'Il "trilemma" dell''economia mondiale'

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16 Dicembre 2011 - 12.56


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di Giuliano Garavini da www.rete28aprile.it

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Nell suo ultimo bel libro sui paradossi della globalizzazione, l”economista di Harvard Dani Rodrik descrive il “trilemma” dell”economia mondiale: democrazia, sovranità nazionale e globalizzazione economica sono obiettivi che possono essere perseguiti solo a coppie.

Secondo Rodrik, se si vuole perseguire l”iperglobalizzazione economica e mantenere la sovranità nazionale bisogna rinunciare ad elementi sostanziali di democrazia. Se si vuole salvare la globalizzazione e garantire allo stesso tempo la possibilità di scelte democratiche, bisogna rinunciare alla centralità della nazione in favore di autorità democratiche globali.

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Se invece si intende salvare lo Stato nazione e la democrazia politica, allora bisogna rinunciare all”iperglobalizzazione e limitarne l”azione in alcuni settori. Quest”ultima scelta è la soluzione preferita da Dani Rodrik: le diversità sociali e culturali fra i popoli del mondo impedirebbero una vera e propria democrazia globale.

Il trilemma descritto qui sopra, applicato a quell”esempio di sistema economico regionale che è l”Unione europea, spiega al meglio le diverse alternative che si presentano oggi ai cittadini europei. Anche nell”Unione europea, Stati nazionali, democrazia politica e Mercato unico imperniato sull”euro, non possono essere perseguiti tutti e tre allo stesso tempo, ma solo a coppie.

Se infatti si vuole salvare il Mercato unico (e con esso l”euro) e allo stesso tempo la sovranità nazionale bisogna rinunciare a quote significative di democrazia politica. Rodrik chiama questa opzione la “regola aurea”: un meccanismo in cui per sopravvivere i governi nazionali dovrebbero perseguire solo politiche adatte ad attrarre capitali e a godere della fiducia dei mercati, e dunque gli ambiti delle scelte democratiche sarebbero estremamente limitati.

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Al contrario, se si vuole mantenere partecipazione democratica e Stati nazionali bisogna rinunciare all”euro e al Mercato unico e ritornare al tempo del “Mercato comune” – il modello di integrazione europea esistente fino metà degli anni ”80 – in cui non vi era piena libertà di movimento dei capitali e gli Stati potevano proteggere, in caso anche legiferando in autonomia, le caratteristiche essenziali dei propri compromessi sociali e dei servizi pubblici.

In ultimo, se l”obiettivo è quello di preservare l”euro e allo stesso tempo la democrazia partecipativa, bisogna necessariamente sacrificare quote sostanziali di sovranità nazionale. Occorre cioè creare un governo democratico e federale dell”economia che possa legiferare in materia di politica economica e non solo.

L”illusione che questo “trilemma” non esista sta facendo prevalere nei fatti la prima opzione. Deve essere chiaro che il percorso tracciato da Merkel e Sarkozy il 9 dicembre scorso a Bruxelles, e appoggiato dall”attuale governo italiano, va esattamente nella direzione di ridurre, fino a renderli inconsistenti, i margini delle scelte democratiche. Norme di bilancio rigide, decise attraverso accordi intergovernatativi e gestite da entità sovranazionali come la Corte di giustizia di Lussemburgo (Maastricht 2), diventeranno tavole della legge sulle quali nessun potere democratico potrà incidere.

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Gli stessi trattati intergovernativi prevederanno modifiche della Costituzione – in primo luogo quella del pareggio di bilancio – avverando l”impensabile risultato di accordi fra governi in grado di modificare il patto sul quale si fonda il rapporto fra Stato e cittadini. Sul mercato del lavoro, la tassazione e le privatizzazioni, i popoli europei dovranno accettare che i propri governi mettano semplicemente lo stampino a quanto loro richiesto da organismi non eletti come la Commissione europea e la Banca centrale o del tutto imperscrutabili come i mercati.

Di fronte a tutto ciò occorrono massicce mobilitazioni sociali che siano in grado di bloccare questo processo e la più larga alleanza possibile fra le forze politiche, intellettuali e sociali di tutti i paesi europei. Tale sussulto di dignità e partecipazione non potrà prescindere da una dura opposizione al governo di Merkozy e Monti e dovrà mirare a far prevalere, contro ogni tentazione autarchica, l”opzione della salvaguardia dell”euro e allo stesso tempo dello spostamento a livello europeo di alcune scelte democratiche, con la creazione di un governo federale dell”economia. Questo governo dovrà legiferare sulle politiche di bilancio, sul fisco e sugli standard lavorativi, ma dovrà anche promuovere una salvaguardia dei beni comuni europei contro il loro progressivo svilimento.

 

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Fonte: http://www.rete28aprile.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2378:15122011-il-trilemma-dellunione-europea&catid=26:comunicati-stampa&Itemid=21.

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