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di Rick Rozoff.
Con un’estensione di circa 2400 chilometri su terra e sul mare, la
frontiera ucraina è la più lunga tra quelle che la Russia condivide con i
suoi vicini occidentali, quella che la separa dalla Finlandia arriva
solo al secondo posto.
Fino alla fine della guerra fredda, un solo paese membro
dell’organizzazione del trattato nordatlantico aveva una frontiera in
comune con la Russia: si trattava della Norvegia, una frontiera di soli
217 chilometri (quanto alla Turchia, era confinante con diverse
repubbliche sovietiche).
Durante il decennio di espansione della NATO, che è cominciato nel
1999, sono apparsi ai confini del territorio russo quattro nuovi membri
del blocco militare dominato dagli Stati Uniti: l’Estonia e la Lettonia,
direttamente connessi alla Russia da nordovest, la Polonia e la
Lituania indirettamente legati alla Russia con l’enclave di Kaliningrad.
L’assorbimento dell’Ucraina da parte della NATO in quanto membro a se
stante, o anche nelle condizioni attuali (cioè in qualità di partner
che mette a disposizione il suo territorio, il suo esercito e le
infrastrutture militari a disposizione dell’alleanza), avrebbe come
conseguenza – con una possibile adesione della Finlandia – l’occupazione
di tutto il fronte occidentale della Russia, dell’oceano Artico e del
mare di Barents a nord e del mar Nero a sud, non solamente con delle
basi aeree della NATO, ma anche con delle installazioni portuali, delle
rampe di lancio di missili, dei campi di addestramento, aerodromi
militari, installazioni radar, capannoni, centri per la guerra
cibernetica, batterie antimissilistiche, veicoli blindati, truppe e
armamenti nucleari.
Da decenni l’Ucraina è, in teoria come nei fatti, il perno essenziale
nel progetto degli Stati Uniti e della NATO di formare un cordone
sanitario che separi la Russia dall’Europa.
Nel 1995, cioè soltanto quattro anni dopo la dissoluzione dell’Unione
Sovietica, l’Ucraina è stato il primo stato membro della comunità degli
stati ex-sovietici indipendenti ad aderire al sistema NATO in vista
dell’inglobamento finale dell’Europa intera e di quello che rimaneva
delle vecchie repubbliche sovietiche, non ancora integrate al blocco
nordatlantico, nel quadro del programma chiamato “Partenariato per la
paceâ€. Le dodici nazioni d’Europa dell’Est che aderivano alla NATO nel
1999, nel 2004 e nel 2009 erano tutte affiliate a questo programma. (In
lista d’attesa si trovano attualmente ventidue altri membri di questo
partenariato in pieno processo di transizione verso l’adesione alla
NATO: i quattordici paesi d’Europa non ancora membri – eccetto la Russia
– le tre ex-repubbliche sovietiche del Caucaso meridionale e le cinque
dell’Asia centrale).
Due anni più tardi, l’alleanza militare firmava una Carta per il
partenariato specifico tra la NATO e l’Ucraina, frutto dei lavori della
Commissione NATO-Ucraina, attiva ancora oggi – in realtà più attiva che
mai, dopo il violento colpo di Stato verificatosi in Ucraina nel
febbraio 2014. [1]
A dicembre 2008, quattro mesi dopo che il governo georgiano di
Mikheil Saakashvili decise di invadere l’Ossezia meridionale – dando
inizio così ad una guerra di cinque giorni con la Russia, l’Ucraina e la
Georgia – questi due ultimi stati furono i primi ad aderire ai
programmi annuali nazionali elaborati dalla NATO. Qualche tempo prima,
nello stesso anno, durante il summit della NATO a Bucarest (Romania), fu
annunciato che, nonostante queste due ex-repubbliche sovietiche non
soddisfacessero ancora l’ultima condizione richiesta per l’ingresso
nella NATO – il Piano d’azione per l’adesione – la NATO era decisa ad
accettarle al suo interno. Tra le figure pubbliche impegnate in questo
piano d’azione per l’adesione, vi era il presidente del parlamento
ucraino, Arseni Yatseniuk, attualmente primo ministro designato (e
imposto) dagli Stati Uniti e dirigente de facto della giunta al potere. [2]
In realtà , da gennaio a marzo 2008, in previsione del summit della
NATO che doveva tenersi in aprile dello stesso anno, l’opposizione
parlamentare aveva bloccato le attività della Verkhovna Rada (il
parlamento ucraino) per protestare contro l’inclusione del paese nel
blocco NATO.
