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Siria, i rapporti di forza sul campo sono cambiati

'L''opposizione siriana legata all''Arabia saudita si presenta ai negoziati di Ginevra frantumata e demoralizzata.
Ovunque le Forze Armate Siriane avanzano.
'

Siria, i rapporti di forza sul campo sono cambiati
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3 Febbraio 2016 - 06.48


ATF

di
Talal Khrais (Beirut), Mohammad Eid (Damasco), Shadi Martak (Aleppo).


Fonte degli aggiornamenti news:  Siria: Mosca colpisce, Daesh si ritira (http://www.pandoratv.it/?p=6054).


Dopo
l”incontro con la delegazione dell”opposizione siriana – legata a Stati
stranieri alcuni dei quali sono perfino privi di costituzione –  l”inviato speciale dell”Onu per la Siria,
Staffan De Mistura, appare sempre più deluso. I colloqui proseguono con
trattative assai difficili. «Non sono state delle buone giornate per i colloqui
di Ginevra», sembra sfogarsi De Mistura, che ha incontrato anche la delegazione
del governo di Damasco, martedì 2 febbraio 2016.

Bashar
Al-Jafaari
, il rappresentante della Siria nelle Nazione Unite, ha dichiarato: «Dopo
due ore e mezzo di colloquio, De Mistura non ha ancora fornito né un programma
preciso dei colloqui né una lista dei partecipanti dell’opposizione». Secondo
Jafari, che ha incontrato alcuni nostri colleghi nella sua residenza, i
colloqui sono ancora in fase preparatoria e ha smentito l’affermazione di de
Mistura secondo cui sarebbero ufficialmente partiti lunedì primo febbraio
quando ha incontrato l’opposizione rappresentata dall’Alto Comitato per i
Negoziati (Hnc).

Non
è stato possibile fino questo momento assistere alla presentazione di una lista
dei membri della delegazione dell’opposizione, prevista entro mercoledì 3
febbraio. In ogni caso, Al-Jafaari ha ribadito che il governo siriano prenderà
in considerazione le richieste dell’opposizione solo quando il dialogo
comincerà ufficialmente. Al-Jafaari ha anche smascherato le preoccupazioni
umanitarie dei ribelli, che non hanno trovato nemmeno parole di circostanza per
condannare l’attentato dell’ISIS di domenica 31 gennaio nel santuario sciita
Sayyida Zeinab, che ha causato oltre 60 morti.

La
nomina da parte dell’Arabia Saudita di una delegazione con rappresentanti di
organizzazioni considerate terroristiche sia dagli Stati Uniti che della
Federazione Russa ha complicato ancora di più la situazione.  Due tra i membri della delegazione (un
presidente e un portavoce del Comitato dei negoziati), sono stati scelti tra ex
ministri baathisti praticamente sconosciuti in Siria. Il portavoce dell’Hnc, Salim
al-Muslet
, ha perfino esplicitamente accusato la Russia di aver messo a
repentaglio l’intero processo di pace: «la situazione corrente dimostra che il
regime e i suoi alleati, in particolare la Russia, sono determinati a rigettare
gli sforzi dell’Onu di applicare il diritto internazionale».

Al-Muslet
ha sollecitato la comunità internazionale a far pressioni su Mosca, lamentando
anche che nessuno sembra sia disposto ad aiutarli per davvero e che, sebbene
nutrano fiducia nei loro amici, hanno bisogno di vedere che facciano realmente qualcosa.

La
stessa Arabia Saudita è in grosse difficoltà con l’Occidente e con gli Stati
Uniti, per non citare la rabbia russa. L’espansione del wahhabismo pone
problemi più che mai seri agli europei. L’Europa non ripete più la vecchia
litania, quando si faceva piacere il Regno ravvisandovi “saggezza e moderazione”,
perché invece ora il velo è caduto ed è costretta a vedere una monarchia che
sostiene i gruppi più radicali e oscurantisti in Siria, Iraq e Libia.

Malgrado
gli sforzi dell’Arabia Saudita di mostrare le fazioni Ahrar al-Cham e Jaich al-Islam
come organizzazioni “moderate”, l’opposizione sponsorizzata da Riad, nonostante
le figure di facciata, è ormai unicamente composta dai principi del terrore.

La
Siria, invece deve cercare di rafforzare più i contatti con l’opposizione
interna democratica e con alcuni importanti riferimenti dell’opposizione della
diaspora, come il leader laico Haytham Manna.

Nel
frattempo, proseguono le offensive delle Forze Armate Siriane su tutti i fronti,
specie in varie aree nell’ovest del paese, mentre martedì 2 febbraio Damasco,
con il sostegno dell’aviazione militare russa, ha colpito le linee di
rifornimento delle bande terroristiche nella città settentrionale di Aleppo,
dove dal primo febbraio le forze governative avanzano senza sosta.

La
Federazione Russa, dal canto suo, rafforza la sua presenza militare in Siria,
dispiegando i nuovissimi jet Su-35, punta di diamante della sua aviazione, che
vanno ad aggiungersi a decine di altri cacciabombardieri e batterie
missilistiche già operativi sul terreno. Una serie di foto satellitari del
”Fisher Institute” israeliano mostra almeno 30 aerei da combattimento di Mosca
e batterie di missili S400 e SA22 nella provincia di Latakia.  A confermare il dispiegamento degli Su-35 è
stato direttamente il ministero della Difesa russo.

Mosca,
dopo l’abbattimento del velivolo russo Su-24 da parte turca, conduce incessanti
attacchi, sostenendo che a ridosso del confine turco non esistono più invalicabili
“linee rosse”.  

Con
la copertura dei bombardamenti russi, l’esercito siriano ha proseguito la sua
avanzata a nord di Aleppo ed è ora in pieno controllo delle colline
strategiche. Abbiamo visto con i nostri occhi nei giorni scorsi che quasi tutta
la provincia di Latakia è stata liberata
. Poco più a nord di Latakia l’Esercito
ha conquistato Rabia, e poi Salma vicino alla frontiera turca, l’ultima città rimasta
sotto il controllo delle bande armate. Da questa area strategica le forze armate
riescono dominare pian piano tutta la frontiera con la Turchia, insieme ai
curdi.

Durante
i tentativi di contrattacco, in una certa misura appoggiati da oltre confine,
l’Esercito siriano ha respinto gli assalti con l’uccisione di decine di
terroristi rimasti sul terreno.

I
risultati sul campo si riflettono sulla Conferenza di Ginevra 3. Si può dire
che i colpi subiti sul terreno hanno indebolito la cosiddetta delegazione di
opposizione
sconvolgendo il precario equilibrio dei veti incrociati, che soccombono
di fronte ai rapporti di forza reali. La Russia non accetterà che siano
presenti gruppi coinvolti nel terrorismo e insisterà affinché i curdi, nemici
della Turchia, siano presenti. 

Mosca
e Washington non accettano di trattare seriamente con i rappresentanti
dell’High Negotiations Committee: non possono bastare gli eufemismi né tutto il
peso dell’Arabia Saudita, perché USA e Russia sanno bene cos’è davvero il
potente gruppo armato Ahrar al-Sham, e quanto sia dannoso per qualsiasi
durevole ipotesi di pace.

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