Presentiamo qui di seguito il testo dell’intervento che Gaetano Colonna ha tenuto, il 12 luglio 2023, all’incontro Pace e Guerra in Europa, ospitato dall’Associazione Liberamente, tenutosi a Montemiele (PU). Buona lettura.
di Gaetano Colonna.
Ringrazio gli organizzatori non solo per avermi invitato ma anche per avere proposto questo tema. È un ringraziamento non formale il mio, perché oggi ci vuole del coraggio ad organizzare iniziative di questo genere, dove appunto si parla di temi scomodi. Questo già di per sé distingue chi ha organizzato questo evento da tutto il resto, ed è un fatto fondamentale perché, lo abbiamo provato nelle scuole, lo abbiamo provato in altre occasioni, si fa veramente una gran fatica a contrastare il sistema mediatico, che continua a non raccontarci la verità o addirittura a propinarci menzogne.
Io parto dal fatto che ieri, 11 luglio 2023, la NATO, nella riunione di Vilnius, ha emanato un lungo comunicato, quindi una posizione politico-strategica, di circa 22 pagine: un Comunicato (che potete leggere qui) che francamente mi ha fatto una certa impressione, perché è a mio avviso quella che possiamo definire una dichiarazione di guerra vera e propria.
Credo che sia un fatto molto importante, dal momento che il nostro è un Paese inserito nella NATO fino dal 1949, ed io non ho difficoltà a dire che gran parte della responsabilità di quello che sta accadendo nell’Europa orientale è legata all’attività di questo organismo internazionale, che, proprio nel comunicato di Vilnius, dice una cosa che, se è una novità solo fino a un certo punto per i cosiddetti addetti ai lavori, è una novità fondamentale in senso più generale: la NATO sta in questo momento costruendo un collegamento con le analoghe organizzazioni di indirizzo anglosassone, in particolare statunitense, presenti in aree strategiche mondiali come l’Oceano Indiano e l’Oceano Pacifico.
Questo significa che la NATO in questo momento intende presentarsi come un organismo preposto al riordino dell’intero mondo globalizzato. Ed è interessante perché, all’interno di questo comunicato, di questa presa di posizione, che è strategica, si fa esplicito riferimento al cosiddetto Rules-BasedInternational Order (RBIO), un “ordine internazionale basato su regole”. Queste regole sono quelle definite, nel mondo anglosassone, come Liberal International Order (LIO): le regole del sistema capitalista liberal-democratico, cioè di un sistema ideologicamente ben determinato.
L’aspirazione, il disegno strategico che viene presentato, partendo dall’emergenza legata al conflitto in Ucraina, è quindi estremamente significativa. In questo senso ha trovato una preoccupante ma significativa conferma l’interpretazione che ho dato nel mio libroUcraina tra Russia e Occidente: cioè che il conflitto in Ucraina è un conflitto che è stato costruito sulla base di una strategia che ha radici piuttosto lontane nel tempo.
Addirittura si può risalire fino alla Prima Guerra Mondiale, quando si cominciano a scrivere questi trattati, tra i quali in primo luogo il trattato di Versailles (1919), i quali non hanno affatto lo scopo di portare la pace, hanno lo scopo di preparare la guerra successiva. Questa è una novità assoluta nella storia dell’umanità, perché ancora fino all’Ottocento i cosiddetti capi di Stato, gli uomini della Realpolitik, come Bismarck (cito questo nome perché è un riferimento abbastanza noto), avevano ancora l’idea che le grandi potenze si dovessero far carico, dopo le guerre, di ristabilire la pace.
Questa invece non è più una preoccupazione delle potenze che oggi dominano il nostro pianeta, e questo è un elemento molto caratteristico, che dovrebbe spingere ad una riflessione molto seria proprio chi giustamente lotta per la pace e per la riconciliazione fra i popoli. Noi abbiamo da un secolo almeno “guerre in serie”, abbiamo “guerre perpetue”. Vengono create guerre che non devono trovare una soluzione di pace.