In seno alla nazione, lo sforzo principale per accelerare
l’incorporazione dell’Ucraina della NATO era incarnato dalla diarchia,
che era emersa dalla cosiddetta “Rivoluzione arancione†del 2004-2005:
il presidente Viktor Yushchenko e il primo ministro Yulia
Tymoshenko. Ed infatti, questa incorporazione era precisamente
l’obiettivo a cui puntavano Washington e i suoi alleati, che sostenevano
e dirigevano questa nuova “rivoluzione colorata†(dopo quella portata
avanti in Georgia l’anno precedente). [3] [4]
Alla testa del summit di Bucarest, il presidente statunitense George
W.Bush. John McCain – altro repubblicano, allora candidato alla nomination del proprio partito per la candidatura all”elezione
presidenziale (che otterrà più tardi) – così come i due candidati
democratici rivali all’elezione presidenziale nelle file dei
democratici, Barack Obama e Hillary Clinton, sostenevano con estremo
entusiasmo l’adesione dell’Ucraina e della Georgia alla NATO.
Un anno prima della “rivoluzione arancioneâ€, il predecessore di Yushchenko, Leonid Kuchma, aveva tentato di placare gli Stati Uniti
e la NATO fornendo 1650 uomini alla coalizione militare in Iraq,
diretta dalla NATO. Un contingente simbolico di soldati ucraini era
stato, ugualmente, assegnato alla Forza Internazionale di Assistenza e
Sicurezza in Afghanistan, nel quadro di un’azione integrata che
coinvolgeva cinquanta nazioni. Ma Kuchma, insieme ad altri, appresero
più tardi che i partner della NATO che siedono a Washington e a
Bruxelles non accettano che due cose: obbedienza totale e un’ignobile
sottomissione.
Più tardi la Georgia fornì 2000 uomini (era, all’epoca, il
contingente più importante dopo quelli degli Stati-Uniti e della Gran
Bretagna) che furono rimpatriati nel 2008 dagli aerei dell’esercito
statunitense durante la guerra che vedeva opporsi la Georgia e la
Russia. In quella occasione, il regime “arancione†di Viktor Yushchenko fu accusato d’aver fatto trasportare clandestinamente
delle armi per la stessa via, e d’aver permesso,se non addirittura
organizzato, il dispiegamento di forze paramilitari e militari
nazionaliste estremiste in Georgia nel corso dei combattimenti.
Appena terminata la guerra in Caucaso, Yushchenko volò per la
capitale georgiana per partecipare al grande incontro, al fianco (e a
vantaggio) del presidente Saakashvili. Immediatamente dopo, di ritorno
da Kiev, firmò un decreto con il quale esigeva che la Russia
dichiarasse al suo governo – “dichiarare†nel senso di “richiedere
l’autolizzazione†– per il dispiegamento aereo o navale che partisse
dalle sue basi nel mar Nero, a Sebastopoli, o che facesse ritorno lì. Di
fatto, un tale ordine costituisce un blocco selettivo.
Nel 2006, prima discretamente e più tardi totalmente alla luce del
sole, i direttori e i membri ufficiali della Missile Defense Agency del
Pentagono fecero dei viaggi a scadenza regolare in Ucraina, per
negoziare lì l’installazione di componenti di missili antibalistici, nel
quadro del progetto dello scudo antimissilistico terra-aria, sviluppato
dall’amministrazione di Barack Obama in seno al programma EPAA
(European Phased Adaptive Approach).
Approvato all’unanimità dai 28
paesi membri della NATO, questo scudo fu esteso lungo la frontiera
occidentale (e più tardi meridionale) della Russia.
Ogni anno, dopo il 1996, delle esercitazioni militari rispondenti al
nome in codice Sea Breeze (Brezza Marina), sono praticate in Ucraina
sotto l’egida del Partenariato per la pace della NATO e sotto la
sorveglianza statunitense. Queste esercitazioni si svolgono in Crimea,
non lontano dal quartiere generale della flotta russa del mar Nero.
Nel
2006, furono temporaneamente annullati in ragione delle proteste locali.
Ugualmente dirette dal comando degli Stati-Uniti in Europa (EuCom),
ogni anno si tengono in Ucraina le esercitazioni militari
dell’operazione Rapid Trident, con le forze degli Stati-Uniti, della
NATO e del Partenariato per la Pace. Secondo i termini dell’esercito
statunitense in Europa, si legge nel rapporto delle esercitazioni
dell’anno scorso, Rapid Trident “contribuisce a formare i
partecipanti per permettere loro di operare con successo in un ambiente
associativo, multinazionale e integrato, con il sostegno delle nazioni
ospitate. [Le esercitazioni sono] pensate in modo da facilitare l’interoperabilitÃ
militare tra le nazioni alleate e partner†e a “portare avanti, da una
parte il programma nazionale annuale dell’Ucraina, in vista di una
maggiore coordinamento con la NATO e dall’altra parte, gli impegni presi
ogni anno con la NATO, attraverso il piano delle operazioni
NATO-Ucrainaâ€.
