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Via da South Stream, dentro Turk Stream

'Dunque l’UE ha ''sconfitto'' Putin costringendolo a cancellare il gasdotto. Così sentenziano i grandi media. Sciocchezze. I fatti tangibili dicono ben altro. [Pepe Escobar]'

Via da South Stream, dentro Turk Stream
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4 Dicembre 2014 - 23.24


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di Pepe Escobar.

E dunque l’UE ha “sconfitto” Putin costringendolo a
cancellare il gasdotto South Stream. Così sentenziarono i grandi media
occidentali. Sciocchezze. I fatti tangibili ci dicono ben altro.

Lo schema del “Gasdottistan” (“Pipelinestan” nell’originale, NdT) continuerà a trasmettere grosse
scosse geopolitiche lungo tutta l’Eurasia per un certo tempo ancora.

In poche parole, alcuni anni fa la Russia aveva escogitato
il North Stream – già pienamente funzionante – e il South Stream – ancora un
progetto – per aggirare l”Ucraina, essendo questa inaffidabile per il transito
del gas. Ora la Russia ha imbastito un nuovo accordo con la Turchia per aggirare
l’approccio “non costruttivo” (parola
di Putin) della Commissione Europea (CE).

È essenziale vedere il retroterra per capire il gioco in
corso adesso. Cinque anni fa stavo seguendo nel dettaglio
l’ultimo atto della scena del
Gasdottistan, ossia la guerra tra i gasdotti rivali South Stream e Nabucco.
Nabucco alla fine è stato fatto a pezzetti. South Strem potrebbe resuscitare,
ma solo se la CE rinsavisse (ma non scommetteteci).

Il gasdotto South Stream, lungo 3.600 Km, dovrebbe essere
ultimato entro il 2016, ramificandosi fino all’Austria e all’area dei
Balcani/Italia. La Gazprom possiede il 50 per cento – insieme all’ENI italiana (20%),
l’EDF francese (15%) e alla tedesca Wintershall, una controllata della BASF
(15%). Per come stanno le cose, questi giganti energetici europei non stanno
certo esultando, come minimo. Per mesi la Gazprom e la CE hanno mercanteggiato
per arrivare a una soluzione. Ma alla
fine, prevedibilmente, Bruxelles si è fatta fuori da sola.

La Russia riuscirà ancora a costruire un gasdotto
sotto il Mar Nero: solo che ora lo ha ridiretto verso la Turchia e, cosa che
conta assai, vi pompa la stessa quantità di gas che sarebbe passata sul South
Stream. Per non dire anche che la Russia riuscirà a costruire un nuovo hub centrale per il GLN (gas liquefatto
naturale) nel Mediterraneo. Quindi la Gazprom non ha speso 5 miliardi di dollari
invano (costi finanziari e ingegneristici). La deviazione ha perfettamente
senso nell’ottica del business. La Turchia è il secondo cliente di Gazprom dopo
la Germania. Ed è assai più grande di Bulgaria, Ungheria e Austria messe
assieme.

La Russia per di più si porta avanti con una rete
unificata di distribuzione del gas naturale in grado di trasportarlo da
qualsiasi zona della Russia verso qualsivoglia hub lungo i tutto il confine
russo.

E come se fosse ancora necessario, la Russia acquisisce
un’altra prova regina del fatto che il suo vero mercato di crescita per il
futuro è l’Asia, specialmente la Cina: non certo un’Unione Europea impaurita,
stagnante, dilaniata dall’austerity e politicamente paralizzata.

Il sodalizio strategico Russia-Cina ora in evoluzione implica
che la Russia sia complementare alla Cina, eccellendo nella costruzione di
grandi opere, dalle dighe alla posa di gasdotti. Qui si tratta di business ad
ampio respiro geopolitico – non di politica impregnata di ideologie.

“Sconfitta” russa?

Anche la Turchia ha fatto vittime. Non si tratta solo
dell’accordo con Gazprom; Mosca costruirà niente meno che l’intera industria
nucleare turca, oltre alla maggiore interazione in termini di soft power (più commercio e turismo). Soprattutto,
la Turchia è sempre più sul punto di diventare membro effettivo dell’Organizzazione
di Shanghai per la cooperazione (Shanghai
Cooperation Organisation, SCO
); Mosca sta facendo attivamente lobbying in
proposito.

Il che vuol dire che la Turchia accederebbe a una
posizione privilegiata in qualità di grande hub simultaneamente nella Cintura Economica
Eurasiatica sia nelle nuove Vie della Seta cinesi. L’UE blocca la Turchia? La
Turchia si rivolge ad Est. Questa è l’integrazione eurasiatica in cammino.

Washington ha cercato con tutte le sue forze di creare
un Nuovo Muro di Berlino dal Baltico al Mar Nero per “isolare” la Russia. Ed ecco
che arriva ancora un’altra contromossa di judo/scacchi/go da parte di Putin,
che l’avversario non ha nemmeno visto arrivare. Proprio da una parte all’altra del Mar Nero.