Questa è una tragedia nella tragedia, perché allora ci rendiamo conto, lo si capisce benissimo leggendo questo documento, che gli stessi ucraini, lo stesso Zelensky, sono delle entità costruite a tavolino, per essere agevolmente strumentalizzate. Si dice in questo momento all’Ucraina: «Non sei ancora pronta per entrare nella Nato; ci entrerai, sei il nostro cavallo di battaglia, però ancora non sei pronta. Combatti questa guerra, vinci questa guerra, fai tornare indietro i russi. A quel punto vedrai che ti faremo entrare». L’Ucraina oggi sta quindi combattendo una guerra per procura, che serve agli interessi di lungo periodo della NATO.
Nello stesso momento infatti (io non so se queste notizie poi le daranno i nostri telegiornali, i nostri quotidiani…), si fa oggi un’operazione molto intelligente, si va a costituire un Consiglio NATO-Ucraina. Questo cosa significa? Tu combatti come noi ti diciamo di fare, usi le armi che vogliamo noi, ti puoi permettere alcune cose ma non altre – perché lo scopo è quello di logorare la Russia di Putin. Quindi non è affatto la libertà, la democrazia, l’indipendenza dell’Ucraina che interessa alla NATO. Si è riusciti a realizzare una situazione di conflitto che in qualche modo blocca, in maniera molto seria e pesante, la Russia.
Una Russia che si era rialzata da pochi anni da una condizione di disintegrazione totale, alla quale aveva contribuito in qualche modo anche l’Ucraina, perché lo scioglimento dell’Unione Sovietica avviene l’8 dicembre 1991 con una decisione presa non dai popoli ma da Eltsin, dall’allora Presidente ucraino Leonid Kravčuk, e dal suo collega della Bielorussia, Susčevič. È chiaro che questa disgregazione faceva comodo all’Occidente. Da allora in avanti sono state fatte promesse, assicurazioni proclamate da tutti i responsabili politici della Germania, della Francia, della Gran Bretagna, degli Stati Uniti d’America, da ben 3 presidenti nord-americani: che la NATO non si sarebbe mai avvicinata alle frontiere della Russia. Promesse che non sono state poi mantenute.
Al contrario, si è costruito, con una certa diciamo abbondanza di mezzi, un Paese che aveva tutte le caratteristiche per creare delle difficoltà alla Russia: l’Ucraina appunto. Queste cose non le dico io: le hanno dette Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski, cioè due importanti strateghi della politica estera americana. Kissinger ha spesso detto: state attenti, perché, se cerchiamo di portare dalla nostra parte l’Ucraina, avremo sicuramente un conflitto con la Russia. Brzesinski dice: se vogliamo impedire che la Russia ritorni una potenza mondiale, bisogna togliergli l’Ucraina. Così è stato fatto, ma è stato fatto sulla pelle degli ucraini, perché in questo momento sono loro che combattono, sono loro che subiscono le bombe, distruzioni, vittime, e tutto il resto.
Quindi, ripeto, questa è una tragedia nella tragedia: oltre al fatto che non si vuole realmente una pace, la tragedia nella tragedia è che in realtà il popolo ucraino e il popolo russo sono popoli affratellati, sono popoli slavi che hanno un passato storico condiviso, hanno valori culturali comuni, la lingua, una letteratura ricchissima. Gogol’ diceva: io non saprei se scegliere di essere ucraino oppure russo, tanto sono legato ad entrambi i popoli. Aleksandr Isaevič Solženicyn, che comunque ha una visione profonda della Russia, delle radici, se vogliamo soprattutto cristiane, della Russia, diceva: gli ucraini sono nostri fratelli. Abbiamo quindi in corso una guerra civile, che è anche una guerra internazionale, che non si deve risolvere. Una guerra assimilabile, se ci pensa bene, a quella civile americana, fra Nord e Sud – lo dico sperando di non scandalizzare nessuno.
