di Elijah J. Magnier.
Secondo una fonte ben informata, alcuni giorni fa, jet israeliani hanno violato lo spazio aereo libanese (non è stata la solita “ricognizione di routine” come ha dichiarato il portavoce ufficiale di Israele) con l’obiettivo di bombardare un convoglio di Hezbollah (come al solito, una serie di camion carichi di armi) diretto dalla Siria verso il Libano. L’Esercito Siriano ha lanciato un missile terra-aria, un vecchio SA-5 (S-200), contro i jet israeliani sui cieli del Libano per distogliere l’attenzione dall’obiettivo mobile.
L’azione siriana ha costituito una minaccia diretta – individuata dal comando israeliano – per i jet israeliani che sono riusciti ad abbattere il missile. L’aviazione israeliana ha ordinato ai jet di tornare alla base per una verifica.
Un’ora più tardi Tel Aviv ha ordinato ad altri jet israeliani di sorvolare l’area occupata delle alture del Golan e di colpire per rappresaglia una postazione militare siriana fissa, ignorando il convoglio di Hezbollah.
Il comando siriano non ha preso la decisione di colpire i jet israeliani durante i pochi minuti della loro presenza sui cieli del Libano in quel particolare giorno. Quella decisione era stata presa durante una riunione fra i comandi siriani, Hezbollah e iraniani per concordare delle misure progressive contro Israele per far capire bene il messaggio. Circa 10 giorni fa le batterie antiaeree siriane hanno sparato contro dei jet israeliani che avevano violato lo spazio aereo siriano. Alcuni giorni dopo la Siria ha abbattuto un drone israeliano. Infine, ma non meno importante, la Siria ha lanciato un missile SA-5 (ritirato dal servizio decenni fa da parte della Russia) contro i jet israeliani.
Hezbollah ha usato questo stile (che può essere chiamato “a valanga”) in ogni battaglia o guerra contro Israele per evitare di bruciare i ponti e per verificare le reazioni del nemico. Oggi questo stesso stile è messo in opera in Siria, dove l’esperienza di Hezbollah non solo è aumentata ma è anche integrata con l’Alto Comando Siriano. Per combattere Israele, le barriere ai confini fra Libano e Siria sono state rimosse, probabilmente per sempre.
Il primo messaggio è ovvio: in ogni nuovo conflitto fra Hezbollah e Israele – ci ha detto la fonte – i cieli del Libano e i confini con Israele e Siria costituiranno un unico fronte. Il secondo messaggio – il più importante – dice a Israele che l’Esercito Siriano è piuttosto esaltato dai suoi recenti successi: la Russia ha assicurato zone di “deconfliction” e “de-escalation”, al-Qa’ida è per il momento contenuta e all’ISIS (il gruppo “Stato Islamico”) è rimasta una minuscola porzione di territorio, circondata a nord-est lungo il confine Siria-Iraq.
Al momento la potenza dell’Esercito Siriano sembra quasi illimitata, con più di 200,000 uomini (includendo esercito, forze nazionali e alleati) quasi tutti combattenti ben allenati e con esperienza.
Se necessario queste forze permetteranno a Damasco, dopo 6 anni di guerra devastante, di affrontare Israele in qualunque futura battaglia, a prescindere dalle conseguenze. La Siria è determinata a liberare le alture occupate del Golan e si schiererà a fianco di Hezbollah – e viceversa – in ogni futura guerra.
La Russia ha annunciato di aver aggiornato il sistema di difesa aereo siriano. Il messaggio per Israele è che questo nuovo sistema potrà essere usato in qualunque momento, a discrezione della Siria. La Russia ha anche sottolineato di non voler interferire in alcuna guerra fra Siria e Israele e quindi (con un sottile messaggio) che non le importerebbe se Damasco usasse missili russi per difendersi, analogamente a quanto fa Israele contro la Siria e Hezbollah con l’argomentazione dell’«autodifesa e sicurezza nazionale».
Quanto al presidente siriano Bashar al-Assad, è sicuro degli effetti della presenza russa per preservare l’unità della Siria ed è convinto che Hezbollah e le Guardie Rivoluzionarie Iraniane, che si sono schierati dalla sua parte durante la guerra, lo aiuteranno a riconquistare l’intero territorio siriano.
