Il massacro dei bimbi in Yemen con l’appoggio USA. La guerra 'dimenticata' è un conflitto strategico

Rapporto Onu: la coalizione guidata da Riad responsabile del 60% dei morti e feriti tra i bimbi. I sauditi, nonostante l’apporto di mercenari pagati dagli Emirati sprofondano in un Vietnam arabo

Il massacro dei bimbi in Yemen con l’appoggio USA. La guerra 'dimenticata' è un conflitto strategico
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20 Dicembre 2017 - 08.26


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di Alberto Negri.

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Guerra dimenticata? Conflitto per procura? Ennesima puntata della rivalità tra i Saud e gli ayatollah iraniani in corso dal 1979, quando l’Imam Khomeini andò al potere? Lo Yemen è tutto questo ma anche qualche cosa di più, un duello quasi rusticano con una posta geopolitica essenziale, tra il Golfo e lo Stretto di Bab el Mandeb, per il controllo delle rotte dove viaggia il 40% dei rifornimenti petroliferi mondiali.

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Quando vidi per la prima volta gli Houthi nel Nord dello Yemen era l’inverno del 2009 e già allora i sauditi bombardavano con l’aviazione i ribelli sciiti per conto del loro alleato, il presidente Abdallah Saleh che ricevendomi al palazzo di Sanaa fu assai esplicito: “In Yemen _ disse_ siamo 25 milioni con 25 milioni di fucili”.

Ma non poteva immaginare, in quel momento, che quei giovani combattenti, stanchi per la battaglia, avvolti in turbanti e fusciacche colorate, armati soltanto di kalashnikov e con qualche pick up scassato, sarebbero arrivati a conquistare la capitale Sanaa. E ora persino a minacciare con i missili, come è accaduto ieri, il palazzo reale saudita a Riad.

Nel 2012 il presidente yemenita Saleh fu costretto a lasciare il potere dopo oltre trent’anni sull’onda delle rivolte arabe e finì per allearsi con gli Houthi contro la coalizione saudita. Ma quando Saleh ha fatto l’ennesimo voltafaccia riaprendo i negoziati con Riad, gli Houthi qualche settimana fa lo hanno massacrato senza pietà. Gli Houthi non sono più soltanto dei ribelli ma qualche cosa di più: un’altra pistola puntata da Teheran contro la casa reale saudita impantanata in un confitto che non riesce a vincere.

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Il fronte sunnita che ha già dovuto accettare la permanenza di Assad al potere a Damasco difficilmente riuscirà a inghiottire un’altra in vittoria in Yemen della Mezzaluna sciita. La posta in gioco geopolitica è di grande importanza: i sauditi sono con Israele il pilastro delle alleanze americane in Medio Oriente mentre Mosca e Teheran rappresentano i concorrenti più agguerriti, appoggiati anche dalla Turchia.

Per quale motivo dunque la guerra in Yemen è rimasta a così a lungo dimenticata? Per la ragione esattamente contraria a quella della Siria. Mentre era ovvio mettere sotto torchio il regime autocratico e brutale di Assad, qui nello Yemen, percorso da un decennio dal terrorismo di Al Qaeda, è assai più difficile ammettere cosa accade da anni:  2,5 milioni di persone sono alla fame, 800mila colpite dal colera, i morti sono alcune migliaia, i rifugiati interni milioni.

I sauditi, per fare la guerra agi Houthi, sciiti zayditi appoggiati dall’Iran, stanno massacrando la popolazione civile. Secondo un rapporto Onu la coalizione guidata da Riad e appoggiata dagli Usa è responsabile del 60% dei morti e dei feriti tra i bambini. Gli Stati Uniti hanno dato carta bianca a Riad per far fuori i ribelli e aiutano l’aviazione dei sauditi che nonostante l’apporto di mercenari pagati dagli Emirati sono sprofondati in un Vietnam arabo.

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Riad deve uscire in maniera onorevole da questa guerra altrimenti rischia una sconfitta epocale. Il confronto con l’Iran è quasi impietoso. Nonostante le spese di Riad per la difesa siano state nel 2016 di circa 64 miliardi di dollari e quelle iraniane di 12 i sauditi rischiano una debàcle colossale. I dati sulla potenza militare pendono dal lato iraniano per numero di soldati e in alcuni settori ma i sauditi possono contare su un arsenale tecnologicamente più avanzato. Eppure i sauditi, che pure godono dell’appoggio aereo degli americani, non riescono a battere la resistenza degli Houthi. Il conflitto tra Riad e Teheran resta quindi per il momento una guerra per procura e si potrebbe dire anche per fortuna: basti pensare a cosa potrebbe significare in termini di rifornimenti petroliferi sui mercati vedere in fiamme i terminal del Golfo.   

La guerra in Siria e la campagna saudita in Yemen contro gli Houti sciiti sono gli ultimi due capitoli del faccia a faccia tra iraniani e sauditi cominciato quando nel 1980 Saddam attaccò Teheran con il sostegno finanziario delle monarchie del Golfo. In Siria l’Iran vuole mantenere al potere Assad e ora, dopo l’intervento militare della Russia, ha accentuato la sua presenza con l’esercito regolare e i Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione. Riad continua a insistere perché Assad venga sbalzato dal potere ma di fatto, insieme alla Turchia e al fronte sunnita, ha perso questa guerra mentre non riesce a vincere neppure quella nel “cortile di casa”.

Per questo lo scontro si è fatto ancora più acceso: vincerà non solo chi ha più risorse, tenuta e alleati ma chi saprà attuare la strategia più sofisticata e lungimirante. 

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Fonte: http://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/massacro-bambini-yemen-usa/

 

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