Si creerà dunque un comando, una direzione della guerra da parte della NATO, ma senza ovviamente dare in realtà nessuna garanzia all’Ucraina, che, se per caso dovessero prevalere i russi, la NATO si muoverebbe in sua difesa. E questo è un altro fatto piuttosto inquietante, perché qualcosa del genere avvenne nella primavera del 1939. La Germania di Adolf Hitler aveva chiesto alla Polonia Danzica, una città tedesca: essa era stata collocata a Versailles in un “corridoio”, che era stato creato poiché la Germania era stata sconfitta, e che la Polonia aveva qualche difficoltà a restituire dato che era il suo unico accesso al mare, al Mar Baltico. In quell’occasione, i britannici garantirono alla Polonia piena difesa in caso di aggressione da parte tedesca. Ma quando questa aggressione puntualmente avvenne, nel settembre 1939, sul fronte occidentale non si sparò un colpo. Gli Inglesi ed i Francesi non spararono un colpo in difesa della Polonia, alla quale era stata tanto garantita protezione e difesa. Anche oggi la NATO non spara un colpo per l’Ucraina, ma gli manda le armi…
Quindi, attenzione, perché queste veramente sono bugie che vengono avvolte in altre bugie. E quindi arriviamo ad un livello di falsificazione che può rappresentare veramente un grosso rischio per la pace mondiale.
Fa particolarmente impressione, avendolo potuto ricostruire abbastanza in dettaglio, anche se in maniera abbastanza anticonformista, il percorso che fa l’Ucraina per arrivare al conflitto di oggi. L’Ucraina chiede ai Grandi nel 1919 di essere riconosciuta come nazione indipendente. In quel momento agli Americani, che stavano dettando legge con i Quattordici Punti di Woodrow Wilson, non interessava l’Ucraina. Interessava di più la Polonia, perché la Polonia poteva fare da cuscinetto sia verso il mondo bolscevico, appena nato dalla rivoluzione, sia verso la Germania. E poi aveva pure il petrolio, all’epoca: quindi era molto più interessante dell’Ucraina. Quindi rimandarono a casa gli Ucraini, proprio mentre sul territorio dell’Ucraina era in corso una terribile guerra civile, perché “bianchi” e “rossi” si combattevano ferocemente proprio sul suolo ucraino.
L’Ucraina poi attraversa tutte le altre vicende tragiche nel XX secolo. Viene brutalmente sottomessa durante il periodo della dittatura di Stalin. Si arriva addirittura a quello che alcuni hanno definito un genocidio per fame: il Parlamento ucraino ha considerato genocidio il cosiddetto olodomor, la morte di stenti di decine di migliaia di ucraini. Per non parlare dei kulaki, per lo più ucraini, che vengono deportati e molte decine di migliaia dei quali periscono anch’essi di fame, violenze e sopraffazioni, solo perché sono piccoli agricoltori proprietari della terra che coltivano.
Poi abbiamo l’invasione tedesca, in occasione della quale una parte degli Ucraini si schiera con le truppe tedesche, sperando di togliersi di dosso il dominio sovietico. Cosa meno nota è che molti dei combattenti ucraini che si trovavano in Germania alla fine della guerra furono inseriti nei circuiti occidentali anticomunisti, di lotta anticomunista. Durante la Guerra Fredda gli Stati Uniti d’America conducono operazioni di guerra occulta contro l’Unione Sovietica, in Ucraina, almeno fino al 1960: si tratta dell’operazione CIA denominata Red Sox, una delle più fallimentari tra quelle volute dagli Usa, perché i sovietici la contrastano duramente e con successo. Anche questo avviene sul terreno ucraino: quindi chi ci rimette la vita sono ucraini.
Quindi la strumentalizzazione che serve a mantenere una situazione di conflitto prolungato, che non si vuole fare in nessun modo terminare, è una costante fino ai giorni nostri. Quindi possiamo parlare di una speciale visione strategica del mondo anglosassone, del mondo atlantico, per cui quello che avviene oggi non è un fatto casuale. Questo è un altro punto particolarmente importante, su cui si passa invece con totale indifferenza: è invece un dato oggettivo. Ciò che sta avvenendo oggi è stato costruito in decenni, non è un evento casuale: è un evento che ha alle sue spalle, alle sue origini, una visione ideologica. La visione è appunto imporre il Rules-Based International Order (RBIO) a tutto il mondo, utilizzando la NATO.
