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di
Giulietto Chiesa.
Giulietto Chiesa.
Continua, incessante, perfino implacabile,
l’iniziativa politico-strategica di Vladimir Putin sul fronte medio-orientale.
Con la visita a sorpresa di Bashar al-Assad a Mosca l’iniziativa militare della
Russia si converte e si duplica in iniziativa
diplomatica.
l’iniziativa politico-strategica di Vladimir Putin sul fronte medio-orientale.
Con la visita a sorpresa di Bashar al-Assad a Mosca l’iniziativa militare della
Russia si converte e si duplica in iniziativa
diplomatica.
L”incontro nella notte tra Putin e Bashar
chiarisce nettamente le intenzioni del Cremlino: giungere in fretta a una tregua garantita, dopo la sconfitta dei
terroristi di Daesh e compagnia, con l”accordo internazionale più ampio
possibile.
chiarisce nettamente le intenzioni del Cremlino: giungere in fretta a una tregua garantita, dopo la sconfitta dei
terroristi di Daesh e compagnia, con l”accordo internazionale più ampio
possibile.
Il Cremlino, ancora una volta, brucia sul tempo le possibili operazioni
diversive del campo occidentale, che cercano — seppure confusamente e in
ordine sparso — di sminuire il successo già ottenuto dalla Russia con la sua
operazione militare in Siria. Una di queste è al tempo stesso assai simile a un
“wishful
thinking” (cioè alla speranza che Mosca si trovi presto impigliata
in un nuovo Afghanistan) e a una minaccia
(cioè all”avvertimento esplicito che l”esercito islamico e le altre formazioni
terroristiche, più o meno “moderate”, riceveranno altri armamenti e
equipaggiamenti, tali da costringere la Russia a mettere piede, fisicamente sul
territorio siriano, ovvero a impegnare truppe di terra).
diversive del campo occidentale, che cercano — seppure confusamente e in
ordine sparso — di sminuire il successo già ottenuto dalla Russia con la sua
operazione militare in Siria. Una di queste è al tempo stesso assai simile a un
“wishful
thinking” (cioè alla speranza che Mosca si trovi presto impigliata
in un nuovo Afghanistan) e a una minaccia
(cioè all”avvertimento esplicito che l”esercito islamico e le altre formazioni
terroristiche, più o meno “moderate”, riceveranno altri armamenti e
equipaggiamenti, tali da costringere la Russia a mettere piede, fisicamente sul
territorio siriano, ovvero a impegnare truppe di terra).
Putin chiude subito il discorso su questo
aspetto propagandistico. La Russia vuole una soluzione politica. La soluzione politica passa attraverso la
sconfitta delle formazioni terroriste, primo passo per consentire che “tutti i partiti politici e tutti i
gruppi etnici e religiosi” possano sedersi a un tavolo negoziale.
aspetto propagandistico. La Russia vuole una soluzione politica. La soluzione politica passa attraverso la
sconfitta delle formazioni terroriste, primo passo per consentire che “tutti i partiti politici e tutti i
gruppi etnici e religiosi” possano sedersi a un tavolo negoziale.
Il che significa implicitamente che Bashar al-Assad resta al suo posto e sarÃ
uno dei protagonisti del negoziato. Viene dunque decisamente respinta la
pregiudiziale (cara alla Francia, per esempio) secondo cui un negoziato
qualunque deve essere preceduto da una uscita di scena del presidente siriano.
uno dei protagonisti del negoziato. Viene dunque decisamente respinta la
pregiudiziale (cara alla Francia, per esempio) secondo cui un negoziato
qualunque deve essere preceduto da una uscita di scena del presidente siriano.
