Capita che uno studio faccia il giro del mondo, ripreso e riportato da decine di blog e giornali, e che quando torni al mittente, del messaggio originale sia rimasto poco o niente. Come nel gioco del telefono senza fili. E così può succedere che, complice – suo malgrado – questa ricerca dell’Università Tecnica di Berlino, gliorti urbani finiscano improvvisamente sotto processo, accusati di allevare pomodori killer e carote assassine. Troppo inquinamento, troppo traffico, troppo smog: gli ortaggi di città sono pieni di metalli pesanti, mangiarli è roba da pazzi. Ma è proprio così?
Veramente lo studio in questione* partiva da un’altra considerazione: l’agricoltura urbana è esplosa sia nei Paesi in “via di sviluppo†– dove spesso rappresenta la principale fonte di sostentamento – sia nelle città europee e statunitensi, dove sempre più cittadini decidono di coltivarsi da sé il proprio cibo spinti dal desiderio di riallacciare il contatto con la Natura e nutrirsi in modo più sano. La domanda che si sono posti gli studiosi di Berlino, dunque, era questa: siamo sicuri che il cibo coltivato autonomamente in città sia più sano di quello che troviamo nei supermercati? Una premessa senza la quale il senso dello studio viene completamente travisato.
Dalle analisi a campione effettuate in vari punti della città , Berlino, è emerso che circa il 50% degli ortaggi campionati presentava valori di piombo e altri metalli pesantisuperiore ai limiti previsti dalle direttive europee. (Il che non rende automaticamente un ortaggio pericoloso ovviamente: ogni giorno assumiamo metalli nella nostra dieta, che non sono di per sé tossici. Il problema è quando queste dosi raggiungono percentuali troppo elevate, che possono provocare problemi alla nostra salute, soprattutto se consumati su base quotidiana).
A fare la differenza, oltre alla qualità del terreno, era la distanza dalle strade trafficate: il 67% degli ortaggi con valori di piombo superiori ai limiti di legge si trovavano a meno di 10 metri dalla strada! Viceversa, fra gli ortaggi coltivati a più di 10 metri di distanza o con una barriera protettiva in mezzo, la percentuale degli sforamenti scendeva al 37-38%. Ecco cosa concludevano i ricercatori:
“Dal nostro studio emerge che l’esposizione ad alti livelli di traffico genera una maggior concentrazione di contaminanti nelle coltivazioni urbane. Parallelamente, la presenza di barriere fra l’orto e la strada riduce notevolmente il rischio di contaminazione. Inoltre, la diversità nell’ammontare delle tracce di metalli pesanti riscontrata nei diversi campionamenti testimonia l’importanza di un’analisi specifica del terreno su cui viene impiantata la coltivazione. Risulta invece più complicato classificare i tipi di ortaggi in base al rischio di contaminazione, semplificando fra verdure problematiche e non. Il nostro studio suggerisce che le coltivazioni urbane non sono automaticamente più sane o più sicure dei prodotti provenienti dai supermercati. Occorrono studi ulteriori per sviluppare monitoraggi dell’inquinamento, analisi di rischio e linee guida specifiche per ogni diverso tipo di coltivazione. In contrasto con la visione più tradizionale dellasicurezza alimentare, che principalmente si basa solo sul livello di contaminazione, altri studi suggeriscono che i rischi delle coltivazioni urbane vadano considerati in un contesto più ampio, e giudicati alla luce dei benefici che complessivamente provoca alla nostra salute il fatto di coltivare autonomamente ortaggi in città . Per questo riteniamo che la vera sfida sia riuscire a combinare le due prospettive: l’analisi dei rischi e i vantaggi sociali dell’agricoltura urbanaâ€.
Intervista a Ina SäumelE quindi? Possiamo continuare a seminare insalata invece di panico? Abbiamo chiesto qualche consiglio proprio a Ina Säumel, autrice principale dello studio e ricercatrice presso l’Istituto di Ecologia dell’Università Tecnica di Berlino.