Attenzione. La NATO quando nasce ha qualche problema: perché prima sono state create le Nazioni Unite. Allora ci si rifà all’articolo 51 dello statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite: quindi noi NATO interverremo solo se l’aggressore sarà stato condannato dalle Nazioni Unite. Niente vero, perché poi un altro evento ha smascherato questo tipo di strategia: è stata la guerra nei Balcani, la guerra nella ex-Jugoslavia. L’ONU verrà messa da parte, anche per sua incapacità oggettiva di portare la pace in un conflitto così crudele. Interverrà la NATO (1999), che si metterà a bombardare la Serbia, quando la Serbia non accetterà le prescrizioni occidentali. Abbiamo mandato anche noi Italia i nostri aeroplani a bombardare le città della Serbia.
Il passo successivo è stato quello del riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo proprio dalla Serbia (2008), che ha creato ovviamente un precedente internazionale gravissimo, che comprensibilmente Putin spesso richiama nella polemica politica. Perché, lui sostiene, voi avete rotto in questo modo gli accordi di Helsinki del 1975, che prevedevano l’inviolabilità delle frontiere in Europa. A questo punto Putin si è sentito autorizzato a intervenire in difesa dell’Ossezia contro la Georgia, ad esempio, e poi ad occupare nel 2014 la Crimea, facendola secessionare dall’Ucraina. Anche questo mutamento delle regole internazionali è stato foriero di tempesta.
Vorrei affrontare un altro punto: perché la Russia attacca nel febbraio 2022 l’Ucraina? Perché in quel momento, perché in quel modo? È la domanda che mi sono posto. Quando avevo scritto la prima edizione del mio libro, nel 2014, avevo semplicemente raccontato come era stata rovesciata una dirigenza politica ucraina, con l’accusa, assai discutibile, di essere troppo filorussa. In realtà anche su questo, l’ho spiegato in dettaglio, c’è molto da obiettare rispetto alle versioni occidentali: ma non entro qui in merito, per non farvi annoiare troppo. Trovate nel libro maggiori particolari.
Ovviamente ho dovuto approfondire le ragioni di quello che è poi avvenuto nel febbraio 2022. Dal 2014, perché in questo momento e non prima o dopo? Questo è un aspetto estremamente interessante da approfondire: perché ci sono state una serie di mosse diplomatiche e militari, nelle giornate precedenti quell’evento, che hanno culminato in una dichiarazione di cui si è parlato pochissimo. Noi l’abbiamo pubblicata sul nostro giornale on line, clarissa.it. Esattamente due giorni prima dell’inizio della cosiddetta operazione speciale, Zelensky interviene a sorpresa ad un forum sulla sicurezza in Europa, a Monaco di Baviera, e fa una dichiarazione pubblica estremamente grave: cioè che gli accordi di denuclearizzazione dell’Ucraina, risalenti addirittura al 1994, erano per lui carta straccia, non valevano più nulla. Quindi l’Ucraina si dichiarava pronta a dotarsi, se ci fosse stato bisogno, di armi nucleari.
Non a caso due giorni dopo scatta l’operazione di Putin. L’operazione a mio avviso non era rivolta all’invasione dell’Ucraina. Era rivolta molto più semplicemente a tentare, con un’operazione militare in scala ridotta, appunto una “operazione speciale”, di rovesciare Zelensky, probabilmente eliminandolo, per sostituirlo con un governo amico che desse la richiesta autonomia al Donbass. Questo non lo dico io: lo stesso Zelensky, secondo la rivista Time americana (28 aprile 2022), ha raccontato che nelle prime ore dell’attacco russo a Kiev, ebbe notizia che un commando russo si sarebbe dovuto impadronire di lui, al punto che Usa e Gran Bretagna, si noti, gli offrirono di espatriare…
Perché questa questione è così importante da approfondire? Perché, se così fosse, si può anche ipotizzare che il signor Putin sia caduto in una trappola. Cioè: gli si è forse fatto credere, tramite probabilmente elementi infidi dell’intelligence russa, o tramite magari una buona operazione d’intossicazione da parte NATO più Ucraina, gli si sia fatto credere che questa operazione lampo era possibile: mentre non lo era, poiché era già nota agli apparati di intelligence occidentali. Ulteriore conferma: in Russia saltano delle teste, ai vertici dei servizi di intelligence militare, non molto dopo l’avvio dell’operazione speciale.
