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Todos somos americanos. Le regole della Premier League del Pianeta

'Come sottrarre l’idea-Cuba dall’immaginario dei nuovi governi socialisti e nazionalisti sud-americani: ''castrazione'' della costruzione di un immaginario alternativo. [P.L. Fagan]'

Todos somos americanos. Le regole della Premier League del Pianeta
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19 Dicembre 2014 - 22.44


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di Pier Luigi Fagan.

“Todos somos americanos“:
l’idea di normalizzare i rapporti con Cuba muove probabilmente
dall’esigenza di non tenersi un alieno a poche miglia dalla costa. Se le
relazioni con Russia e Cina dovessero mai volgere a livelli massimi di
tensione nel futuro, meglio non dargli la possibilità di riscoprire o
fare nuove amicizie con i caraibici. Conseguente la convinzione obamiana
che il soft power (dollari, cultura di massa, immagine di mondo nel
bundle â€œdemocrazia+libertà”) può ciò che non può l’hard power, è facile
immaginare che i cubani si vedranno sommersi da turisti yankee gonfi di
verdoni che entrati in possesso dei cubani verranno poi spesi per
acquistare i doni appesi ai nuovi alberi della cuccagna che apriranno
per riprendersi con la destra quello che è uscito dalla sinistra. Il
destino di Cuba è quello di diventare centro di una circolazione
allargata che, oltre a minimizzare il rischio di farla diventare un covo
di nemici (veri), porterà l’isola a diventare una colonia satellitare
quasi integrata nell’Unione. Questa è la traduzione di “Todos somos americanos“.

Ma c’è poi un secondo significato. Dopo
l’implosione dell’URSS, Cuba ha perso sponsor e solo di recente ha
ricevuto aiuti costanti dal Venezuela. Sottrarre Cuba alle influenze del
Venezuela è anche sottrarre l’idea-Cuba dall’immaginario dei nuovi
governi socialisti e nazionalisti sud-americani. Se l’ideal-tipo dello
specifico indios-andino-sudamericano-zapatista-bolivariano-cheguevariano
diventa “americanos” gli USA infliggono una sconfitta sul piano
dell’idealità. Una operazione di “castrazione” della costruzione di un
immaginario alternativo  Non solo. L’operazione Cuba, mostra la
possibilità di una più generale “operazione simpatia” degli USA vs il
Sud America: “Dài, smettiamola di guardarci in cagnesco, cooperiamo,
scambiamoci merci e denari”. L’operazione simpatia si fa vieppiù
necessaria poiché la strategia USA di costruire un mondo di serie A
fatto sulla base dei trattati TPP, TTIP, TISA, NATO ha nell’Africa e nel
Sud America due ampi territori contesi, in cui l’influenza della Cina
cresce nelle misura in cui quella USA decresce (ma anche viceversa).
Questo mondo “americanos” dovrebbe diventare la Premier League del
pianeta, cinesi, russi, siriani, indiani (se non si ravvedono) ed ogni
“nemico”, la seconda serie sempre passibile di essere promossa in alto
se collaborativa ma sempre passibile di essere ulteriormente retrocessa
all’inferno delle speculazioni dei mercati, blocchi commerciali e
dell’accerchiamento missilistico, se riottosa all’assimilazione. Questo è
l’invito sotteso al “Todos somos americanos“.

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La frase pronunciata da Obama è la versione simpaticamente mariachi,  del nome e delle intenzioni di quel famoso think
tank neo-con che si chiama “Progetto per un nuovo secolo americano”,
poiché tanto che la versione  sia “soft”, tanto che sia “hard”, alla
fine sono sempre “todos americanos”.

        [CRONACA N.65 (19.12.14)]
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