Invitate al
tavolo — sono parole di Putin, che Bashar al-Assad ha condiviso, come tutte le
altre — anche “tutte le altre potenze mondiali e regionali interessate
alla soluzione”. L”offerta è
chiarissima e respingerla sarà molto complicato. Anche perché, in caso
contrario, la Russia è determinata a continuare con le proprie forze aeree il martellamento delle posizioni di tutte le
formazioni terroriste, nessuna
esclusa. Si sa che, tra le potenze mondiali e regionali ve n”è più di una
che continua a finanziare e armare i terroristi. In primo piano Arabia Saudita
e Turchia, con dietro, in ordine sparso, tutti gli altri tredici compartecipi
dell”operazione che ha portato alla morte di 250mila siriani in quattro anni di
guerra di aggressione. Dunque l”offerta
di Putin è anche un invito a desistere nell”aiuto ai terroristi.
tavolo — sono parole di Putin, che Bashar al-Assad ha condiviso, come tutte le
altre — anche “tutte le altre potenze mondiali e regionali interessate
alla soluzione”. L”offerta è
chiarissima e respingerla sarà molto complicato. Anche perché, in caso
contrario, la Russia è determinata a continuare con le proprie forze aeree il martellamento delle posizioni di tutte le
formazioni terroriste, nessuna
esclusa. Si sa che, tra le potenze mondiali e regionali ve n”è più di una
che continua a finanziare e armare i terroristi. In primo piano Arabia Saudita
e Turchia, con dietro, in ordine sparso, tutti gli altri tredici compartecipi
dell”operazione che ha portato alla morte di 250mila siriani in quattro anni di
guerra di aggressione. Dunque l”offerta
di Putin è anche un invito a desistere nell”aiuto ai terroristi.
Si vedrà quali
saranno le reazioni occidentali a
questa mossa. Ma il quadro militare è anch”esso già radicalmente cambiato. L”esercito di Bashar è all”offensiva su
più fronti, appoggiato da Hezbollah
e — a quanto pare — anche da formazioni
militari iraniane sulle cui dimensioni non si hanno informazioni precise. E
— nel silenzio dei media occidentali — cominciano a diventare significative le diserzioni nelle schiere dei terroristi. Era facile sgozzare e avanzare, sia
in Iraq che in Siria, mentre gli aerei occidentali stavano a terra a guardare
la demolizione della Siria. Adesso si comincia a morire anche dall”altra parte.
Secondo fonti militari siriane e russe, sarebbero già più di 5.000 i caduti tra i terroristi e si registra la fuga di migliaia di terroristi verso la
Giordania e, soprattutto, verso la Turchia. Una vera e propria disfatta
militare dello Stato islamico potrebbe addirittura rendere ancora più difficile
la situazione politico diplomatica occidentale.
saranno le reazioni occidentali a
questa mossa. Ma il quadro militare è anch”esso già radicalmente cambiato. L”esercito di Bashar è all”offensiva su
più fronti, appoggiato da Hezbollah
e — a quanto pare — anche da formazioni
militari iraniane sulle cui dimensioni non si hanno informazioni precise. E
— nel silenzio dei media occidentali — cominciano a diventare significative le diserzioni nelle schiere dei terroristi. Era facile sgozzare e avanzare, sia
in Iraq che in Siria, mentre gli aerei occidentali stavano a terra a guardare
la demolizione della Siria. Adesso si comincia a morire anche dall”altra parte.
Secondo fonti militari siriane e russe, sarebbero già più di 5.000 i caduti tra i terroristi e si registra la fuga di migliaia di terroristi verso la
Giordania e, soprattutto, verso la Turchia. Una vera e propria disfatta
militare dello Stato islamico potrebbe addirittura rendere ancora più difficile
la situazione politico diplomatica occidentale.
In ogni caso
Putin ha lasciato capire che Mosca non ha nessuna intenzione di restare
indefinitamente sul piede militare. L”Occidente
(da cui dipende l”esistenza stessa del terrorismo) può decidere. Se ci
saranno garanzie precise un negoziato può aprirsi. La palla è ora a Washington,
cioè a Obama, visto che i falchi americani non hanno la minima intenzione di
raccoglierla.
Putin ha lasciato capire che Mosca non ha nessuna intenzione di restare
indefinitamente sul piede militare. L”Occidente
(da cui dipende l”esistenza stessa del terrorismo) può decidere. Se ci
saranno garanzie precise un negoziato può aprirsi. La palla è ora a Washington,
cioè a Obama, visto che i falchi americani non hanno la minima intenzione di
raccoglierla.
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