'La fascistizzazione dell''Ucraina e della Lettonia'

'Sempre forte il condizionamento delle crisi ucraina da parte dei nazisti. Anche in Lettonia, fin dentro le sue istituzioni, c''è chi distingue in ''ariani'' e non...'

'La fascistizzazione dell''Ucraina e della Lettonia'
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27 Aprile 2015 - 05.22


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di Fabrizio Poggi.

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Il
vice speaker del Parlamento della Repubblica di Donetsk, Denis Pushilin, nel
corso di una conferenza stampa, ha messo l”accento sulla “reale eventualità” di
una soluzione di forza nel Donbass.
Donetsk fa tutto il possibile, ha detto Pushilin, per rispettare il cessate il
fuoco, ma Kiev continua a violare gli accordi di Minsk. «Il cessate il fuoco
viene violato in modo aperto. Fino a oggi continuano a esserci due zone calde –
l”aeroporto e Shirokino; in queste aree sono di stanza reparti di Pravyj
sektor, che non sottostanno alla direzione centrale e proprio da lì vengono
regolarmente le provocazioni armate, cui noi siamo costretti a rispondere» ha
dichiarato Pushilin, secondo quanto riportato dall”agenzia Novorossija.

Il
vice speaker ha ricordato anche come Donetsk abbia eseguito, in anticipo sui
tempi fissati, il ritiro delle artiglierie e, al tempo stesso, come però «sia
forte la tentazione di riportare in avanti quelle artiglierie, in risposta ai
colpi» nemici. L”Ucraina, secondo Pushilin, continua infatti a violare tutta
una serie di punti degli accordi sul cessate il fuoco: uno dei principali,
riguarda le elezioni locali, insieme alla legge sullo statuto speciale per le
regioni di Donetsk e Lugansk. Inoltre, nessun passo avanti è stato fatto sulla
questione dell”amnistia per le
milizie; migliaia sono ancora i prigionieri
di guerra
e i detenuti politici trattenuti da Kiev; si continuano a colpire le colonne con gli aiuti umanitari dirette
verso il Donbass e prosegue il blocco
economico della regione
.

Ancora:
l”arrivo degli istruttori statunitensi
viola il punto sulla inammissibilità di mercenari stranieri. «Speriamo
vivamente» ha detto Pushilin «che i leader europei dimostrino sufficiente buon
senso da indurre Kiev a rispettare gli impegni. La minaccia di una ripresa
delle azioni di guerra è molto reale. Secondo le nostre informazioni, Kiev
considera come unica variante la soluzione di forza del conflitto. Noi siamo
pronti; ma, per parte nostra, facciamo tutto il possibile per una soluzione
pacifica», ha concluso Pushilin.

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In
effetti, secondo quanto riportato da Sputniknews
con riferimento al Ministero della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk,
le forze di sicurezza ucraine, nelle ultime 24 ore, hanno bombardato più di 50 volte con lanciarazzi Grad, artiglieria,
mortai e mezzi corazzati i centri di Novomaryevka, Shirokino, Gorlovka,
Spartak, Telmanovo e le vicinanze dell”aeroporto di Donetsk.

Il
vice Ministro della difesa di Donetsk, Eduard Basurin, ha addirittura riferito
che i comandi ucraini si rivolgono direttamente via radio agli ufficiali della
milizia chiedendo loro di aprire il fuoco sulle posizioni tenute dal
battaglione nazionalista Azov. «Le forze armate ucraine tentano di provocarci
alla violazione del cessate il fuoco, chiedendo ai nostri ufficiali di colpire
con i mortai o le artiglierie il battaglione Azov, che loro stessi sono
incapaci di tenere sotto controllo. Noi ignoriamo tali richieste», ha detto
Basurin.

Questo,
mentre la situazione sul fronte “civile” ucraino ha visto i neonazisti di Pravyj sektor aggredire nel centro di Kiev i
minatori
che avevano partecipato a uno dei tanti meeting – definiti dal
premier Jatsenjuk “un tentativo di destabilizzare il paese” – per chiedere il
pagamento degli stipendi che non riscuotono ormai da alcuni mesi. Naturalmente,
la polizia è rimasta a guardare.

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In
tale situazione, non stupisce che, secondo i sondaggi dell”ucraina Research & Branding Group, quasi 1/3 degli ucraini, nel marzo scorso, si
sia dichiarato pronto a lasciare il
paese
, mentre il mese precedente aveva espresso la stessa opinione il 28%
degli intervistati.

Il
sociologo Evghenij Kopatko ha detto che la prima grossa ondata di emigrazioni
si ebbe in coincidenza con Majdan; successivamente, dopo l”inizio della guerra
nel Donbass, quasi due milioni e mezzo
di persone sono emigrate in Russia
e circa
un milione sono passate dal Donbass in Ucraina
: di queste, molte hanno poi
proseguito per la Crimea o per
l”estero.

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E
con la situazione interna ucraina, di fascistizzazione
del regime
, sembra fare il paio (quando, per molti aspetti, non la ha
anticipata) quella della Lettonia,
in cui alcune organizzazioni nazionaliste e neonaziste stanno raccogliendo
firme per trasferire – cioè: ghettizzare
– in zone delimitate del territorio controllate dal Ministero degli interni,
circa 250mila “non cittadini” russi che vivono nel paese. La
petizione, con la pretesa di “isolare la quinta colonna”, è considerata
“legittima” dagli organi di sicurezza lettoni, riferisce RIA Novosti. Secondo
l”attivista per i diritti umani Aleksandr Gaponenko, non si tratta nemmeno del
primo caso del genere in Lettonia: «Or non è molto, il Ministero della difesa
aveva dichiarato che in caso di azioni belliche tutti i non-cittadini saranno
internati in speciali lager». Gaponenko ha detto anche che, insieme alla
raccolta di firme, si può arrivare anche
ad azioni concrete
: «non solo l”isolamento degli elementi scomodi, ma anche
la loro eliminazione; proprio come sta accadendo in Ucraina. Ritengo che ciò
rappresenti una rinascita delle tendenze naziste in Europa».

La
petizione, lanciata non a caso nel giorno della data di nascita di Hitler, ha
già ottenuto il beneplacito ufficioso del segretario del Ministero della
giustizia, Janis Iesalniesk, già
noto, scrive la Rossiskaja gazeta,
per le sue vedute neonaziste, tanto che in rete aveva definito i lettoni “ariani” e i 250mila russi etnici “non uomini” che devono essere espulsi
dal territorio lettone.

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