Alternativa alla crisi. Decisive le politiche pubbliche

'La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere servono nuove logiche di intervento per sostenere l''economia reale [Stefano Sylos Labini]'

Alternativa alla crisi. Decisive le politiche pubbliche
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19 Ottobre 2016 - 08.33


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di Stefano Sylos Labini*.

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Scrisse Antonio
Gramsci: “La crisi è quel momento in
cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere”. Questa citazione
descrive bene ciò che sta succedendo nel periodo attuale: il capitalismo finanziario neoliberista è
entrato in crisi da diversi anni e
sta utilizzando l”intervento delle Banche Centrali per rimanere in piedi. V
i
è consapevolezza sul fatto che i vecchi approcci sono ormai superati perché non
riescono più a garantire crescita e benessere diffuso. L”intervento pubblico è
paralizzato dal peso del debito mentre il sistema bancario si è inceppato e non
sta finanziando in modo adeguato le famiglie e le imprese. Per questo servono
nuove logiche di intervento per sostenere l”economia reale.

Un sistema
di compensazione di credito reciproco come
il Sardex rappresenta un passo in avanti molto significativo.
Attraverso il Sardex l’economia reale crea la sua moneta per finanziare scambi
e investimenti evitando l’intermediazione del sistema bancario. Il Sardex dunque
è un nuovo sistema di intervento per fronteggiare nuovi problemi. Ma dobbiamo
fare di più. E qui in Europa abbiamo anche il problema dell’euro che si fonda
su delle regole che impediscono di promuovere la crescita dell’economia e non
consentono di attuare politiche per ridurre la disoccupazione.

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Si tratta di una situazione preoccupante se
consideriamo gli imponenti fenomeni migratori che si stanno riversando sul
Vecchio Continente. Si parla di piani di accoglienza e di re-distribuzione dei
migranti, ma quello che serve è un grande Piano
del Lavoro
: questa gente se si ferma in Europa deve lavorare per avere un
reddito. Ma in tal caso il Piano del Lavoro deve riguardare – e con diritto di
precedenza – i disoccupati europei che
sono circa 20 milioni di persone.
Solo lo Stato può garantire quel contributo
fondamentale all’impiego in lavori di pubblica utilità, servizi sociali, manutenzione
del territorio e delle infrastrutture. Il
settore privato può fare la sua parte ma da solo non sarà mai in grado di
risolvere il problema della disoccupazione
. Quindi lo Stato deve avere le
risorse finanziarie nonché le capacità organizzative per offrire un impiego a
tutti coloro che sono in grado di lavorare.

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Se non
riusciremo a mettere in campo delle nuove politiche economiche per assicurare
una vita dignitosa alla popolazione europea corriamo il rischio di entrare in
quella che Giorgio Ruffolo ha
definito una “Nuova Età dei Torbidi”:
dopo la fase socialdemocratica dell’Età dell’Oro e la fase neoliberista
dell’Età del Capitalismo Finanziario, oggi si sta profilando una nuova fase storica
dominata dalla destra protezionista e nazionalista.

A Bretton
Woods
nel 1944 si era stabilito un sistema che prevedeva una forte limitazione dei trasferimenti di capitale
da un paese all’altro
dando piena libertà agli scambi commerciali. Questo
sistema lasciava ai governi nazionali un largo spazio di autonomia nella
gestione della politica monetaria e della politica economica. In tal modo si
consolidò un compromesso tra capitalismo e democrazia che in Europa permise ai
governi socialdemocratici di assicurare benessere diffuso e piena occupazione.

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Alla fine degli anni ”70 si scatenò la controffensiva capitalistica: Reagan e
la Thatcher avviarono un processo di deregolamentazione
e di liberalizzazione dei movimenti di capitale che determinò un completo rovesciamento dei rapporti di forza sia tra
capitale e lavoro, sia tra capitalismo e democrazia
creando una condizione
di fortissimo vantaggio per le grandi imprese private nei confronti degli stati
nazionali. Da quel momento la capacità di intervento dello Stato nell’economia
andò incontro ad un drastico ridimensionamento, mentre i lavoratori iniziarono
a subire i ricatti delle delocalizzazioni produttive. La liberazione dei
capitali rappresentò dunque la mossa decisiva che influenzò l’evoluzione
dell’economia mondiale e diede un impulso formidabile all’espansione del
capitalismo finanziario.

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Si è creato così un mercato finanziario integrato che ha consentito al capitale di
tutto il mondo di entrare in collegamento e di dar luogo “all’internazionale dei capitalisti”,
un’élite globale che concentra in sé un potere immenso.

L’appello di Karl Marx, “proletari di
tutto il mondo unitevi”, si è realizzato, ma al contrario. I mercati
finanziari sono diventati un’istituzione strutturata e si  esprimono come gli stati.

È ben noto, infatti, che a Wall Street si
tengono riunioni periodiche dei capi delle grandi
banche
e delle società finanziarie che stabiliscono i tassi di interesse e,
attraverso le decisioni di investimento, possono sfiduciare i governi che
attuano politiche economiche non gradite condizionando il destino di intere
popolazioni. La democrazia è stata svuotata e la sovranità popolare umiliata.

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Per concludere, oggi dobbiamo superare la globalizzazione gestita dal
capitale finanziario, ma non sarà semplice costruire un nuovo modello di
sviluppo perché il vasto schieramento che è contro l’austerità e il liberismo
non ha una strategia unitaria ed è diviso in molte fazioni in contrasto tra
loro.

Una situazione particolarmente grave in Europa dove esiste il problema
di una moneta unica che sta allargando i divari tra il blocco dell’euro-marco e
i paesi della periferia.

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Ci troviamo in una trappola  infernale
perché uscire dalla moneta unica è complicato, continuare con queste politiche
economiche ci porterà al disastro, sperare in una svolta progressista
dell’Europa è un’ingenua illusione.

Per questi motivi, accanto a progetti regionali come il Sardex, abbiamo
proposto di lanciare una moneta di natura fiscale complementare all’euro per riprendere l’iniziativa sul piano nazionale in
tempi rapidi e senza chiedere nulla all’Europa.

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* Le riflessioni di Stefano Sylos Labini sono proposte in vista della
terza edizione del festival «Mitzas – sorgenti di cambiamento», una rassegna in programma a Cagliari dal
21 al 23 ottobre 2016, che quest”anno si tiene con il titolo «Parallele
convergenti»
.

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