'Report finale sulla ''Ustica ucraina'': niente è chiaro, nemmeno i radar'

Gli inquirenti olandesi: il Boeing della Malaysia Airlines fu abbattuto da un missile BUK. Ma non si sa di chi era: mistero sui radar ucraini e NATO. E le news occidentali...

'Report finale sulla ''Ustica ucraina'': niente è chiaro, nemmeno i radar'
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14 Ottobre 2015 - 20.05


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di Enrico Santi.

Il Boeing 777 della Malaysia
Airlines fu abbattuto il 17 luglio 2014 da un missile BUK. Altre
differenti ipotesi sulle cause del disastro non sono supportate dalle prove
raccolte. Lo ha dichiarato il Dutch Safety Board – l”agenzia olandese
che indaga gli incidenti nei sistemi di trasporto – nel rapporto finale
relativo al disastro del volo MH17 colpito mentre sorvolava i cieli ucraini.

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A distanza di un anno dal primo
report, dunque, il Dutch Safety Board, delegato dall’Ucraina a condurre le
indagini, ha presentato un corposo e dettagliato documento, scaricabile dal sito
dell”agenzia
, con il quale illustra la sua analisi delle cause del tragico
evento.

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Sulla base dell’analisi dei
frammenti e dei reperti, l’aereo sarebbe stato colpito dalla testata esplosiva
9N314M montata su un missile serie 9M38 di un sistema BUK terra-aria.

Ma non sarebbe possibile al momento
determinare da quale punto esatto sarebbe stato lanciato
(punto 11 di pagina 56). Questo è un elemento importantissimo che la quasi totalità dei media occidentali ha
semplicemente nascosto dai titoli, che invece puntano tutti il dito contro
Mosca.

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Secondo il Dutch Safety Board, però
emerge la responsabilità dell’Ucraina per non aver chiuso lo spazio aereo al di
sopra del livello di volo 320, nonostante che nei giorni precedenti risultasse
evidente il pericolo per il sorvolo della zona interessata dai combattimenti.

Poche ore prima della
pubblicazione della relazione olandese, la società statale russa Almaz-Antei,
che produce i sistemi BUK, ha pubblicato a sua volta le proprie conclusioni.

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La Almaz-Antej fornisce
le evidenze in base alle quali, ipotizzando che l’abbattimento sia stato
causato da un missile BUK, questo sarebbe stato lanciato dall’area di
Zaroshchenskoye, controllata dai militari di Kiev. Inoltre, il missile sarebbe di un modello prodotto
nell’Unione Sovietica nel 1986, che non è più nelle dotazioni dell’esercito
russo.

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Alcune questioni restano ancora
aperte.

1) Il report finale non menziona i
testimoni dei villaggi in cui sono caduti le parti e i frammenti del Boeing.
Forse non sono state acquisite le loro testimonianze?

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2) Nell’appendice B (pagine da 13 a
18) sono indicati i nomi degli specialisti che hanno collaborato con il team
investigativo: da una prima sommaria lettura non si comprende se sia incluso un
esperto balistico.

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3) A pagina 38 il report afferma che
i radar primari ucraini non erano attivi perché in fase di manutenzione
programmata e che anche quelli militari non erano operativi in quanto non c’era
alcun aereo militare nel settore percorso dal Boeing malese. A tale riguardo,
il Dutch Safety Board ha per caso ascoltato la testimonianza di Evgeny Agapov? Questi svolgeva il servizio militare come
meccanico nella prima brigata di squadroni dell”aviazione tattica
dell”Aeronautica Militare dell”Ucraina. Agapov aveva riferito agli
investigatori russi che il 17 luglio 2014 un caccia “Su-25”
dell”aviazione ucraina, pilotato dal capitano Voloshin, decollato per una
missione, sarebbe poi tornato alla base senza munizioni.

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4) Come riferito a pag. 44 del
report, con riferimento alla presenza di due aerei AWACS di controllo e
monitoraggio, che erano in volo il 17 luglio 2014 tra la Polonia e la Romania,
la NATO ha comunicato che i dati raccolti dagli aerei non sono rilevanti per le
indagini e che non dispone di informazioni di rilievo di altri radar o AWACS.

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Ricapitolando: niente radar civili, niente radar militari, niente informazioni rilevanti nei radar NATO. Allora dove sono le “evidenti prove” annunciate dal Segretario di Stato statunitense
John Kerry
poche ore dopo il disastro? Eppure diceva:
“C”è un concentrato
straordinario di prove. Abbiamo le foto di quel lancio, ne conosciamo la
traiettoria, sappiamo da dove è partito e anche il momento esatto”.

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Nonostante tutti questi buchi nel racconto, per i media atlantisti la cornice in cui inserire la
«Ustica ucraina» rimane ancora oggi quella montata da
Kerry oltre un anno fa. Quando questi media parlano di armamenti “di fabbricazione russa”, quali pure sono
gran parte dei mezzi militari ucraini (BUK compresi), li fanno diventare tout court
“armamenti in mano ai russi”, cosa che il rapporto non osa fare. Di conseguenza
passa in secondo piano la questione più imbarazzante per le autorità ucraine: come
hanno gestito lo spazio aereo nel pieno dei combattimenti in corso?

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