di Alberto Negri.
Intorno alle mura di Gerusalemme si sta svolgendo il campionato mondiale dell’ipocrisia. Religione, storia, cultura, diplomazia, sono state arruolate per battersi all’ultimo sangue.
Il presidente USA Donald Trump con l’annuncio di Gerusalemme capitale dello stato israeliano tenta di sparigliare il tavolo presidenziale dell’Ufficio Ovale, che confonde con il tavolo verde dei suoi casino a Las Vegas.
Il premier israeliano Netanyahu finalmente può sfogarsi contro gli europei che a loro volta si scoprono paladini dei palestinesi dopo averli abbandonati per anni al loro destino.
Il leader turco Erdogan coglie al volo l’opportunità per proporsi come il difensore dell’Islam dopo essersi buttato nelle braccia di Putin e degli ayatollah sciiti dell’Iran: niente male per un Paese della Nato che voleva far fuori Assad.
Il vulnerabile regno hashemita di Giordania, custode della spianata delle moschee, vota per la revisione del trattato con Israele temendo rivolte interne.
Qualche dubbio si insinua anche in Arabia Saudita: l’idea di dare Gerusalemme a Israele in cambio della guerra contro gli Hezbollah e l’Iran potrebbe essere un prezzo troppo alto in termini di stabilità interna per una monarchia assoluta che si giustifica soltanto con il pilastro religioso del wahhabismo e della custodia di Mecca e Medina.
Poi scorre anche il sangue vero, il più amaro, quello delle vittime delle proteste e delle vendette.
E tutto per nulla: Gerusalemme è già occupata dal 1967 dallo stato ebraico che continuerà con gli insediamenti.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. I gattopardi dell’Occidente e del Medio Oriente hanno sempre artigli affilati.
Fonte: https://www.facebook.com/alberto.negri.9469
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