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Quando diciamo che le verdure cresciute in città possono essere contaminate, che cosa vuol dire esattamente? E’ un problema di inquinamento atmosferico o del terreno su cui crescono le piante?Le principali fonti che portano all’accumulo di metalli pesanti nelle coltivazioni urbane sono tre: l’utilizzo di terreni già contaminati, l’uso di acque reflue per l’irrigazione degli orti e infine l’inquinamento atmosferico, che deriva prevalentemente dal traffico e dalle emissioni industriali. Le piante possono quindi assimilare gli inquinanti in entrambi i modi, sia attraverso le radici, sia in superficie.
Se il terreno è inquinato dunque c’è poco da fare. Ma se l’orto urbano viene cresciuto su un terreno sano, c’è modo di eliminare la contaminazione causata dallo smog?Una pulizia accurata riduce notevolmente la presenza degli inquinanti atmosferici. Noi l’abbiamo fatto scrupolosamente durante le nostre ricerche, e ha funzionato. Per quanto una parte di inquinanti rimanga comunque presente, nonostante il lavaggio…
E’ vero che l’altezza dalla strada può fare da barriera contro gli inquinanti? E’ più salutare un orto su un balcone al quinto piano che uno a livello strada?Questo è un aspetto che non abbiamo analizzato direttamente nel nostro studio, ma possiamo dare una risposta sulla base degli studi di modellistica effettuati sulla distribuzione delle polveri. Grosso modo, gli inquinanti – metalli pesanti e altri agenti contaminati che si appiccicano al particolato – sembrano presenti prevalentemente fra il piano terra e il secondo piano degli edifici.
Quali sono i contaminanti più pericolosi?Fra i metalli, direi senz’altro il piombo e il cadmio. Ma ho una buona notizia: abbiamo appena portato a termine un nuovo studio specifico sulla presenza di questi metalli nella frutta coltivata in città . In particolare ci siamo concentrati su noci, frutti di bosco, pomacee (mele, pere, nespole, sorbo…), drupacee (pesche, susine, albicocche, ciliegie, mandorle…). Quel che è emerso è che la frutta di città accumula molti meno inquinanti della verdura, e soprattutto non ha mai sforato i limiti europei! Addirittura, le tracce di piombo e cadmio in alcuni casi erano inferiori nella frutta urbana che in quella proveniente dai supermercati… In ogni caso, ci sono ancora tanti altri tipi di inquinanti da monitorare, e infatti abbiamo in programma nuovi studi, in cui ci concentreremo per esempio sugli inquinanti organici e sui pesticidi, che hanno effetti gravissimi sulla salute dell’uomo.
Insomma, alla fine di tutte queste valutazioni, che consigli vi sentite di dare a chi vuole lanciarsi nell’avventura di un orto urbano, oltre a quello di lavare accuratamente la verdura?Ci sono alcune precauzioni da prendere: allontanarsi il più possibile dalle strade molto trafficate; proteggere l’orto con siepi e barriere vegetali, pacciame, ma anche i teli bucati che si usano contro le erbacce; soprattutto, far analizzare il terreno su cui si decide di coltivare: se si è alle prese con un suolo problematico, vi consiglio di acquistare un substrato commerciale, ma che sia di buona qualità ! Purtroppo ci siamo accorti che la percentuale di ortaggi che superavano i limiti di legge europei per il piombo era maggiore quando questi stessi ortaggi erano stati piantati in substrati commerciali. Purtroppo i substrati low cost in vendita nei supermercati sono spesso privi del controllo di qualità …
*How healthy is urban horticulture in high traffic areas? Trace metal concentrations in vegetable crops from plantings within inner city neighbourhoods in Berlin, Germany: lo studio intero è a pagamento.
Fonte: http://comune-info.net/2013/07/dare-vita-allorto-urbano/