ATF AMP
“‘Tis the time’s plague when madmen lead the blind.â€.
William Shakespeare, King Lear (Atto IV°, scena prima)
di Pierluigi Fagan.
Le opinioni ed il dibattito su quel composito mondo di stimoli ed idee che cade sotto il termine –decrescita-,
parte da un assunto. Questo assunto risale al momento nel quale questo
termine ed il successivo movimento di idee che lo seguì, nacque.
parte da un assunto. Questo assunto risale al momento nel quale questo
termine ed il successivo movimento di idee che lo seguì, nacque.
Eravamo ai primi degli anni ’70 e a cominciare dall’economista franco-rumeno Nicholas Georgescu Roegen, ma in contemporanea nel movimento dell’ecologismo scientifico e nelle analisi del Club of Rome,
nonché in certa cultura sistemica, si prese coscienza del semplice
fatto che una crescita infinita (modello economico dominante) in un
ambito finito (pianeta), era impossibile. Prima che impossibile era
assai dannoso per le retroazioni che si sarebbero innescate sia in
termini ecologici, sia negli stessi termini economici termini che
avrebbero portato con loro, pesanti conseguenze sociali, alimentari,
sanitarie, culturali, geopolitiche, paventando la formazione di chiari
presupposti catastrofici. L’intuizione della decrescita, una sorta di
cassandrismo destinato come tutti i cassandrismi a risultare antipatico e
sospetto di eccesso paranoide, nasceva quindi da uno sguardo in
prospettiva e nasceva proprio nel momento in cui la società della
crescita era al culmine dei suoi gloriosi trenta anni di galoppata.
Messa così, la questione si presentava come una opzione, la fatidica
alternativa volontaria di una uscita ordinata da un sistema economico
che non poteva esser inteso come un “pasto gratisâ€. Era un pasto, ma non
era gratis poiché aveva appunto dei costi. Non solo quelli sociali ben
noti all’analisi marxista, ma anche quelli bio-ambientali che rispetto
ai primi, hanno l’urgenza primaria che gli deriva da essere della
categoria a cui siamo tutti iscritti, al di là del genere,
dell’anagrafe, dell’etnia e della classe: il biologico.
nonché in certa cultura sistemica, si prese coscienza del semplice
fatto che una crescita infinita (modello economico dominante) in un
ambito finito (pianeta), era impossibile. Prima che impossibile era
assai dannoso per le retroazioni che si sarebbero innescate sia in
termini ecologici, sia negli stessi termini economici termini che
avrebbero portato con loro, pesanti conseguenze sociali, alimentari,
sanitarie, culturali, geopolitiche, paventando la formazione di chiari
presupposti catastrofici. L’intuizione della decrescita, una sorta di
cassandrismo destinato come tutti i cassandrismi a risultare antipatico e
sospetto di eccesso paranoide, nasceva quindi da uno sguardo in
prospettiva e nasceva proprio nel momento in cui la società della
crescita era al culmine dei suoi gloriosi trenta anni di galoppata.
Messa così, la questione si presentava come una opzione, la fatidica
alternativa volontaria di una uscita ordinata da un sistema economico
che non poteva esser inteso come un “pasto gratisâ€. Era un pasto, ma non
era gratis poiché aveva appunto dei costi. Non solo quelli sociali ben
noti all’analisi marxista, ma anche quelli bio-ambientali che rispetto
ai primi, hanno l’urgenza primaria che gli deriva da essere della
categoria a cui siamo tutti iscritti, al di là del genere,
dell’anagrafe, dell’etnia e della classe: il biologico.
Bene o male, la questione è ancora così
intesa. Dai detrattori che rimangono addirittura divertiti
dall’impresentabilità concettuale di quella pattuglia eretica che
annovera assieme a vegani-animalisti-abbracciatori di alberi anche
anti-moderni con ex-marxisti, eco-olisti con natural-sofisti, sistemici
non conformisti e qualche professore universitario eterodosso. Ma anche
dalla stessa variegata pattuglia dei supporter che si riunisce
politicamente a fatica solo intorno ad una specie di teologia negativa,
lì dove è incerto di dire sì a cosa perché è chiaro solo l’accordo sul
no.
intesa. Dai detrattori che rimangono addirittura divertiti
dall’impresentabilità concettuale di quella pattuglia eretica che
annovera assieme a vegani-animalisti-abbracciatori di alberi anche
anti-moderni con ex-marxisti, eco-olisti con natural-sofisti, sistemici
non conformisti e qualche professore universitario eterodosso. Ma anche
dalla stessa variegata pattuglia dei supporter che si riunisce
politicamente a fatica solo intorno ad una specie di teologia negativa,
lì dove è incerto di dire sì a cosa perché è chiaro solo l’accordo sul
no.
