Di Mattia Crucioli.*
Nel periodo peggiore della Guerra Fredda, quando per la prima volta nella storia due potenze dotate di armi atomiche stavano per entrare in conflitto aperto tra di loro, era presente un forte movimento intellettuale che, con tutte le armi artistiche e culturaliche possedeva, metteva in guardia dalla follia bellicista imperante.
È del 1963 il magnifico film di Kubrik “Il Dottor Stranamore”; è sempre del ’63 l’inicisione di “A Hard Rain’s a-Gonna Fall” di Bob Dylan, di due anni più tardi l’incisione “Eve of Destruction” di Barry McGuire.
Attorno a questi e a tanti altri artisti e intellettuali, fiorivano movimenti pacifisti capaci di gesti estremi che scuotevano le coscienze: nel 1965 Norman Morrison si diede fuoco davanti al Dipartimento della Difesa statunitense morendo a 31 anni, seguito da molti altri giovani; nel 1967 Muhammad Ali si fece arrestare per renitenza alla leva.
Oggi, che siamo più vicini allo scontro nucleare rispetto a quanto accadde per la crisi dei missili a Cuba e che Nato e Russia si fronteggiano più apertamente di quanto accadde tra Usa e Urss ai tempi della guerra del Vietnam, non vedo formarsi un movimento pacifista equiparabile a quello di allora.
Credo sia doveroso interrogarsi sui motivi di questa ipnosi collettiva, perché ora come allora la disfatta non sarà data dal colpo che sbalzerà i nostri elmi ma dall’obbedienza che ce li farà mettere in testa.
* Mattia Crucioli, avvocato, ex senatore, consigliere comunale di Genova per Uniti per la Costituzione, è il presidente di Alternativa.