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Il faccia-a-faccia NATO-Russia in Siria

Fallisce la solita vecchia “strategia” (come in Afghanistan) di utilizzare i jihadisti come strumenti per fare geopolitica. Le marionette NATO e saudite. [Pepe Escobar]

Il faccia-a-faccia NATO-Russia in Siria
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8 Ottobre 2015 - 19.30


ATF

di Pepe Escobar.

Tradotto da ComeDonChisciotte.org.

Un SU-30 entra di qualche centinaio di metri nello spazio aereo turco
per solo un paio di minuti, sopra la provincia di Hatay, e ritorna
nello spazio aereo siriano, dopo essere stato avvertito da un paio di
F-16 turchi.


Poi si scatena l’inferno, come se questo fosse il casus belli definitivo per uno scontro Russia-NATO.


La NATO, prevedibilmente, ha tirato fuori tutte le sue armi
retoriche. La Russia sta scatenando “immenso pericolo” e dovrebbe
immediatamente smettere di bombardare quegli adorabili “ribelli
moderati” che la coalizione dei loschi opportunisti si rifiuta di
bombardare.


Fermi tutti: la NATO in effetti è troppo
impegnata per imbarcarsi in una guerra. La priorità, fino almeno a
Novembre, è l’epica Trident Juncture 2015: 36.000 soldati di 30 stati,
più di 60 navi da guerra, circa 200 aerei, tutti ad allenarsi seriamente
per difenderci dal proverbiale “Arrivano i Russi!”.


Comunque, il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu – uno della vecchia
dottrina “niente fastidi con i vicini” – ha in effetti “avvertito”
Mosca che la prossima volta Ankara risponderà “militarmente”.


Fino a che, ovviamente, non ha fatto un passo indietro: “Ciò che ci è
stato comunicato dalla Russia…è che si è trattato di un errore e che
essi rispettano i confini turchi e che non succederà più”.


L’incidente avrebbe potuto essere facilmente sdrammatizzato – via
comunicazioni militari interne – senza doversi mettere in mostra.


Ma Ankara – l’ala destra della NATO – è sotto fortissima pressione da
parte dell’Eccezionalistan. Non a caso il boss del Pentagono, e
conclamato neocon, Ash Carter “ha interloquito” con Ankara circa
l’accaduto. Carter ovviamente è il maggior sostenitore del diktat
ufficiale della Beltway: “Intraprendendo azioni militari in Siria contro
obiettivi legati ai gruppi di ribelli moderati, la Russia ha inasprito
la guerra civile”.


Il “Sultano” Erdogan, sempre sul pezzo, e direttamente da Strasburgo
(no, non si stava candidando al Parlamento Europeo), ha ribadito: “Assad
ha dalla sua del fedele terrorismo di stato e sfortunatamente Russia ed
Iran lo difendono”.


Per ora il “Sultano” Erdogan non passerà alla storia come
catalizzatore della tanto attesa Guerra Calda 2.0 tra Russia e NATO. O
almeno non ancora.



Bombardate solo se lo diciamo noi


Fa il suo ingresso il dottor Zbig “grande scacchiera” Brzezinski, che
ruggisce in un articolo del Financial Times che Washington dovrebbe
“vendicarsi” se Mosca non smettesse di attaccare le risorse statunitensi
in Siria. “Risorse statunitensi” significa “ribelli moderati”
addestrati dagli Stati Uniti stessi. Dopotutto la “credibilità
statunitense” è a forte rischio.


Il Dottor Zbig – il mentore principale di Obama in materia di
politica estera – continua a spingere che il bombardare i “ribelli”
addestrati dalla CIA è “Incompetenza militare russa”. Il contrattacco
statunitense dovrebbe consistere nel “disinnescare la presenza navale ed
aerea russa”. Ecco come si incomincia una guerra calda 2.0 tra NATO e
Russia.


Il dottor Zbig ha tuttavia ammesso che “Il caos nella regione
potrebbe facilmente diffondersi a nord est” e che poi “sia la Russia sia
la Cina potrebbero essere coinvolte”. A chi importa? Ciò che conta è
che “Gli interessi statunitensi e gli amici degli USA…ne subirebbero
comunque le conseguenze”.


Ecco l’analisi geopolitica dominante nell’Impero del Caos.


Il “Sultano” Erdogan, dal canto suo, è irrequieto. Mosca ha già
carbonizzato il suo adorato desiderio, sostenuto per 3 anni, di una
no-fly zone sopra la Siria. In effetti ce ne sarebbe una, ma è
controllata dalla Russia.


Ecco spiegata la nuova isteria diffusa all’interno del Congresso USA
per addossare altre sanzioni alla Russia. Come si potrebbe instaurare
una no-fly zone sopra la Siria, se sul posto c’è già la Russia?


Tutto stava andando bene per il “Sultano”. Ankara – su insistenza di
Washington – aveva finalmente messo a disposizione le proprie basi per
combattere l’ISIS/ISISL/Daesh, ma solo a patto di un cambio di regime a
Damasco. In cambio, Ankara avrebbe avuto la tanto agognata no-fly zone.


Si ripresenta l’incubo ricorrente del “Sultano”: il Partito per
l’Unione Democratica Curdo (PYD), con la sua organizzazione parallela,
il Partito dei Lavoratori Curdi (PKK).


Il “Sultano” semplicemente non può sopportare che il PYD avanzi sino
al lato destro dell’Eufrate per aiutare a combattere l’ISIS/ISIL/Daesh.
Il “Sultano” vuole “contenerlo” all’interno di Kobane.


