di Piotr
Conto alla rovescia per l’attacco chimico false flag nella provincia di Idlib?
Parrebbe di sì. Ecco il perché:
1) Le minacce degli USA stanno crescendo di giorno in giorno. Idlib non deve essere toccata. Ieri c’è stato l’attacco israeliano e francese contro le postazioni siriane durante il quale è stato abbattuto il ricognitore russo.
2) La portaerei Truman, il gioiello della marina imperiale, è ritornata nel Mediterraneo col suo gruppo d’attacco. Il motivo dichiarato dal servizio stampa della Marina statunitense è: “continuare a sostenere gli alleati della NATO, i nostri simpatizzanti europei e africani, i partner della coalizione e gli interessi USA in Europa e Africa”. Interessante che la Siria non sia citata ma l’Africa sì. Io credo che in realtà della Siria in se stessa ormai all’America interessi poco. Quel che poteva ottenere per adesso l’hanno ottenuto Bisogna uscirne a testa alta. Più importanti effettivamente l’Africa e l’Europa.
Il comandante della Sesta flotta nel Mediterraneo, la vice ammiraglia Lisa M. Franchetti (è donna, quindi per il Manifesto deve essere brava per definizione!), si è detta eccitata per avere di nuovo tra loro la Truman e che questa portaerei parteciperà a “tutto lo spettro delle operazioni navali.”. Quali saranno queste “operazioni navali” la brava (per definizione) Lisa M. Franchetti non ce lo dice.
La presenza navale USA-Nato nel Mediterraneo si è intensificata dalla fine di agosto: cacciatorpediniere Ross con 28 missili Tomahawk, poi il Bulkeley e il sottomarino d’attacco Newport News. Mentre il cacciatorpediniere The Sullivans è stato schierato nel Golfo Persico e un bombardiere strategico è stato spostato in una base aerea del Qatar.
Intanto il sottomarino nucleare inglese Talent ha lasciato Gibilterra per il Mediterraneo orientale. La fregata francese Auvergne è già in loco e ieri ha partecipato all’attacco assieme ai jet siriani durante il quale è stato abbattuto un ricognitore russo con i quali i jet israeliani si erano fatti scudo.
Tra le altre cose i Francesi devono dimostrare di avere missili efficaci dopo la figuraccia dell’aprile scorso quando una fregata non è riuscita a lanciare i suoi tre (da ben 2,86 milioni di euro l’uno) che dovevano essere testati proprio con l’attacco su Damasco. Cosa non si fa per la ditta!
So che non va di moda, ma non vi sembra un po’ immorale? Solo un po’, non dico tanto.
Insomma, contro la Siria sono già pronti ad essere lanciati centinaia di missili da crociera (solo di Tomahawk ce ne sono 200).
Si aspetta solo che un al-Assad irrefrenabilmente masochista lanci un attacco chimico del tutto inutile contro un villaggio sconosciuto e senza alcuna importanza militare.
Ma sai quanti se la berranno!? Io ne conosco un bel po’ e, ahimè, sono tutti di sinistra.
3) Le manovre di stordimento mediatico sono iniziate da giorni. Il Wall Streat Journal del 9 settembre non ha avuto nessuna vergogna a scrivere (cito): “Il presidente siriano Bashar al-Assad ha approvato l’utilizzo del gas cloro [la famosa “clorina”] nell’offensiva contro la più grande roccaforte dei ribelli nel Paese” (cioè Idlib).
Ammappate! Che notiziona! “ …Bashar al-Assad ha approvato…”. Minchia! E come faceva a saperlo Dion Nissenbaum, l’articolista del Wall Street Journal? Semplice, glie l’ha detto su’ ccuggino: “U.S. officials said”. E questo sarebbe il grande giornalismo anglosassone?
4) Ben più precisi e informati, invece, al ministero della Difesa russo che ha rivelato dove stava esattamente la clorina in questione il 15 u.s.: era arrivata nel villaggio di Bsanqul, ivi trasportata dai terroristi di Tahrir al Sham, già Fronte Al-Nusra, già al-Qaida in Siria.