Quella che vorremmo proporre è
una riflessione che faccia il punto a più di quaranta anni
dall’emersione dell’idea, sul suo statuto: la decrescita è davvero una alternativa? Secondo noi, no.
Non crediamo sia una alternativa ma un fatto. Un fatto che non ci pone
la domanda se ci piace o meno ma che ci pone la domanda su come viverci
assieme, poiché siamo già in decrescita, da decenni.
una riflessione che faccia il punto a più di quaranta anni
dall’emersione dell’idea, sul suo statuto: la decrescita è davvero una alternativa? Secondo noi, no.
Non crediamo sia una alternativa ma un fatto. Un fatto che non ci pone
la domanda se ci piace o meno ma che ci pone la domanda su come viverci
assieme, poiché siamo già in decrescita, da decenni.
Nei primissimi anni ’70, accaddero quattro fatti:
1) Uscì The Entropy Law and the Economic Process di Georgescu Roegen (1971);
2) Uscì il Rapporto del Club of Rome curato degli studiosi del M.I.T. (1972);
3)
L’allora presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon comunicò la
sera di un 15 Agosto (1971), ad un mondo distratto ed in vacanza, che
non valeva più la precedente architettura di patti e trattati
economico-monetari stipulati nel 1944 (Bretton Woods) e che
dall’indomani, gli USA avrebbero stampato dollari decidendo liberamente
il quando ed il quanto. Si trattava del fiat money, una specie
di creazionismo sul modello vetero-testamentario. Lì Dio diceva “Luce!†e
la luce fu, qui il presidente diceva “Dollaro!†e dollari furono.
Tanti. Prima esisteva un restrittivo ilomorfismo per il quale va bene la
forma, ma c’era anche bisogno della materia per cui per stampare 100
dollari erano necessari 100 dollari di oro nei forzieri di Fort Knox.
Dopo l’invenzione ferragostana invece si passava alla metafisica del
valore, si diceva denaro e compariva denaro, si diceva ricchezza e
-oplà -, ecco la ricchezza.
L’allora presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon comunicò la
sera di un 15 Agosto (1971), ad un mondo distratto ed in vacanza, che
non valeva più la precedente architettura di patti e trattati
economico-monetari stipulati nel 1944 (Bretton Woods) e che
dall’indomani, gli USA avrebbero stampato dollari decidendo liberamente
il quando ed il quanto. Si trattava del fiat money, una specie
di creazionismo sul modello vetero-testamentario. Lì Dio diceva “Luce!†e
la luce fu, qui il presidente diceva “Dollaro!†e dollari furono.
Tanti. Prima esisteva un restrittivo ilomorfismo per il quale va bene la
forma, ma c’era anche bisogno della materia per cui per stampare 100
dollari erano necessari 100 dollari di oro nei forzieri di Fort Knox.
Dopo l’invenzione ferragostana invece si passava alla metafisica del
valore, si diceva denaro e compariva denaro, si diceva ricchezza e
-oplà -, ecco la ricchezza.
Per pura coincidenza, nel 1971 apre anche la
slot machine di ogni futura speranza di crescita dell’economia
post-industriale:
slot machine di ogni futura speranza di crescita dell’economia
post-industriale:
4) il NASDAQ.
Sembra dunque che le
presa di coscienza dell’impossibilità della crescita infinita non sia
stata solo in coloro che paventavano il collasso ecologico-sistemico, ma
anche in coloro che il collasso economico-sistemico già lo vedevano in atto
e non per motivi ecologici ma per impossibilità strutturale di
continuare a produrre crescita economica tradizionale, a partire dagli
USA.
presa di coscienza dell’impossibilità della crescita infinita non sia
stata solo in coloro che paventavano il collasso ecologico-sistemico, ma
anche in coloro che il collasso economico-sistemico già lo vedevano in atto
e non per motivi ecologici ma per impossibilità strutturale di
continuare a produrre crescita economica tradizionale, a partire dagli
USA.
Sappiamo poi come sono andate le cose. Ben
Bernanke regna per ben 19 anni a capo di una Fed che stampa tonnellate
di denaro che presta a tassi prossimi allo zero creando un lungo intervallo verde
(verde è il colore dei dollari, intervallo verde è la traduzione
letterale di green-span). Dopo sessantasei anni (nel 1999) viene
abrogato il Glass-Steagall act e tutta una pioggia di invenzioni
banco-finanziarie creano l’effetto di moltiplicare a dismisura il volume
dei foglietti verdi che Fed
distribuiva ormai come la pubblicità degli acquapark cade dagli
aeroplanini che sorvolano le spiagge. De-regulation, de-localizzazioni,
privatizzazione, globalizzazione, debito a pioggia, per un lungo
presente felice di ricchezza per tutti! Questa è stata la crescita occidentale degli ultimi 40 anni accompagnata dai chierici della scolastica economica, alacremente intenti a produrre summae teologiche
che inneggiavano alla new-economy, all’innovazione perpetua, alla
schumpeterismo permanente, alla mistica della “creazione del valoreâ€.