A dicembre 2008 – precisamente il mese in cui la NATO inaugurava il
suo programma nazionale annuale con l’Ucraina – Washington pubblicava la
sua Carta per un partenariato strategico tra Stati-Uniti e Ucraina, il
cui documento fondante afferma e precisa, che tra gli altri obiettivi [5]:
“Approfondire l’integrazione dell’Ucraina con le istituzioni
euro-atlantiche è una priorità comune. Il nostro progetto consiste in un
programma di miglioramento della cooperazione per la sicurezza al fine
di aumentare le capacità difensive dell’Ucraina e di rinforzare i suoi
diritti alla candidatura per l’ingresso nella NATO.
“Siamo guidati dai principi enunciati il 3 aprile 2008, al summit di
Bucarest, nella dichiarazione del Consiglio della NATO e dalla
dichiarazione comune della commissione Nato-Ucraina del 4 aprile 2008,
che afferma che l’Ucraina è destinata a diventare membro della NATO.
“Riconoscendo la persistenza delle minacce contro la pace e la
stabilità mondiale, gli Stati-Uniti e l’Ucraina hanno come obiettivo
l’amplificazione e l’intensificazione del loro programma di cooperazione
il proseguimento del sostegno reciproco sulle questioni di difesa e di
sicurezza, al fine di eliminare le minacce e di promuovere la pace e la
stabilità . Un partenariato tra gli Stati-Uniti e l’Ucraina fondato sulla
difesa e la sicurezza non può essere che benefico a queste due nazioni e
a questa regione del mondo.
“Il nostro obiettivo, attraverso questo lavoro effettuato in seno
alla commissione NATO-Ucraina, è di pervenire ad un accordo su un
progetto strutturato, che permetta di attuare l’interoperabilità e il
coordinamento delle forze tra la NATO e l’Ucraina, in particolare
attraverso un’intensificazione delle esercitazioni e la fornitura
dell’equipaggio alle forze armate ucraineâ€.
Nel 2010, l’Ucraina fu il primo partner della NATO a fornire una nave
militare a Active Endeavour, operazione di sorveglianza via mare e
neutralizzazione a durata indeterminata, messa in atto in tutto il
mediterraneo a seguito dell’attivazione, nel 2001, della clausola di
mutuo soccorso militare definita dall’articolo 5 del trattato
nordatlantico.
Nel 2013, l’Ucraina completò le disposizioni sopra-menzionate,
diventando il primo partner della NATO ad inviare una nave militare a
Ocean Shield, altra operazione del blocco della NATO che dura da cinque
anni (e che, come la precedente, potrebbe avere una durata
indeterminata), che comporta lo spiegamento di forze al largo del corno
d’Africa, nel mare d’Arabia e più in là nell’Oceano Indiano.
Prima dell’inizio dei moti della società civile in Ucraina, nel
novembre 2013, la NATO vantava già l’Ucraina tra i suoi quattro partner
destinati a aderire alle Forze di Risposta della NATO (gli altri tre
erano la Georgia, la Finlandia e la Svezia).
Ormai, grazie al regime fantoccio installato a Kiev dagli Stati-Uniti e
la NATO, le speranze che nutrivano i dirigenti occidentali di vedere
l’Ucraina trasformata in enorme base militare a vantaggio del Pentagono e
della NATO – la cui inesorabile avanzata verso l’est dura ormai da una
generazione – invasa da consiglieri militari occidentali, agenti dei
servizi di sicurezza, aerei da guerra, blindati, soldati e missili,
raggiungono un livello di ambizione e irresponsabilità che oltrepassa
tutto quello che si è potuto immaginare fino ad oggi.
NOTE:
entre l’Organisation du Traité de l’Atlantique-nord et l’Ukraine] », Otan, 9 juillet 1997.
[2] « L’Église de Scientologie, Arseni Yatseniouk et Andrej Kiska », Réseau Voltaire, 1er avril 2014.
[3] « Washington et Moscou se livrent bataille en Ukraine », par Emilia Nazarenko et la rédaction ; « Ukraine : la rue contre le peuple », Réseau Voltaire, 1er et 29 novembre 2004.
[4] « Les dessous du coup d’État en Géorgie », par Paul Labarique, Réseau Voltaire, 7 janvier 2004 ; « Coups de maîtres sur l’échiquier géorgien », Réseau Voltaire, 19 mars 2004.
[5] “United States-Ukraine Charter on Strategic Partnershipâ€, State Department, 19 December, 2008.
Fonte: http://www.voltairenet.org/article183578.html
Tratto da: http://spondasud.it/2014/05/come-nato-sta-assorbendo-progressivamente-lucraina-951.
Traduzione italiana per Sponda Sud: Carla Melis
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