ATF AMP
di Pino Cabras*.
Nel mio intervento in commissione Esteri contro la mozione di Fratelli d’Italia sul Venezuela, alla quale si sono accodati entusiasti il PD, LeU e Forza Italia, ho citato un aspetto che ha suscitato grande costernazione fra le suddette minoranze, ossia il fatto che nelle dinamiche politiche venezuelane operano grandi ingerenze statunitensi. Ma quando mai, strillavano, spalleggiati poi dalla stampa mainstream. Il deputato Osvaldo Napoli mi chiedeva perfino: “ma li legge i giornali?” Sempre meno, avrei voluto rispondergli, ma non è vero, li leggo sempre. Solo che lì non trovo le notizie che servono.
Ad esempio i giornaloni non parlano quasi mai del National Endowement for Democracy (NED).
Di cosa si tratta? Il NED è un’organizzazione nata nel 1983, ai tempi del presidente statunitense Ronald Reagan. Il Congresso (ossia il parlamento USA) nel fondare il NED diede vita a un Fondo destinato a erogare ogni anno valanghe di dollari con cui alimentare forze politiche, mediatiche e accademiche ad esso associate in tutto il mondo, paese per paese.
Compreso il Venezuela? Eccome!
Gli ultimi dati aggiornati sul fiume di bigliettoni che da Washington va alle opposizioni a Caracas sono del 2017.
Sotto una miriade di stanziamenti grandi e piccoli che parlano di “Studi sui diritti umani”, “Costruzione della capacità strategica per gli attori democratici locali”, “Comunicazioni strategiche coesive”, “Sviluppo di strumenti per un’agile comunicazione” e decine di altre voci dal suono vagamente orwelliano che servono a retribuire anche gli agitatori sui social, in quel solo anno si sommarono ben 2.651.994 dollari sonanti. Una cifra che rapportata al Venezuela basta da sola a foraggiare un intero apparato di agitazione e propaganda mantenuto da Washington alla luce del sole. Solo i maliziosi penserebbero che quella già considerevole democrazia in formato export possa essere appena la punta dell’iceberg, la sommità rendicontabile di un’altra più grande massa di denaro invece non tracciabile, magari in mano a qualcuna delle tante agenzie di intelligence più opache del NED. Ma noi non siamo maliziosi, mica siamo nelle redazioni dei retroscenisti italioti. Ci limitiamo a registrare quel dato visibile, già in grado di dare l’ossatura finanziaria a un apparato politico pronto a fare di tutto contro un governo sgradito.
Non ci sono ingerenze, dicono. Ma queste “non ingerenze” sono quanto di più simile a un’ingerenza si possa immaginare. Costa in fondo poco, presso le grandi fondazioni che finanziano il NED (legate a magnati del capitalismo americano e ai grandi centri di potere, presso gente avvezza al “divide et impera”), spendere caterve di dollari per esasperare una crisi che ha basi di partenza reali, penetrare nel nucleo cesaristico di un potere statale, disgregarlo e coglierne i dividendi. La Libia di Gheddafi è stata abbattuta con spietatezza e dovizia di mezzi: si partiva con il “dagli al dittatore” per finirla con i bombardamenti che sterminavano decine di migliaia di quadri di quel sistema e le loro famiglie. La dinastia Assad in Siria è stata a lungo nello stesso mirino. In Ucraina, come disse una sottosegretaria USA (il super-falco Victoria Nuland), erano arrivati 5 miliardi di dollari «per dare agli ucraini il futuro che si meritano».
A ogni latitudine si trovano buone ragioni amiche da dollarizzare e riempire di armi, buone ragioni nemiche da demonizzare, oppure cattive ragioni da considerare non correggibili, o normali contrapposizioni da rendere incomponibili, oppure compromessi da rigettare fino a rendere normale una guerra civile sotto una No-Fly Zone. È tutto normale, già ora, fino alla prossima guerra.
*L’autore è deputato del Movimento Cinque Stelle e membro della Commissione Esteri.