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TTIP: segreto, ovvero il contrario di pubblico

'La segretezza dei negoziati e il silenzio complice dei grandi mezzi d''informazione. [Mariangela Rosolen]'

TTIP: segreto, ovvero il contrario di pubblico
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24 Marzo 2014 - 17.27


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di Mariangela Rosolen

Nessuna bozza, traccia, schema di TTIP è a oggi disponibile. Di certo sappiamo solo che il Presidente Obama e la Commissione Europea hanno dato mandato all’ambasciatore USA Michael Froman e al Commissario UE al Commercio Karel de Gucht di confezionare un Trattato transatlantico dai mirabolanti obiettivi: incrementare il commercio Usa-Ue di 120 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni e creare due milioni di posti di lavoro. A quale prezzo? Non si deve sapere.

Le trattative si svolgono in segreto, a porte chiuse, e in quelle segrete stanze si sono già tenuti oltre 100 incontri con i più importanti lobbisti, su corpose documentazioni di parte, a totale insaputa della società civile. Qualche laconico comunicato e consultazione addomesticata, qualche soffiata o appunto trapelato sono gli elementi di conoscenza di cui disponiamo. Illuminanti sono invece gli studi commissionati dai mandanti, allo scopo di magnificare gli splendidi accordi che si stanno concludendo. Ed è analizzando quegli straordinari obiettivi che possiamo farci un’idea di quel che ci si sta preparando e che [url”www.s2bnetwork.org”]www.s2bnetwork.org[/url] ci ha messo a disposizione. La traduzione italiana è disponibile sui siti di Attac Torino e Attac Italia con il titolo “Un trattato dell’altro mondo”: [url”www.attactorino.org”]www.attactorino.org[/url] o [url”www.attac.it”]www.attac.it[/url].

Sugli stessi siti è disponibile anche il video della lezione sul TTIP tenuta a Torino il 29 gennaio scorso dal prof. Alessandra Algostino, professore associato in Diritto costituzionale comparato dell’Università di Torino.

Il Trattato di Partenariato USA-UE per il Commercio e gli Investimenti ci promette un reddito aggiuntivo per famiglia di 4 persone di 545 dollari all’anno, a condizione che siano smantellate tutte le leggi e regolamenti di tutela sanitaria, ambientale, del lavoro, che attualmente impediscono o limitano la possibilità di realizzare il massimo profitto negli scambi e negli investimenti. Il che significa: libera produzione, circolazione e vendita sul mercato europeo degli organismi geneticamente modificati, della carne agli ormoni, dei polli al cloro.

Il “principio di precauzione” sostituito dalla prova scientifica di nocività dei singoli prodotti, processi produttivi, componenti. Era stato adottato in Europa all’inizio degli anni 90 in seguito all’epidemia della “mucca pazza” per ridurre o eliminare – tramite decisioni di prevenzione – quei rischi che non sono ancora scientificamente provati. Di conseguenza bando alla etichettatura e tracciabilità dei prodotti alimentari e chimici.

Emblematica la situazione riguardante l’estrazione e lo sfruttamento del gas di scisto (fracking): circa 11.000 nuovi pozzi scavati in un anno negli Stati Uniti contro una dozzina in Europa per effetto di divieti e moratorie in attesa di verificare i rischi che la tecnologia estrattiva può arrecare alla salute e alla sicurezza delle persone e dell’ambiente.

La segretezza dei negoziati si confà egregiamente alla passività dei grandi mezzi d’informazione del nostro paese che si guardano bene dal rompere il silenzio, appena scalfito dall’impegno dei “soliti” mezzi d’informazione alternativi. E poiché la Commissione Europea tratta e firmerà l’Accordo a nome e per conto degli Stati membri, rischiamo di trovarci a fine 2014, data prevista per la conclusione dei negoziati, con la brutta sorpresa del pacco di Natale già confezionato e pronto per l’uso sotto l’albero.

