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di
Tiziano Ferri.
Tiziano Ferri.
Cӏ
ancora bisogno del gesto concreto della Freedom Flotilla, alle soglie
della Gaza assediata. Quando tutti i governi occidentali, di fronte
al crollo del muro di Berlino, promettevano finalmente un futuro di
pace e prosperità globale, la narrazione sembrava fortissima, tanto
che era difficile prevedere che 25 anni dopo ci saremmo trovati
ancora di fronte a milioni di persone costrette in un”area delimitata
da una barriera di cemento. Questo infatti accade oggi lungo tutta la “linea verde†(e oltre)
in Cisgiordania, farcita di colonie illegali, con gli abitanti della
Striscia di Gaza compressi tra le torrette di guardia sul muro di
recinzione, e le motovedette della marina israeliana a rendere
impossibile la vita dei pescatori palestinesi; il tutto intervallato
da arresti e omicidi mirati nonché, ogni due o tre anni, da
operazioni militari che contano migliaia di vittime.
ancora bisogno del gesto concreto della Freedom Flotilla, alle soglie
della Gaza assediata. Quando tutti i governi occidentali, di fronte
al crollo del muro di Berlino, promettevano finalmente un futuro di
pace e prosperità globale, la narrazione sembrava fortissima, tanto
che era difficile prevedere che 25 anni dopo ci saremmo trovati
ancora di fronte a milioni di persone costrette in un”area delimitata
da una barriera di cemento. Questo infatti accade oggi lungo tutta la “linea verde†(e oltre)
in Cisgiordania, farcita di colonie illegali, con gli abitanti della
Striscia di Gaza compressi tra le torrette di guardia sul muro di
recinzione, e le motovedette della marina israeliana a rendere
impossibile la vita dei pescatori palestinesi; il tutto intervallato
da arresti e omicidi mirati nonché, ogni due o tre anni, da
operazioni militari che contano migliaia di vittime.
La
Coalizione internazionale della Freedom Flotilla (FFC), in vista
della sua prossima missione di giugno (FF3) che tenterà di rompere
il blocco israeliano di Gaza, è riuscita a creare una rete di
attivisti i cui nodi toccano i 5 continenti, sulla base di alcuni
principi comuni.
Coalizione internazionale della Freedom Flotilla (FFC), in vista
della sua prossima missione di giugno (FF3) che tenterà di rompere
il blocco israeliano di Gaza, è riuscita a creare una rete di
attivisti i cui nodi toccano i 5 continenti, sulla base di alcuni
principi comuni.
Freedom
Flotilla Italia, che della FFC fa parte dalla fondazione, partecipa a
questa azione diretta che vuole sollecitare l”attivismo
pro-palestinese (e quello per i diritti umani, in generale), non
tanto perché ama trovarsi di fronte, equipaggiata della sola
solidarietà internazionale, un esercito che ha già dimostrato di
non farsi scrupoli ad attaccare e uccidere attivisti inermi. Semmai,
le energie impiegate intendono
richiamare l”attenzione sulle responsabilità degli organismi
deputati a far rispettare le Convenzioni e il diritto internazionale,
cui i Palestinesi si appellano vanamente da decenni.
Flotilla Italia, che della FFC fa parte dalla fondazione, partecipa a
questa azione diretta che vuole sollecitare l”attivismo
pro-palestinese (e quello per i diritti umani, in generale), non
tanto perché ama trovarsi di fronte, equipaggiata della sola
solidarietà internazionale, un esercito che ha già dimostrato di
non farsi scrupoli ad attaccare e uccidere attivisti inermi. Semmai,
le energie impiegate intendono
richiamare l”attenzione sulle responsabilità degli organismi
deputati a far rispettare le Convenzioni e il diritto internazionale,
cui i Palestinesi si appellano vanamente da decenni.
Freedom
Flotilla Italia, nel suo piccolo, ha condiviso con altre associazioni
(Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese e Comunità palestinese di
Roma e del Lazio) la campagna collegata a FF3 “Apriamo
Gaza, il porto della Palestinaâ€,
arricchita di altri piccoli progetti culturali, tentativi che mirano
anche ad aggirare il blocco umano, più di quello militare.
