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di Miguel Martinez.
Come sapete, l’altro giorno l’Italia è entrata in guerra (capita tra una cosa e l’altra), per evitare, come spiega Matteo Renzi, una “nuova Srebrenicaâ€:
“Avevo 20 anni, mi ricordo Srebrenica, dove si compì un genocidio, la comunità internazionale rimase zitta a guardare e i caschi blu silenti. Oggi ci troviamo in una situazione simile: quello che sta avvenendo in alcune aree dell’Iraq e della Siria è la stessa cosa, un genocidioâ€.
Senza voler prendere parte in vicende in cui il più pulito aveva la rogna, cerchiamo di capire il parallelo tra Srebrenica e ciò che succede oggi in Iraq.
Durante la guerra bosniaca, Srebrenica era la sede di una divisione musulmana diretta da un certo Naser Orić, in seguito processato come criminale di guerra per aver raso al suolo decine di villaggi e massacrato, secondo i serbi, 3.870 cristiani che avevano la sventura di abitare nei dintorni, con l’utilizzo di mezzi che comprendevano decapitazione, crocifissione e altre amenità . Sospettiamo che buona parte delle accuse siano frutto di fantasia, ma ciò vale sempre e per tutti, e comunque il signor Orić sembra più il proprietario di una discoteca che un Islamico Barbuto.
In seguito, le truppe di terra delle Nazioni Unite, presenti sul terreno, non hanno impedito che i cristiani regolassero i conti, massacrando almeno 8.000 musulmani sunnitidisarmati.
Per “evitare Srebrenicaâ€, sarebbe quindi bastato un intervento di forze di terra per separare le forze contrapposte, cosa che il parlamento italiano ha invece esplicitamenteescluso per l’Iraq.
Invece, ha deciso di fornire “armi ai Peshmerga curdi“, tra cui “400mila munizioni per mitragliatrici di fabbricazione sovietica†che l’esercito italiano haillegalmente custodito per vent’anni in violazione di un ordine di un magistrato italiano.
Se non sapete chi stiamo armando con le nostre tasse, consolatevi.
Non ne hanno la minima idea nemmeno i politici che hanno votato per entrare in guerra: a un secolo da Sarajevo, la leggerezza la fa sempre da padrona in queste cose. Leggetevi il tragicomico resoconto del Fatto Quotidiano.
Ora, curdo è una parola che significa tutto e niente, anche perché si tratta di gente in genere bi- o trilingue, con affiliazione religiosa in genere sunnita, ma qualcuno appartiene anche agli straordinari relitti della cristianità e della gnosi che costellano quelle parti del mondo.
Tra l’altro, i miei amici zingari li amano e li considerano il popolo più simile a loro al mondo.
Comunque, circa un secolo fa, ai tempi in cui ognuno parlava la lingua che gli pareva, le popolazioni curde se la cavavano piuttosto bene, come guerrieri (e briganti) liberamente alleati del governo di Istanbul.
Tanto che hanno avuto l’onore di partecipare in prima fila allo sterminio dei cristiani assiri a fine Ottocento e al più noto massacro dei cristiani armeni.
In seguito, hanno lottato fieramente contro le novità imposte in Turchia dai Giovani Turchi e poi da Kemal Atatürk, che per punirli compì alcune memorabili stragi di questi incorreggibili reazionari.
Decenni dopo, i militanti curdi in Turchia si dichiararono improbabilmente marxisti, ma continuarono ugualmente a combattere contro il governo di Ankara; e quest’ultimo continua a bombardarli anche in Iraq.
E’ interessante notare che il sistema di spionaggio statunitense, mentre spia sulla Turchia, spia anche per conto della Turchia sui curdi, indicando chi assassinare; e i curdi a loro volta continuano ad attaccare militarmente la Turchia.
La città di Kirkuk, abitata in origine da turchi, produce circa un terzo del petrolio dell’Iraq, e quindi è un punto strategico di importanza mondiale.
Questo fatto ha attirato, oltre ad appetiti internazionali, anche migliaia di lavoratori, arabi e curdi.
Saddam Hussein, dopo un primo periodo di dialogo, decise di deportare in parte i curdi di Kirkuk e importare arabi da tutto l’Iraq. I curdi si allearono con l’Iran, cosa che non aiutò la loro situazione.
Con l’arrivo degli americani, i militanti curdi, appunto i peshmerga, poterono rifarsi,cacciando sistematicamente gli arabi da Kirkuk e dalla zona petrolifera, come racconta George Packer in The Assassins Gate.
Una politica analoga fu esercitata nei confronti dei turchi autoctoni, che però ebbero sorte migliore grazie alla protezione del governo turco.
Due partiti curdi (reduci da una violenta e lunga guerra tra di loro) costituirono una sorta di governo autonomo che riconosceva in maniera nominale la sovranità del governo iracheno.
Ora, controllare Kirkuk fa la differenza tra essere dei montanari in un luogo in cui nessuno va a sciare, o avere il controllo della più grande risorsa mondiale. E così, nel giugno del 2013, approffittando proprio dell’offensiva dell’ISIS, i curdi attaccarono le basi dell’esercito iracheno a Kirkuk.
L’obiettivo finale, il controllo del petrolio del nord dell’Iran, sembrava a portata di mano, anche perché la Exxon stava per iniziare una collaborazione diretta con i politici curdi, che offrivano prezzi molto migliori (per la Exxon, mica per gli iracheni) di quelli offerti dal governo nazionale.
A questo punto, il governo iracheno ha minacciato di intervenire militarmente contro i curdi.
Appena scomparirà il pittoresco intervallo del “Califfato†sotto il fuoco celeste di tutte le potenze del mondo, i curdi torneranno a vedersela con il governo di Baghdad. E tutto il materiale inviato dai paesi europei sarà utilissimo nel definire il futuro dei pozzi di Kirkuk, sia attraverso la pulizia etnica degli elementi non curdi, sia cacciando le truppe di Baghdad.
La cosa rassicurante è che i deputati italiani intervistati assicurano che le armi italiane saranno consegnate ai combattenti curdi tramite il governo iracheno, che difficilmente sarà così idiota da darglieli.
E’ divertente anche notare che ci sono cinque petroliere che stanno girando i sette mari, battenti le più strane bandiere e cariche di petrolio che i curdi hanno deciso di vendere a prezzi stracciati senza passare per Baghdad.
La vicenda, con contorno di navi greche e ditte con sede nelle Isole Vergini, ci rivela un po’ di normalità del mondo in cui viviamo.
Per ora, a parte Israele, nessuno è disposto a comprare. Siamo tutti buoni a evitare nuove Srebrenica o a buttare bombe sui Terroristi Barbuti, ma ben altro è rischiare di trovarsi davanti a un avvocato.
A proposito di Terroristi Barbuti, permettetemi di presentarvi il signor Hassan Abboud, che i media definiscono il principale Ribelle Moderato della Siria, finanziato da privati cittadini del Kuwait, insomma uno di quelli cui Obama ha appena deciso di donare aiuto e addestramento, così possono abbattere il governo siriano che sta combattendo contro l’ISIS (a questo punto ci siamo persi, Renzi da che parte sta?).
Purtroppo per l’Occidente, il signor Hassan Abboud è saltato per aria l’altro ieri assieme a tutto il suo quartier generale, comunque rimane di lui questa foto ricordo.
Fonte: http://kelebeklerblog.com/2014/09/11/fantasie-su-srebrenica-tante-stragi-ma-ancora-piu-petrolio/.
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