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Un'alleanza laica, non antireligiosa

Il non vedere l’ombra che gettiamo porta a conclusioni che rischiano di essere illogiche e disumane, tanto quanto gli atti terroristici che qui condanniamo. [P. Bartolini]

Un'alleanza laica, non antireligiosa
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10 Gennaio 2015 - 10.23


ATF

di
Paolo Bartolini
.

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la vicenda drammatica di Parigi significa, in tempi di caos
sistemico, avere il coraggio di restare umani domandando. Saremmo
semplicemente ingenui ad escludere di principio che, nei prossimi
giorni, possano palesarsi collegamenti diretti tra i membri del
commando “islamista” e i servizi segreti occidentali, ma qui
vogliamo comunque ragionare su ciò che appare più credibile agli
occhi di milioni di persone in queste ore convulse.

Partiamo quindi da una
descrizione obiettiva dell’accaduto (quindi da una definizione del
fatto in sé che, al di là di successive interpretazioni, potrebbe
mettere d’accordo tutti): alcuni fondamentalisti di matrice
islamista hanno aggredito a morte i membri di un giornale satirico
impegnato da anni a spingersi fino agli estremi della critica del
sacro. Questo assunto può essere facilmente manipolato dando vita a
una catena di deduzioni pseudologiche, sempre più generalizzanti:
“Questo è l’Islam!”, “C’è una guerra in corso, e i nostri
nemici sono i musulmani”, “L’Islam, si sa, è violento per sua
essenza”, “Tutte le religioni si fondano sull’illusione e sulla
violenza”, “La religione, vista la sua infondatezza e
pericolosità, andrebbe tollerata al massimo come fatto privato” e
così via.

Le
provocazioni del gruppo di Charlie Hebdo, rivolte in questo caso
all’Islam in nome della libertà di satira, non potevano certo
escludere reazioni abnormi. Tanto è vero che pochi giorni prima
dell’orribile strage una vignetta aveva accennato “profeticamente”
alla possibilità di ritorsioni.

Se
i vignettisti trucidati sono eroi, per alcuni, questo accade forse
perché con le loro vignette volutamente offensive sapevano comunque
di esporsi alle reazioni scomposte di qualche squilibrato. In altre
parole, e ferma restando la condanna più dura per ogni violenza
perpetrata contro gli esseri umani, potremmo leggere gli eventi di
Parigi come il risultato di un confronto – purtroppo mascherato –
tra l’ideologia di un Occidente tecno-scientifico dal motore
capitalistico e un Oriente dialetticamente irretito nelle maglie di
una globalizzazione che cancella le differenze e sollecita le
chiusure identitarie più regressive.

Lo
dimostrerebbe l’isteria collettiva suscitata, in un rimando di
specchi, dai canali televisivi e dalle testate del mainstream. Che
esista un fondamentalismo di mercato, idolatrico e ateo al contempo,
non viene ammesso da coloro che, in queste ore, difendono a spada
tratta la libertà di espressione moderna, fiore all’occhiello
dell’Occidente laico e democratico.

Il
non vedere l’ombra che gettiamo porta a conclusioni che rischiano
di essere illogiche e disumane, tanto quanto gli atti terroristici
che qui condanniamo. Così accade che la cultura a cui apparteniamo –
e che amiamo proprio per la sua capacità di autoesame e autocritica
– nasconda a se stessa le sue contraddizioni (bombardamenti in giro
per il mondo, occupazioni militari di stati sovrani, distruzione
dell’ambiente, sfruttamento del lavoro, spreco delle risorse
naturali, fame nel mondo, mercificazione dell’intera realtà) e le
proietti sul nemico. Ecco dunque che un fatto ben determinato –
“alcuni fondamentalisti di matrice islamista hanno aggredito a
morte i membri di un giornale satirico impegnato da anni a spingersi
fino agli estremi della critica del sacro” – invece di condurre
alla conclusione più logica, ovvero “vanno arrestati gli assassini
e va aperto e coltivato un dialogo con le altre culture per
contrastare insieme tutti i fondamentalismi e la spirale d’odio di
cui si nutrono”, porta a conclusioni lapidarie sull’intero Islam
e sulle religioni in quanto tali, senza sfiorare minimamente la
natura ideologica e illusoria del potere che, dominando il pianeta,
genera il caos e moltiplica gli scoppi incontrollati di follia.
Capovolgendo il discorso, e rischiando l’azzardo dell’intelligenza,
potremmo affermare che qualsiasi visione del mondo (compresa
dunque quella occidentale), che utilizzi la violenza e la
sopraffazione per imporre la sua verità su quelle degli altri
, è
nei fatti nemica dell’umanità e va superata
. Pace, libertà,
giustizia sociale e difesa della Natura devono diventare il metro per
valutare la sostenibilità di qualunque ideologia/lettura della
realtà. Questo accomunerebbe il meglio della tradizione religiosa,
di quella agnostica e di quella atea, isolando tutti i
fondamentalismi che attecchiscono laddove l’amore cede il posto al
potere. Un’alleanza laica che tenda al Bene indicibile realizzando,
in prima istanza, ciò che è giusto in Terra, questo ci serve per
neutralizzare il caos e togliere linfa al fanatismo.


Ricordando infine che
il presunto diritto di oltrepassare tutti i limiti (anche quelli del
rispetto per la fede altrui) per i greci si chiamava hybris,
dismisura. E da essa deriva ogni disordine.

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