Flotilla Italia, nel suo piccolo, ha condiviso con altre associazioni
(Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese e Comunità palestinese di
Roma e del Lazio) la campagna collegata a FF3 “Apriamo
Gaza, il porto della Palestinaâ€,
arricchita di altri piccoli progetti culturali, tentativi che mirano
anche ad aggirare il blocco umano, più di quello militare.
Così
è possibile, come si vede dando un”occhiata al sito,
fare un disegno da portare alle scuole, prendere contatti con le
artigiane, gemellarsi col porto di Gaza, contribuire all”acquisto di
uno scuolabus, sostenere un centro di aggregazione femminile.
è possibile, come si vede dando un”occhiata al sito,
fare un disegno da portare alle scuole, prendere contatti con le
artigiane, gemellarsi col porto di Gaza, contribuire all”acquisto di
uno scuolabus, sostenere un centro di aggregazione femminile.
Insomma,
c”è chi fa la sua minima parte (come fanno molte altre realtà in
tutta Italia)
orientando l”interesse su questa grande ingiustizia contemporanea, ma
l”impegno di poche persone non basta.
c”è chi fa la sua minima parte (come fanno molte altre realtà in
tutta Italia)
orientando l”interesse su questa grande ingiustizia contemporanea, ma
l”impegno di poche persone non basta.
Diversi
erano i numeri che avevamo visto (era il 17 gennaio 2009) nello
scatto di sdegno contro “Piombo
Fusoâ€,
il primo degli ultimi tre attacchi israeliani contro la popolazione
di Gaza, quando a Roma si concentrarono 700mila
persone per chiedere lo stop ai bombardamenti, cessate il fuoco che
fu ottenuto pochi giorni dopo.
erano i numeri che avevamo visto (era il 17 gennaio 2009) nello
scatto di sdegno contro “Piombo
Fusoâ€,
il primo degli ultimi tre attacchi israeliani contro la popolazione
di Gaza, quando a Roma si concentrarono 700mila
persone per chiedere lo stop ai bombardamenti, cessate il fuoco che
fu ottenuto pochi giorni dopo.
Ma
oggi una raccolta firme
lanciata a metà aprile per togliere l”illegale blocco di Gaza,
indirizzata alle Nazioni Unite e alle istituzioni UE, stenta ad
arrivare alle 400 firme. Non
richiederebbe chissà che sforzo, firmare, ma c”è poca propensione a
farlo. Possiamo quindi immaginare quanto più grande sia l”impegno –
rispetto a una semplice raccolta firme – per una raccolta
fondi difficile
(le barche per arrivare a Gaza hanno bisogno di lavori a bordo,
carburante, permessi, e questa è una campagna di base imperniata
esclusivamente sulle donazioni di singole persone o associazioni).
Siamo
forse troppo frammentati e divisi?
Bene, allora facciamo in modo di coagulare, deframmentare, unirsi sui
temi che ci stanno a cuore, altrimenti non sarà solo il popolo
palestinese a perdere la sua lotta per la vita, ma anche
le battaglie per i nostri diritti.
oggi una raccolta firme
lanciata a metà aprile per togliere l”illegale blocco di Gaza,
indirizzata alle Nazioni Unite e alle istituzioni UE, stenta ad
arrivare alle 400 firme. Non
richiederebbe chissà che sforzo, firmare, ma c”è poca propensione a
farlo. Possiamo quindi immaginare quanto più grande sia l”impegno –
rispetto a una semplice raccolta firme – per una raccolta
fondi difficile
(le barche per arrivare a Gaza hanno bisogno di lavori a bordo,
carburante, permessi, e questa è una campagna di base imperniata
esclusivamente sulle donazioni di singole persone o associazioni).
Siamo
forse troppo frammentati e divisi?
Bene, allora facciamo in modo di coagulare, deframmentare, unirsi sui
temi che ci stanno a cuore, altrimenti non sarà solo il popolo
palestinese a perdere la sua lotta per la vita, ma anche
le battaglie per i nostri diritti.
FIRMA
LA PETIZIONE:
LA PETIZIONE:
Aprire il porto di Gaza
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