Il problema è che il PYD – sostenuto dal PKK – è l’unico alleato
affidabile dell’Impero del Caos in Siria. Il “Sultano” non può farci
nulla: è – di nuovo – in guerra contro il PKK. Washington non ne è
esattamente entusiasta.


Poi c’è il fondamentale corridoio che dal confine di Bab al-Salam
porta fio ad Aleppo – controllato da squadre di guerriglieri supportati
da Ankara. È il ponte di Ankara verso Aleppo: senza di esso non ci sono
speranze di un cambio di regime. Il finto “Califfato” minacciava di
impossessarsi di quel corridoio. Un’azione era necessaria.


L’entrata ad effetto della Russia sulla scena della guerra ha mandato
tutti questi elaborati piani in tanta malora. Immaginate una completa
liberazione del nordest della Siria non appena il PYD – con aiuto dei
guerriglieri del PKK – verrà armato abbastanza da fare a pezzi le truppe
dell’ISIS/ISIL/Daesh. Immaginate anche le forze aeree russe che danno
copertura a questa operazione, con il coordinamento da parte della
centrale cogestita da Russia-Siria-Iran-Iraq a Baghdad.


Il “Sultano”, disperato, dovrebbe lanciare i suoi F-16 contro una
tale forza. A quel punto avremmo davvero uno scenario da 5 secondi a
mezzanotte tra Russia e NATO – con terribili conseguenze. Il “Sultano”
svanirebbe per primo e la NATO collasserebbe nell’ignominia che non ha
mai abbandonato – tornando alle sirene dell’ “invasione russa”.


Salutate il mio giocattolo geopolitico jihadista


Il prossimo passo per la campagna russa sarebbe di porre maggiore
attenzione alla strada che collega la capitale dell’ISIS/ISIL/Daesh,
Al-Raqqah, , attorno alla quale i jihadisti stanno combattendo per il
controllo di petrolio e gas a Sha’ir e Jazal. Poi ci sono sacche ad Homs
ed Hama e ad al-Qaryatayn. Mosca – lentamente, risolutamente e
metodicamente – si sta muovendo in quella direzione.


Ciò che la campagna aerea russa ha già mostrato è il mito putrescente della nuova Jihad Internazionale.


L’ISIS/ISIL/Daesh, Jabhat al-Nusra e svariate squadre di jihadisti
salafiti sono stati mantenuti da un grande “sforzo”
finanziario/logistico/bellico – che comprende qualsiasi forma di nodi
fondamentali, dalle fabbriche di armi in Bulgaria e Croazia fino alle
vie di trasporto in Turchia e Giordania.


Per quanto riguarda quei “ribelli moderati” siriani – e molti di essi
Siriani non sono, sono solo mercenari – tutti i granelli di sabbia del
deserto tracciato da Sykes-Picot sanno che sono stati addestrati dalla
CIA in Giordania. I granelli di sabbia sanno anche che le truppe
dell’ISIS/ISIL/Daesh sono state infiltrate in Siria dalla Turchia –
ancora una volta, attraverso la provincia di Hatay e molti membri della
polizia e dell’esercito del “Sultano” sono stati coinvolti.


Per quanto riguarda il mecenate che sontuosamente rifornisce di armi,
si tratta dei soliti “pii ricchi donatori” – fomentati dal loro clero –
del GCC, il braccio pieno di petroldollari della NATO. Nessuna di
queste squadriglie avrebbe potuto resistere così a lungo senza un
completo e multidisciplinare “supporto” da parte dei soliti sospetti.


Per cui la furia isterica/apoplettica/parossistica che ha colto
l’Impero del Caos tradisce un amaro fallimento, per l’ennesima volta,
della solita vecchia “strategia” (ricordiamoci l’Afghanistan) di
utilizzare i jihadisti come strumenti per fare geopolitica. Sia il finto
“Califfato” sia i “ribelli” sono solo marionette della NATO e del GCC.


Per aggiungere il danno alla beffa, il “Sultano” frustrato è stato
costretto ad unirsi alla posizione di Washington che sta mutando – ora
sostiene che “Assad deve andarsene”, ma potrebbe volerci un po’ di
tempo, ora c’è una fase che viene definita “di transizione”.


Il “Sultano” si ritrova una spada di Damocle sopra la testa. Non gli
importa nulla dell’ISIS/ISIL/Daesh. Ora importa a Washington – più o
meno. Egli vuole schiacciare il PYD e il PKK. Per Washington il PYD è un
alleato utile. Per quanto riguarda Mosca, il “Sultano” farebbe meglio a
stare attento alle sue mosse neo-ottomane.


Il “Sultano” semplicemente non può permettersi di osteggiare
“l’orso”. La Gazprom estenderà il gasdotto Blue Stream fino alla
Turchia. Si tratterebbe di 3 miliardi di metri cubi, ma sarà solo 1
miliardo. Secondo il Ministro dell’Energia russo Alexander Novak, a
causa di questioni tecniche.


Per cui Ankara dovrà stare attenta a come si comporta, perchè anche
quell’espansione potrebbe svanire se non ci saranno accordi sui termini
commerciali di TurkStream, il vecchio Turkish Stream. Ankara vive sotto
la schiacciante pressione dell’amministrazione Obama. Il “Sultano” sa
molto bene che, senza la Russia, tutti i suoi piani di mettere la
Turchia nella posizione di hub di transito principale dell’energia da
Est a Ovest svanirebbero nelle lande dell’Anatolia. Alla fine, potrebbe
subire egli stesso un cambio di regime.



Pepe Escobar Ã¨ autore di Globalistan: How the Globalized World is
Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a
snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), e Obama does
Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a
pepeasia@yahoo.com.




Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non
commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l”autore della
traduzione FA RANCO

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