Un imperativo chiave della strategia turca consiste nel
configurarsi come una via di passaggio indispensabile dall’Est all’Ovest, in
modo da far transitare di tutto: dal greggio iracheno al gas del Mar Caspio. Il
petrolio dell’Azerbaijan passa già per la Turchia attraverso l’oleodotto BTC
(Baku-Tblisi-Ceyhan) ideato da Bill Clinton e Zbignew Brzezinsky. La Turchia sarebbe
comunque terra di transito nel caso sia mai costruito un gasdotto Trans-Caspico
(anche se al momento ha scarse possibilità), per pompare il gas naturale dal
Turkmenistan all’Azerbaigian, per poi portarlo in Turchia e infine in Europa.

Pertanto ciò che ha ottenuto in un colpo solo la contromossa
putiniana di judo/scacchi/go è di far sì che le stupide sanzioni dell’UE si
ritorcano una volta di più contro la stessa UE. L’economia tedesca sta già
soffrendo malamente per via degli affari persi con la Russia.

La brillante “strategia” della CE fa perno sul
cosiddetto Terzo Pacchetto Energetico dell’UE, il quale esige che i gasdotti e
i flussi di gas naturale che vi fluiscono appartengano ad aziende diverse. Il
bersaglio che questo pacchetto intendeva colpire è sempre stata la Gazprom – che
possiede molti gasdotti in varie nazioni dell’Europa centrale e orientale. E il
bersaglio all’interno del bersaglio è sempre stato il South Stream.

Ora starà alla Bulgaria e all’Ungheria – che, per la
cronaca, si sono sempre opposte alla “strategia” della CE – il dover spiegare
questo fiasco alle proprie popolazioni, nonché continuare a fare pressione su
Bruxelles; dopotutto si espongono a perdere una fortuna, per non parlare del
fatto che non avrebbero gas, con il South Stream fuori scena.

Ecco dunque la morale della favola: la Russia venderà
addirittura più gas: alla Turchia. E la UE, pressata dagli USA, si riduce a danzare
come un ammasso di polli senza testa negli oscuri corridoi di Bruxelles, mentre
cercano di capire cosa li stia colpendo. Gli Atlantisti stanno di nuovo funzionando
secondo il loro modello base: preparando ulteriori sanzioni mentre la Russia si
è disposta per continuare a comprare sempre più oro.

Attenti a quelle lance

Questa è ben lungi dall’essere la fine dei giochi. Nel
prossimo futuro si incroceranno molte variabili.

Il gioco di Ankara potrebbe cambiare, ma questo è
tutt’altro che un dato di fatto. Il Presidente Erdogan – il Sultano di
Costantinopoli – ha di certo identificato un Califfo rivale, il famoso Ibrahim
dell’ISI/ISIL/Daesh, che cerca di rubargli l’ascendente. Per cui il Sultano
potrebbe flirtare con l’idea di addolcire i suoi sogni Neo-Ottomani e riportare
la Turchia alla sua dottrina di politica estera del “zero problemi con i
vicini” che aveva abbandonato.

La Casa di Saud è come un cammello nell’Artico. Il suo
gioco letale in Siria si è sempre ridotto al volere un cambio di regime, così
che potrebbe essere costruito un oleodotto sponsorizzato dai sauditi dalla
Siria alla Turchia – rimuovendo l’ipotesi dell’oleodotto “islamico” da 10
miliardi di dollari tra Iran, Iraq e Siria. Ora i Sauditi vedono la Russia
disposta a fornire alla Turchia tutta l’energia di cui ha bisogno, e perfino di
più. «Assad deve andarsene» non se ne andrà ancora per un po’.

I neo-con statunitensi stanno analogamente affilando
le punte delle loro lance. Entro l’inizio del 2015 il Congresso potrebbe
approvare un Ukranian Freedom Act.
Traduzione: un’Ucraina considerata come un “grande alleato degli USA non
facente parte della NATO”; il che significa, in pratica, un’annessione alla
NATO. Passo ulteriore: altre iperboliche provocazioni neo-con contro la Russia.

Un possibile scenario è che vassalli/cagnolini come la
Romania e la Bulgaria – su pressione di Washington – decidano di garantire
pieno accesso al Mar Nero alle navi della NATO. Chi se ne importa se ciò
violerebbe gli accordi vigenti per il Mar Nero, che coinvolgono sia la Turchia sia
la Russia?

E poi c’è un “noto ignoto” in stile Rumsfeld: il modo
in cui i deboli Balcani saranno subordinati ai capricci di Ankara. Finché
Bruxelles terrà Grecia, Bulgaria e Serbia strette in una camicia di forza, in
termini energetici inizieranno a dipendere dalla buona volontà della Turchia.

Al momento, godiamoci l’ampiezza di queste scosse
geopolitiche. Ce ne saranno altre ancora, quando meno ce le aspettiamo.

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Le
dichiarazioni, le opinioni e i pareri espressi in questa rubrica sono
esclusivamente quelli dell”autore e non riflettono necessariamente
quelli di RT.

Pepe
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 Ã¨
autore di ”
Empire
of Chaos: The Roving Eye Collection

(Nimble Books, 2014), ”
Globalistan:
How the Globalized World is Dissolving into Liquid War

(Nimble Books, 2007), ”
Red
Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge

(Nimble Books, 2007) e ”
Obama
does Globalistan

(Nimble Books, 2009). 

Può
essere raggiunto all”indirizzo pepeasia@yahoo.com.

Traduzione
per Megachip a cura di Pino Cabras.

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