Ucraina: La finestra per plasmare militarmente le realtà sul terreno si restringe.

La Commissione Europea vuol coprire il 90% dei costi dei proiettili di artiglieria per Kiev. Ma a questi ritmi, molti sistemi saranno lì in autunno. Per gli USA la priorità è Taiwan. Il conflitto è deciso più da limiti materiali che da scelte politiche.

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6 Marzo 2023 - 23.29


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da Inimicizie – Canale Telegram.

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El Pais parla di un piano della Commissione Europea per coprire al 90% i costi dell’invio di proiettili di artiglieria all’Ucraina da parte di paesi membri e partner esterni che si uniranno all’iniziativa. L’Ucraina ne chiede 250mila al mese.
Il problema però non è solamente il costo economico, ma principalmente il ritmo di produzione, che non è neanche vicino ai livelli sperati/necessari.

Questo è ancora più vero per sistemi d’arma più avanzati, la cui produzione è scalabile ancora meno rispetto a quella di materiali semplici come i proiettili di artiglieria. Per produrre un sistema antiaereo SAMP-T servono 18 mesi, e quello che Italia e Francia hanno acconsentito a trasferire all’Ucraina sarà costruito ex novo. Lo stesso vale per i carri Bradley che gli USA hanno promesso, che si stima non arriveranno prima dell’autunno, nella migliore delle ipotesi. Il Regno Unito, che ha promesso 12 carri Challenger all’Ucraina, ne possiede solamente 100 in condizioni adatte al combattimento.

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Si aggiunge un problema: Chi – gli USA – avrebbe la maggiore capacità di fornire sistemi d’arma all’Ucraina ha anche sullo sfondo delle diverse priorità. Con miliardi e miliardi di commesse militari destinate a Taiwan in ritardo, e un potenziale conflitto – a cui la Cina potrebbe arrivare con i magazzini pieni – che è geopoliticamente molto più importante per Washington rispetto a quello Ucraino.

Ovviamente la Russia ha lo stesso problema – nonostante abbia iniziato il conflitto con ingenti scorte sovietiche e un’industria militare probabilmente più pronta di quelle europea ed americana – e aldilà della propaganda a ciclo continuo dei nostri media e politici (combattono con le pale, hanno finito i missili a marzo 2022, non hanno più riserve di valuta e dovranno fermarsi in due settimane ad aprile 2022) è vero che le scorte calano costantemente ed operazioni a questa intensità non potranno continuare all’infinito.

Sempre di più, la traiettoria del conflitto sembra essere decisa più dai limiti materiali e strategici dei due schieramenti, che dagli (irrealistici) obiettivi politici dichiarati o implicati. Lo stallo militare – che non significa pace ma la trasformazione dell’Ucraina in una grande Corea o in un grande Kashmir – inesorabilmente si avvicina. Lo spazio per le grandi offensive – siano esse uno sfondamento russo da Bakhmut verso Kramatorsk o la preannunciata offensiva ucraina nello Zaporozhye – è sempre più limitato. Chiaramente tutto è ancora possibile, grandi piani di riarmo NATO o “lend-lease” cinese potrebbero modificare queste considerazioni, ma la finestra per plasmare militarmente le realtà sul terreno si restringe.

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