Questo potrebbe anche spiegare le ragioni per cui la Russia non ha mai programmato una mobilitazione militare totale. Il fatto che non ci abbia pensato è alle origini della cosiddetta ribellione della Wagner, che sostanzialmente cosa rimprovera a Putin? Rimprovera proprio di non avere adottato contro l’Ucraina una guerra totale. Per meglio dire, Wagner dice: forse questa guerra non era proprio da fare, ma, se la facciamo, facciamola fino in fondo – un ragionamento tipico dei militari professionisti. Quindi probabilmente qualcuno sta oggi rimproverando a Putin di essersi ficcato in una situazione dalla quale è obiettivamente difficile uscire, vuoi dal punto di vista politico, vuoi dal punto di vista militare.
Questo probabilmente sta alimentando delle illusioni molto pericolose in Occidente, cioè l’idea che, tenendo aperto questo conflitto a lungo, Putin si logorerà e quindi prima o poi sarà rovesciato. Ecco allora l’arroganza con cui Joe Biden dà la Russia già per sconfitta, come hanno fatto altri prima di lui: potremmo citare Napoleone e Hitler, ad esempio. Ma bisogna stare molto attenti, perché non è detto che, rovesciato Putin, chi viene dopo di lui possa essere migliore, più morbido, più trattabile con l’Occidente. Ci sono sicuramente all’interno della Russia forze che spingono per una radicalizzazione del conflitto.
Allora mettiamo tutti questi elementi accanto ad un’Ucraina strumentalizzata. L’Ucraina non crediamo sia un regime democratico. Zelensky ha eliminato in maniera molto pesante le opposizioni. Di fatto l’Ucraina ha una storia molto simile a quella della Russia. Cioè parliamo di classi dirigenti che sono più che altro espressione di conglomerati affaristici, diciamo di derivazione sovietica, come avvenuto anche in Russia. Quindi abbiamo un’Ucraina strumentalizzabile e facilmente controllabile dal mondo atlantico. Qui dovremmo fare una serie di riferimenti, che non faccio per non farvi perdere tempo: li trovate nel lavoro che ho fatto.
Questo è un elemento sicuramente pericoloso, perché abbiamo a che fare con una classe dirigente che pensa solo al potere, che ha un interesse molto relativo per il popolo ucraino: non ha certamente una sensibilità “democratica”, più o meno fra virgolette. Dall’altro abbiamo una Russia messa alle corde, probabilmente con problemi all’interno di una leadership che sta premendo su Putin per dare una svolta decisiva al conflitto sul piano militare. Abbiamo poi una NATO che sta organizzando il mondo per affrontare tutto quello che può capitare in futuro: compreso l’uso di armi nucleari più o meno tattiche.
Una cosa particolarmente significativa, già venuta fuori nei mesi scorsi, della quale, almeno per quanto ne so io, nei media diciamo ufficiali non si è parlato, la NATO si sta anche proponendo come un organismo promotore di sviluppo tecnologico. Hanno creato un sistema, un acceleratore, come si dice nel linguaggio della ricerca scientifica, il cui acronimo è DIANA, rivolto proprio a organizzare sistematicamente le strategie di ricerca, sviluppo e produzione di armamenti avanzati fra i partner, a livello europeo e ovviamente americano, ed in prospettiva anche giapponese. Con ovvie ricadute positive per questo grandissimo business, quello delle armi, da sempre molto redditizio. Questa è una novità importante, seppure con dei precedenti tentativi abbastanza fallimentari. Questa volta ci si applicherrano seriamente, vi assicuro, lo ribadiscono anche nel comunicato di ieri.