E già, perché chi sono questi “ribelli” di Idlib? Niente altro che al-Qaida, quelli che nella narrativa ufficiale hanno buttato giù le Torri Gemelle, 17 anni fa. Sono proprio loro quelli che gli USA e la Nato vogliono difendere a tutti i costi, anche al rischio di un’escalation che potrebbe sfuggire di mano. Quelli che in Siria stuprano, ammazzano, crocifiggono, lapidano, decapitano. Paradossalmente lo ammette Brett McGurk, che è niente meno che l’Inviato Speciale del presidente Trump per la Global Coalition (quella che dovrebbe combattere l’ISIS): “La provincia di Idlib è il più grande porto d’approdo di al-Qaida dall’11 settembre. Collegata direttamente ad Ayman al-Zawahiri… I leader di al-Qaida che sono arrivati nella provincia di Idlib solitamente non ne escono”.
Eppure McGurk è rabbiosamente filo saudita e filo israeliano. Gli ha dato di volta il cervello a dire queste cose? No, perché in un crescendo paradossale riesce a dire che al-Qaida minaccia attentati in Iran (uno dei suoi slogan è proprio “Scacciare tutti i Cristiani e ammazzare tutti gli Sciiti”) ma che è proprio la Repubblica Islamica (sciita) dell’Iran che muoverebbe le fila di al-Qaida!
Siamo alla follia pura. Questa è la nuova narrazione, totalmente fuori dalla grazia di Dio.
In realtà c’è del metodo in questa follia. Visto che anche i sassi sanno che questi “ribelli” non sono altro che terroristi di al-Qaida, allora bisogna dare la colpa di ciò all’Iran (così come si disse all’inizio – ma per poco tempo perché era troppo idiota – che l’ISIS era stato creato da Assad).
Invito allora caldamente ad andare ad informarvi sulla riorganizzazione di al-Qaida a Idlib per mano degli USA. Lo trovate sul sito delle suore trappiste siriane:
È ovvio che questa overdose di forze d’attacco hanno come obiettivo militare la Siria ma come obiettivo politico la Russia. Vogliono far vedere a tutti che Mosca non può reagire. E Putin è del tutto conscio che reagire con quegli psicopatici – come li definisce Paul Craig Roberts – che sono a Washington e a Londra può essere pericolosissimo. Idlib, ben più che il Donbass ucraino, può essere la miccia per una guerra su larga scala, che Putin vuole evitare a tutti i costi.
Per questo motivo la Russia sta “temporeggiando” e cerca la sponda turca.
Le prime cose che la Russia ha fatto dopo l’abbattimento del suo aereo sono state convocare l’ambasciatore israeliano e affermare che l’incidente non avrebbe pregiudicato gli accordi raggiunti a Sochi con la Turchia per la creazione di una zona smilitarizzata cuscinetto attorno ad Idlib.
Il problema è allora: che ne pensa e che intenzioni ha invece Damasco?
Io non darei per scontato che in questa situazione Damasco abbia una gran fretta e una gran voglia di riprendersi Idlib.
Idlib è sempre stata una roccaforte dell’islam sunnita radicale e fondamentalista, quello che vede gli Alawiti come al-Assad come degli eretici. Oggi come oggi sarebbe una patata molto bollente. Più importante adesso è assicurarsi alcune vie di comunicazione che passano per quella provincia, permettere a chi se ne vuole andare nelle zone controllate dal governo di poterci andare, tramite “corridoi umanitari”, continuare i negoziati per sfaldare il fronte nemico e lasciare la patata bollente ad Ankara, facendo vedere a tutto il mondo il sacrificio che la Siria fa pur di evitare una carneficina.
E’ ovviamente solo un’ipotesi. Io non ho canali diretti con Damasco o con Mosca. Mi limito a ragionare su quel che riesco a sapere.