Siamo ancora in tempo per impedirlo. Alla fine degli anni ’90 un analogo pacco-dono del libero mercato, l’AMI – Accordo Multilterale sugli Investimenti, era stato preparato segretamente dalle stesse oligarchie che oggi lo traducono nel TTIP e che venne fatto saltare proprio grazie al fatto che i suoi demenziali contenuti erano divenuti di pubblico dominio. E c’erano comunque ancora i Tribunali a cui ricorrere per il ripristino dei diritti negati. Ma la totale cancellazione dello Stato Sociale Europeo che ora il TTIP si propone, la dichiarata subordinazione al profitto di ogni tutela sul lavoro, la salute, l’ambiente che non sia compatibile con il profitto, può incontrare ancora forti resistenze nel sistema giudiziario dei paesi più evoluti.

Ecco allora il Tribunale Speciale, organismo sovranazionale, extra-territoriale – si dice con sede presso la Banca Mondiale – sul modello del collegio arbitrale le cui sentenze non saranno appellabili essendo sovraordinate alle stesse Costituzioni nazionali. È molto probabile che si tratti di tribunali simili a quelli già previsti da Accordi come il NAFTA1, modellati sui Collegi Arbitrali privati composti da tre arbitri scelti generalmente tra “principi del foro” un po’ distratti rispetto ai loro conflitti di interessi e che, una volta nominati, non devono più rendere conto a nessuno. Possono avvalersi di ogni tipo di strumenti e risorse, in genere lucrosissime consulenze, test e perizie, le loro decisioni sono definitive e non possono più essere impugnate. Una gestione della giustizia di ricchi per i ricchi e che infatti non emette sentenze ma multe, sanzioni, risarcimenti.

Così facendo, la giustizia si misura in dollari. La Lone Pine ad esempio, impresa californiana dell’energia, ha chiesto al Tribunale Speciale istituito dal NAFTA*, di condannare lo Stato del Canada a un risarcimento di 191 milioni di dollari per aver imposto una moratoria sul fracking, il sistema di frammentazione idraulica per estrarre il gas o il petrolio di scisto. Moratoria dettata dalla preoccupazione per i rischi per la salute e l’ambiente provocati da quelle lavorazioni.

La Phillip Morris ha invece denunciato l’Australia al Tribunale Speciale del WTO per le leggi antifumo e chiesto un enorme risarcimento per i mancati profitti. Addirittura 3,7 miliardi di euro per mancati profitti delle sue due centrali nucleari tedesche, sono stati chiesti dalla svedese Vattenfall alla Germania che ha abbandonato la produzione di energia nucleare dopo il disastro di Fukushima. Si contano ben 514 cause legali di questo genere negli ultimi vent’anni: 123 sono state promosse da investitori USA: il 24% del totale; 50 da investitori olandesi, 30 britannici e 20 tedeschi.

La sola minaccia di cause legali per milioni di euro, intentate da studi legali con centinaia di avvocati per conto delle multinazionali, può mettere sul chi va là i governi e indurli ad attenuare o addirittura rinunciare a emanare leggi a tutela del lavoro, salute,ambiente. Se le decisioni politiche a livello locale, regionale o nazionale corrono questi rischi di strangolamento economico, ben più disarticolanti di una sentenza civile o penale, è a rischio la stessa democrazia.

Ma un po’ ovunque, a partire dall’Europa e dagli stessi Stati Uniti, si stanno organizzando movimenti sociali e sindacali che rivendicano trasparenza dei negoziati e il bando dei Tribunali speciali in qualsiasi tipo di Trattato. Chiediamolo con forza e determinazione anche ai prossimi candidati al Parlamento europeo.

(24 Marzo 2014)

*Nafta: Per approfondire, consigliamo la lettura dell’articolo di Elvira Corona: [url”Il Nafta e la sollevazione zapatista in Chiapas”]http://www.italia.attac.org/spip/spip.php?article3973[/url].

Articolo tratto dal [i]Granello di sabbia[/i] di febbraio, dedicato al TTIP, il numero é scaricabile [url”QUI”]http://www.italia.attac.org/granello_di_sabbia/il_granello_di_sabbia_febbraio_14_link.pdf[/url].

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