Ma la NATO fa anche qualcosa di più, e questo è davvero il segno dei tempi. Cioè sta sviluppando il primo fondo sovrano internazionale. Notate bene: i fondi sovrani sono entità finanziarie che raccolgono capitali, quindi raccolgono denaro da investitori sparsi in tutto il mondo. Però con una caratteristica appunto di sovranità, cioè di carattere pubblico, addirittura internazionale in questo caso: come garante finanziario dello sviluppo degli armamenti e della ricerca scientifica, in direzione appunto militare. Giustamente la NATO con Stoltenberg si vanta di avere ideato e creato il primo fondo sovrano internazionale della storia, il che significa davvero molte cose.
Significa intanto che gli Stati nazionali cominciano a non avere più sovranità, neanche da questo punto di vista: in un settore, quello della difesa e degli armamenti, che normalmente era di assoluta pertinenza dello Stato-nazione di modello classico. Quindi si va a toccare una pluralità di elementi strutturali, giuridici, istituzionali, dei sistemi politico-economici attuali. Aggiungo un dettaglio, che mi è venuto in mente prima vedendo il vostro cartello all’entrata: Resistenza e Resilienza. Nel documento NATO, si dedicano un paio di paragrafi al fatto che la NATO si deve preoccupare anche di aiutare gli Stati membri a organizzare la “resilienza della società civile”, ovviamente rivolta a condizioni belliche: quindi preparare i popoli a vivere in stato di guerra, con il relativo indispensabile controllo sociale, che abbiamo già visto all’opera durante la pandemia (perdonatemi il collegamento…).
Quindi cominciamo ad avere un’istituzione internazionale politico-finanziario-scientifico-militare, con una direzione che è comunque controllata da una superpotenza, gli USA, la quale si preoccupa a questo punto di entrare in tutti i settori chiave di qualsiasi entità statale alleata, di qualsiasi genere e tipo. Quindi abbiamo di fatto uno Stato sovranazionale, al quale noi aderiamo e continuiamo sempre di più a sottostare.
Finisco con un ultimo riferimento. Perché proprio la Russia e la Cina sono indicati come nemici dalla NATO? Questo è stato detto in maniera molto chiara nel 2018, nel documento strategico di difesa degli Stati Uniti d’America, e questo viene ribadito anche nella dichiarazione NATO di ieri. Molto semplicemente, si dice che la Cina e la Russia mettono in discussione l’ordine, l’ordine di cui dicevamo prima, fondato sulle regole dell’internazionalismo liberal-capitalista, e dunque sono delle potenze revisioniste. Non si può non notare che si tratta della stessa accusa che si fece negli anni Trenta del secolo XX, dal ‘36 in poi, nei confronti di Italia, Germania e Giappone.
Per quanto ovviamente i parallelismi lascino sempre il tempo che trovano, sappiamo bene attraverso quali drammatiche vicende questo marchio di “potenze revisioniste” abbia comunque portato alla Seconda Guerra Mondiale. Quindi stigmatizzare come nemico chi non accetta. o vuole semplicemente rivedere, l’ordine esistente è una scelta molto preoccupante. La revisione dell’ordine internazionale creato dagli iniqui trattati del 1919 era una delle richieste che avanzarono Italia e Germania, con tutte ovviamente le critiche che si possono sollevare ai loro rispettivi regimi politici.
Oggi preventivamente si dice che chiunque voglia mettere in discussione l’ordine esistente, appunto il Rules-Based International Order, è un pericoloso nemico, contro il quale è necessario prepararsi a combattere, e contro uno dei quali si sta già combattendo, quanto meno fornendo le armi a chi lo combatte.
È possibile parlare di pace, in una prospettiva del genere?
Fonte: https://clarissa.it/wp/2023/07/16/guerra-in-europa-e-ordine-internazionale-nato/.