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di Paul Joseph Watson.
Il giornalista pluripremiato che indagò sul caso Iran-Contra, Robert Parry, sostiene che l”attacco con armi chimiche in Siria sia stato lanciato da una base congiunta saudita-israeliana per le operazioni speciali situata in Giordania, secondo quanto gli hanno riferito le sue fonti di intelligence.
Gli analisti dei servizi segreti USA hanno stabilito che un drone è stato responsabile dell”attacco e «alla fine sono giunti a ritenere che il volo sia stato lanciato in Giordania da una base per operazioni speciali saudita-israeliana a sostegno dei ribelli siriani», secondo la fonte.
«La ragione sospettata per l’uso del gas velenoso era quella di creare un incidente che avrebbe rovesciato l”annuncio dell”amministrazione Trump di fine marzo sul fatto che non stesse più cercando la rimozione del presidente Bashar al-Assad», scrive Parry.
Come evidenziammo già nel 2013, dopo un altro attacco con armi chimiche presso la Ghouta che venne attribuito ad Assad, i ribelli ammisero spontaneamente al corrispondente della Associated Press Dale Gavlak che erano stati riforniti delle armi dall”Arabia Saudita, ma avevano «maneggiato le armi in modo improprio e fatto partire le esplosioni».
Il retroterra professionale di Parry conferisce credibilità alle informazioni. A suo tempo aveva dato copertura informativa allo scandalo Iran-Contra per l”Associated Press e per il settimanale Newsweek e successivamente fu insignito del premio George Polk per il suo lavoro sulle questioni di intelligence.
La tesi secondo cui l”incidente ha costituito un’operazione “false flag†intesa a creare una giustificazione per degli attacchi aerei è stata ventilata anche dall’ex parlamentare Ron Paul così come da numerose altre voci di spicco, compreso lo stesso Vladimir Putin, che ha continuato a mettere in guardia sul fatto che i ribelli potrebbero ora mettere in scena un incidente simile a Damasco per pungolare gli Stati Uniti al rovesciamento di Assad.
A chiunque si attribuisca la responsabilità dell”attacco, ciò non toglie nulla all’orrore di questo evento e al fatto che persone innocenti e bambini siano morti.
Nel riscontrare quanto sia pesante nelle asserzioni ma priva di prove vere e proprie, Parry ha respinto la relazione di quattro pagine pubblicata dal Consiglio di Sicurezza Nazionale e diffusa dal Presidente Trump, che accusa il governo siriano per l”attacco chimico.
Il libro bianco afferma che «non possiamo rilasciare pubblicamente tutte le notizie di intelligence disponibili su questo attacco a causa della necessità di proteggere fonti e metodi», anche se, come sottolinea Parry, «in situazioni altrettanto tese in passato, i presidenti USA hanno rilasciato dati sensibili di intelligence per dare man forte alle asserzioni del governo USA, tra cui la divulgazione dei voli di spionaggio U-2 da parte di John F. Kennedy nel corso della crisi missilistica cubana del 1962 e la rivelazione di Ronald Reagan sulle intercettazioni elettroniche dopo l’abbattimento sovietico del volo 007 della Korean Airlines nel 1983.»
Parry ha sfidato l”amministrazione Trump a rendere le sue prove disponibili pubblicamente, ma ha anche chiesto lumi sul motivo per cui sia il direttore della CIA Mike Pompeo sia il direttore della National Intelligence Dan Coats non apparivano in una foto rilasciata dalla Casa Bianca, che mostra il presidente e una dozzina dei suoi consiglieri monitorare l”attacco missilistico del 6 aprile da una stanza nella sua tenuta di Mar-a-Lago in Florida.
«Data la casistica sporadica in cui dal presidente Trump si ottengono i fatti correttamente, lui e la sua amministrazione dovrebbero fare uno sforzo in più per presentare prove inconfutabili a sostegno delle sue valutazioni, non solo insistendo sul fatto che il mondo deve “fidarsi di noiâ€Â», conclude Parry.
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.
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