Assad aspetta con ansia il momento in cui potrà schierarsi con l’«asse della resistenza» (di cui fa parte) se minacciato. Quanto ha fatto Assad nel 2006 facendo accedere Hezbollah ai suoi arsenali può essere visto come un piccolo gesto del passato: nella prossima battaglia con Israele Assad impegnerà nel conflitto l’intero esercito siriano per combattere fianco a fianco con Hezbollah (il Segretario Generale Sayyed Hassan Nasrallah).
Per quanto riguarda Israele, continueranno a provare a mantenere l’approccio dei “cieli aperti” e proveranno ad eliminare l’esistenza stessa di uno spazio aereo libanese separato. La Siria continuerà a riservarsi la decisione di colpire i jet israeliani (quando questi sono nel raggio d’azione del sistema di difesa aerea siriana) e potrà affrontare questi jet anche se la probabilità di riuscire ad abbatterli è piuttosto bassa.
La decisione è stata presa: se si va in guerra la Siria e il Libano muoveranno una guerra totale contro Israele. Questa è una decisione politica e militare che viene dalla leadership siriana e dai suoi alleati. Questa decisione riflette la volontà di Damasco di non offrire più l’altra guancia (come aveva fatto in passato) se Israele dovesse infrangere la sicurezza della Siria e rendere il suo territorio o il suo spazio aereo vulnerabili, incluso lo spazio aereo libanese che ora diventa parte integrante dell’equilibrio. Israele da parte sua considera che qualunque futura guerra contro Hezbollah includerà anche il Libano e la Siria con tutte le loro forze alleate operanti nel Levante. Ma la Siria si trova ora in una situazione così favorevole come non si era visto da 6 anni a questa parte e quindi può realisticamente ed esplicitamente considerare qualunque minaccia nei confronti del Libano come una minaccia per Damasco.
Israele ha capito le nuove regole di ingaggio e ha lanciato i suoi missili da dentro il territorio del Golan e non dai cieli siriani o libanesi. Questo non significa che Israele non ci riproverà, ma ora i suoi leader sanno che la “passeggiata” è finita. Infatti Israele, a seguito del lancio del missile siriano, ha immediatamente dichiarato che «non ha alcun interesse ad una escalation».
Questo indica anche che Israele non è pronto. Non solo perché è impreparato sul fronte interno, per l’esperienza che Hezbollah ha accumulato in Siria e per l’evidente presenza della Guardia Rivoluzionaria Iraniana in Siria (che si è fatta conoscere per la sua operatività con i suoi moderni droni armati e con le sue forze di terra) ma perché Donald Trump non ha intenzione di imbarcarsi in una guerra in Medio Oriente: né per conto dei curdi (per la loro indipendenza) né per gli arabi e Israele (i quali vogliono disperatamente vedere la sconfitta dell’Iran e di Hezbollah).
La vecchia guerra in Siria si avvicina alla fine dopo 6 lunghi anni e con essa si presentano una nuova equazione e giorni difficili per Israele. Tel Aviv continuerà a gridare forte contro l’Iran e Hezbollah. Ma le sue azioni si limiteranno a operazioni di sicurezza e a interventi sporadici perché gli altri hanno il dito sul grilletto, pronti alla rappresaglia e a guadagnare ulteriore forza. Certamente quando Nasrallah ha detto «se ci sarà la guerra ci saranno centinaia di migliaia di uomini pronti a combattere contro Israele» sapeva già di aver formato un fronte unito con la Siria e i suoi alleati desiderosi di combattere insieme come un’unica entità. Naturalmente Assad e Nasrallah mireranno a recuperare i territori siriani e libanesi sotto l’occupazione israeliana: ora ne hanno sempre di più i mezzi.
di Elijah J. Magnier – @ejmalrai
Precedentemente pubblicato qui: http://www.alraimedia.com/ar/article/special-reports/2017/10/20/799211/nr/syria
Traduzione per Megachip a cura di Andrea Bovenga.
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