, Canada, Australia,
Nuova Zelanda; Anglo-America per esteso. Chi sono questi? Un circolo
di paesi selezionati su base razzista-culturalista. Bianchi e
anglo,
uccisori di popoli indigeni ovunque: gli USA degli
indiani
nativi, il Canada un po’ meno degli appartenenti alle
Prime
Nazioni
, l’Australia degli
aborigeni, la Nuova Zelanda un po’ meno dei Maori, Il Regno Unito
dappertutto – facendo sì che gli altri si lanciassero su quel
pendio scivoloso del genocidio e del sociocidio. Lo sanno. Sanno che
la maggioranza del mondo è costituita da quel tipo di genti che loro
hanno ucciso, e sentono intensamente di dover restare insieme,
diffidando dei non-membri. Ma gli USA spiano il partito laburista e
il parlamento britannici, USA-Regno Unito insieme spiano gli altri
tre.

La
Germania vuole entrare nel circolo al fine di un altro 5+1, per
godere del potere di veto del Consiglio di Sicurezza ONU. La razza
non è un problema ma la cultura sì: non sono
anglo.

Tanto
più l’impero declina quanto più ci si aspetta di spiare ancora
per identificare il nemico all’interno. 

Com’è la condizione
dell’impero? 

Non buona:

Afghanistan:
gli USA hanno guadagnato delle basi e un oleodotto e null’altro, e
possono anche perdere le une e l’altro dopo il ritiro del 2014.

Iran:
ottiene più influenza in Iraq,
Siria e Libano, essendo più legittimato di Arabia Saudita-Qatar e G7
in generale col proprio islamismo.

Iraq:
gli USA hanno guadagnato basi e accesso al petrolio e paiono perderli
entrambi; e sono riusciti dove non era riuscito l’Iran –
trasformare l’Iraq in un paese sciita.

Siria:
dividere la Siria in tre, quattro, parti minori non sembra
funzionare; comunque la fazione guida anti-Assad è islamista
sunnita.

Egitto:
gli USA hanno frainteso la situazione nel suo insieme, sono arenati
in una scelta fra due mali che non padroneggiano.

Libia:
altro fraintendimento, senza capire come un imperialismo laico
occidentale (Italia-Regno Unito-Francia-USA-Israele) ha acceso un
risveglio islamista (anziché arabo) e berbero-tuareg (anziché
arabo).

Israele:
spionaggio delle élite USA,la politica della coda che muove il cane,
più anti-semitismo USA che mai (si guardi YouTube), i media sempre
più critici verso Israele; e Israele nella morsa angosciosa fra uno
stato ebraico e la democrazia, prima o poi costretto a dichiarare il
suo confine orientale, ha di fronte uno scenario sudafricano, sta
venendo considerato una passività per Washington.

E
ora, come va l’altra forza al mondo, i BRICS? Non male:

Brasile:
la
presidente brasiliana, Roussef, è stata la prima a parlare
all’Assemblea Generale ONU con una critica devastante del programma
spionistico NSA, richiedendo server Internet alternativi.

Russia:
Putin può aver posto termine alla crisi siriana in quanto parte di
una crisi generale del Medio Oriente – come Gorbaciov pose fine
alla guerra fredda, non alla perenne guerra e minaccia di guerra USA
– richiedendo una fine alle armi di distruzione di massa, comprese
quelle nucleari, nella regione.

Cina:
l’agenzia mediatica Hsinhua si è appellata a una
deamericanizzazione
generale e a una fine del dollaro come “valuta di riserva mondiale”
in particolare favorendo un paniere di valute, non una qualunque
valuta di un singolo paese.

I
“capi esteri” lo sanno e tradirebbero i rispettivi popoli qualora
non esplorassero le opzioni. La questione è come, quando. Essi
possono usare lo spionaggio NSA come pretesto per ritirarsi
dall’impero e cancellare-posporre la “Trans-Atlantic
Partnership”, TAP. La NSA amplia il divario.

Nel
suo libro
This Town
[
Questa città],
Mark Leibovich ritiene improbabile che il conglomerato politica-media
di Washington riesca a trovare soluzioni a calamità tanto
drammatiche. Pochi regimi ne sono in grado. Koht, ministro degli
esteri norvegese all’atto dell’invasione tedesca della Norvegia,
passò la notte con la sua bella e poi approfittò dell’occasione;
Quisling, che subentrò, trascorse l’ultimo incontro di gabinetto a
trattare di divise della polizia, arrendendosi poi alla polizia
stessa. Ci si chiede che cosa farà Washington DC con questa débacle
doppia e tripla.

Traduzione di Miky
Lanza per il Centro Studi Sereno Regis, riveduta da Megachip.

Tratto da:
http://serenoregis.org/2013/11/08/nsa-e-caduta-dellimpero-usa-johan-galtung/

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