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Renzi e Pinotti in Libia, ma per combattere la Russia

'Ormai non c''è più nulla di riservato o di ipotetico su chi finanzia l''ISIS, ma ai media è sufficiente non parlarne. Perché ora il governo italiano agita il pericolo ISIS?'

Renzi e Pinotti in Libia, ma per combattere la Russia
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20 Febbraio 2015 - 09.22


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di Comidad.

La democrazia è un po” come la Scuola, che non fa crescere i ragazzi, ma
in compenso infantilizza gli insegnanti. La “crescita democratica”
consiste infatti in un percorso di regressione all”infanzia, nel quale
non si distingue più tra la realtà ed il “reality show”, e il
“dibattito democratico” si risolve in puro allenamento alla credulità.
Ma la chiave del successo della propaganda ufficiale consiste appunto
nel suo aspetto ludico, nella sua capacità di creare intrattenimento e
divertimento.

Persino la guerra all”ISIS diventa un giocare a fare gli “Occidentali”
(pensavi di essere un fesso qualsiasi, e invece sei un “occidentale”);
ed anche un giocare a fare le vittime e gli “attaccati”, sebbene per ora
a bombardare sia sempre e solo il Sacro Occidente. Il Buffone di Arcore
non ha voluto mancare neppure lui alla kermesse bellicistica allestita
dal fiero condottiero Renzi. E lo spasso per l”opinione pubblica
continuerà, almeno finché non dovesse tornare il servizio militare
obbligatorio.

Le “notizie” sull”ultimo attentato in Danimarca
hanno riconfermato lo stile allusivo ed evocativo della propaganda
ufficiale, che preferisce spesso alle menzogne dirette le narrazioni al
condizionale, ed i più suggestivi “forse”, che lasciano immaginare e
fantasticare, ingigantendo ancora di più le ipotesi. Sinora nulla
dimostra che il recente attentato danese abbia qualcosa a che fare con
l”estremismo di etichetta islamica, ma bastano i “forse” per
giustificare l”allarmismo dei titoli dei giornali.

L”altro ipotetico attentato alla sinagoga danese,
secondo i media, avrebbe avuto, “forse”, come obiettivo un vignettista.
Che i vignettisti diventino i nuovi eroi della libertà occidentale,
risulta coerente con questo contesto ludico. La satira, per definizione,
dovrebbe appuntarsi sui potenti; se colpisce invece bersagli deboli,
privi di una vera possibilità di replica, come nel caso dell”Islam,
allora non è più satira, ma diventa mero dileggio. Non a caso il “Je
suis Charlie” ha riscosso tanto successo fra gli under 18. I vignettisti
di “Charlie Hebdo” diventano icone e martiri, poiché il dileggio
costituisce un valore aggregativo fondamentale per il gruppo
adolescenziale; tanto che tutte le sere molti ragazzi si dimostrano
pronti a rischiare una coltellata pur di condurre sino in fondo uno
sfottò.

Se non si tratta più di “forse”, ma di fatti accertati, invece ci si può tranquillamente sorvolare. La ministra della Difesa Pinotti è volata in Qatar
a concertare con l”emirato la collaborazione per la prossima impresa
militare in Libia. L”emirato del Qatar può vantare lo status
internazionale di collaboratore esterno della NATO, ma ci sarebbe anche
da considerare il trascurabile dettaglio che è proprio il Qatar il
maggior finanziatore dell”ISIS.

Al Congresso USA è stato presentato persino un rapporto circostanziato sulle attività di finanziamento del Qatar,
ed anche della Turchia, a favore dell”ISIS. Ormai non c”è più nulla di
riservato o di ipotetico a riguardo, ma ai media è sufficiente non
parlarne.

Le cose non vanno meglio neppure quando si tratti di “alleati” ancora
più sacri. Non vi sono sinora prove di appoggi diretti di Israele
all”ISIS, ma la formazione Al Nusra,
che agisce in Siria nell”area del Golan, appartiene pur sempre alla
rete jihadista, e non è più un segreto che Israele fornisca
sfacciatamente a quei jihadisti appoggio logistico ed aereo.

Intanto in Libia cresce l”esasperazione per la malafede occidentale, ed in una manifestazione a Tobruk
i sostenitori del “laico” generale Khalifa Haftar hanno chiesto la
cacciata dell”ambasciatore statunitense ed un rapporto più diretto con
la Russia. Haftar è oggi l”unico in Libia a tenere testa all”ISIS, e
dietro di lui si sta aggregando un fronte trasversale interessato alla
stabilizzazione del Paese. Questo fronte “laico” dimostra,
“stranamente”, molta più insofferenza anti-occidentale di quanta ne
manifesti l”ISIS.

Non c”è nulla di strano però se si considera che sono l”Occidente ed i suoi alleati ad aver creato e finanziato l”ISIS. Con la mediazione del presidente egiziano
Al-Sisi, il generale Haftar vorrebbe rifornirsi di armi russe visto che
le armi occidentali vanno all”ISIS. Al-Sisi è riuscito sinora a non
cadere nelle trappole occidentali, ha dosato il suo intervento militare
in Libia, ed ha favorito il riciclaggio del personale gheddafiano in
supporto ad Haftar. Sebbene Al-Sisi continui a barcamenarsi, facendo
l”amico di tutti, a questo punto il “rischio” è che in Libia, anche
sotto la pressione egiziana, si formi un regime “laico” che ritorni alla
politica estera filo-russa che già fu di Gheddafi.

Pare proprio che il Sacro Occidente (cioè la NATO) sia più sensibile a
questo rischio che al presunto pericolo dell”ISIS, perciò la spedizione
in Libia ha chiaramente l”obiettivo
di impedire alla Russia di installarsi in Nord-Africa. Russia
significherebbe anche Gazprom, con l”eventualità che l”ENI sposti
nuovamente il suo asse d”affari verso Est, resuscitando i vecchi accordi
con la multinazionale russa.

Gli USA erano allertati
contro questa eventualità già dal settembre 2011, quando l”ENI venne
ammonita a non avviare accordi sul gas libico con Gazprom. Secondo gli
USA, in gioco era la “indipendenza energetica dell”Europa”, mentre gli
affari delle multinazionali angloamericane non erano assolutamente nei
loro integerrimi pensieri.

Fonte: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=657.

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