Ankara allora potrebbe cantare vittoria. Inoltre confinerebbe in questa sorta di bantustan salafita una massa di almeno 10.000 terroristi che altrimenti andrebbero in gran parte in Turchia mentre altri ritornerebbero in Francia e in Gran Bretagna, cosa che questi Paesi delinquenti assolutamente non vogliono. Alla Turchia spetterebbe però il compito di normalizzare Idlib, ovvero di sbarazzarsi via via degli elementi più radicali e inquadrare gli altri (si tenga poi conto che Erdoğan è un Fratello Musulmano mentre al-Qaida e i pezzetti di ISIS che sono a Idlib sono di osservanza wahhabita, ovvero saudita, cioè non sono affatto la stessa cosa). Do per scontato che la Turchia a Sochi abbia promesso di non permettere più attacchi da Idlib contro le basi russe e neppure contro Aleppo.
Trump e la Nato griderebbero vittoria, perché la Turchia è nella Nato.
E poi?
E poi lo scontro ricomincerebbe in altre parti del mondo. Ce ne sono tante:
– Mar Cinese Meridionale
– Myanmar con la questione dei Rohingya, già ampiamente infiltrati dall’ISIS
– Il Kashmir, anch’esso infiltrato dall’ISIS, che deve rimanere per sempre un punto di scontro tra Pakistan e India perché i due – orrore! – si sono entrambi associati all’Organizzazione di Shanghai. Allora a che pro la Partizione del 1947 e le sue centinaia di migliaia di morti? Se abbiamo deciso che dovevano essere divisi e combattersi devono rimanere divisi e combattersi!
– Il Sinkiang cinese con la questione degli Uiguri. Anche qui troviamo distaccamenti di “ribelli” siriani
– La Georgia
– L’Armenia
– Ovviamente il Donbass e l’Ucraina.
– Ancora la Penisola Coreana. Veramente vogliamo vedere le due Coree riappacificarsi e Dio non voglia! – riunificarsi? Ma siamo matti?
– E poi c’è tutto il continente africano
Questo scontro epocale, immerso nella crisi sistemica, anche se ce lo siamo dimenticato è iniziato in Europa, precisamente in Iugoslavia, si è poi dipanato come un serpente, avvitandosi in Ucraina e spingendosi sulla sponda Sud del Mediterraneo, in Africa, in Medio Oriente, in Asia Centrale e ora punta all’Asia Meridionale e all’Estremo Oriente: Croazia, Bosnia, Kosovo, Serbia, Sudan, Somalia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina, Yemen…
Tutte guerre per un motivo specifico (a volte però ripetuto come una macchinetta) ma che tutte insieme compongono un quadro unitario e molto nitido se visto da una distanza (come bisogna fare ad esempio coi quadri di Monet): quello del caos sistemico, quel caos che nasce quando una potenza egemone decade e tenta di resistere a tutti i costi a una riconfigurazione dei rapporti mondiali.
Infine due parole devono essere spese sul ruolo della Francia perché si dimostra sempre più aggressiva.
E lo è per motivi specifici: ogni economista serio vi dirà che i suoi “fondamentali economici” sono peggiori dei nostri. Ma è una “potenza vincitrice”. Così per 10 anni di fila ha bellamente sforato il limite del 3% debito/PIL (che con la Germania imponeva agli altri) azzittendo però tutti. Ha quindi disperatamente bisogno del suo FCA, il franco coloniale (ipocritamente detto “Franco vettore”), grazie al quale spenna 14 Paesi africani per centinaia di miliardi di dollari da cui poi deporta – non mi viene un termine migliore – la gioventù in Europa.
La Francia è stata la capofila nella guerra alla Libia, ha l’esercito sparpagliato per mezza Africa e ora ha rimesso in Siria i suoi piedi luridi di sangue (4 milioni di morti solo in Africa per le sue guerre coloniali – un milione solo in Algeria). Questi sono i “cugini francesi”, quelli che ci fanno la lezioncina!
Eppure da noi c’è chi considera Macron leader in pectore del “fronte progressista europeo”. Dove abbiamo già visto questa storia? Ah, già! I progressisti tedeschi che assassinavano Rosa Luxemburg! L’emancipata e rivoluzionaria quarantottina George Sand che esortava a fucilare i Comunardi. Ce n’è una sfilza.
Corsi e ricorsi.
Già, corsi e ricorsi.
Se Gianbattista Vico aveva ragione, questi delinquenti internazionali, questi sepolcri imbiancati, perderanno. Ma quante sofferenze infliggeranno ancora ai popoli della Terra!