Ancora oggi vi sono anche sette ispirate i cui medium invocano la parola
di Smith per un mercato libero-libero, perché solo così può
manifestarsi il fantasma della mano invisibile.
Bernanke regna per ben 19 anni a capo di una Fed che stampa tonnellate
di denaro che presta a tassi prossimi allo zero creando un lungo intervallo verde
(verde è il colore dei dollari, intervallo verde è la traduzione
letterale di green-span). Dopo sessantasei anni (nel 1999) viene
abrogato il Glass-Steagall act e tutta una pioggia di invenzioni
banco-finanziarie creano l’effetto di moltiplicare a dismisura il volume
dei foglietti verdi che Fed
distribuiva ormai come la pubblicità degli acquapark cade dagli
aeroplanini che sorvolano le spiagge. De-regulation, de-localizzazioni,
privatizzazione, globalizzazione, debito a pioggia, per un lungo
presente felice di ricchezza per tutti! Questa è stata la crescita occidentale degli ultimi 40 anni accompagnata dai chierici della scolastica economica, alacremente intenti a produrre summae teologiche
che inneggiavano alla new-economy, all’innovazione perpetua, alla
schumpeterismo permanente, alla mistica della “creazione del valoreâ€.
Ancora oggi vi sono anche sette ispirate i cui medium invocano la parola
di Smith per un mercato libero-libero, perché solo così può
manifestarsi il fantasma della mano invisibile.
Quando
questo precario sistema-tampone ebbe un primo collasso, prima si
accusarono gli avidi, poi si invocarono le regole che per altro erano
state scientemente abrogate dagli stessi invocanti. Poi si teorizzò che
esistesse una teoria economica-monetaria responsabile ideologico del
misfatto: il neoliberismo. Ancora oggi l’Fmi si affanna a dare
consigli sulle modifiche strutturali necessarie a riprodurre le
condizioni necessarie per nuovi miracoli, le economie post moderne
riscoprono il valore industriale ormai perduto in favore degli
emergenti, rialzano la testa i keynesiani ed un francese (Thomas Piketty)
diventa best seller del ranking librario del NYT con le sue 696 pagine
di argomentazioni contro l’ineguaglianza che destabilizza l’intero
sistema. Ma tutti sembrano eludere il fatto.
questo precario sistema-tampone ebbe un primo collasso, prima si
accusarono gli avidi, poi si invocarono le regole che per altro erano
state scientemente abrogate dagli stessi invocanti. Poi si teorizzò che
esistesse una teoria economica-monetaria responsabile ideologico del
misfatto: il neoliberismo. Ancora oggi l’Fmi si affanna a dare
consigli sulle modifiche strutturali necessarie a riprodurre le
condizioni necessarie per nuovi miracoli, le economie post moderne
riscoprono il valore industriale ormai perduto in favore degli
emergenti, rialzano la testa i keynesiani ed un francese (Thomas Piketty)
diventa best seller del ranking librario del NYT con le sue 696 pagine
di argomentazioni contro l’ineguaglianza che destabilizza l’intero
sistema. Ma tutti sembrano eludere il fatto.
Il fatto è che le economie occidentali non crescono più.
da en.wikipedia.org – Economic growth
Decresce
l’occupazione poiché gli 1-2-3% di Pil in più che si mostravano non
avevano nulla a che fare con l’economia di produzione e scambio (quella
vigente dal XVIII° secolo).
l’occupazione poiché gli 1-2-3% di Pil in più che si mostravano non
avevano nulla a che fare con l’economia di produzione e scambio (quella
vigente dal XVIII° secolo).
Decresce
l’occupazione perché com’è noto dai tempi di Ricardo e poi a Keynes,
cresce l’innovazione tecnologica, i servizi impiegano meno
dell’industria, le produzioni si saturano progressivamente, la platea
dei produttori si è allargata a dismisura molto di più di quella dei
consumatori, le produzioni ad alto impiego di lavoro sono sempre più non
occidentali.
l’occupazione perché com’è noto dai tempi di Ricardo e poi a Keynes,
cresce l’innovazione tecnologica, i servizi impiegano meno
dell’industria, le produzioni si saturano progressivamente, la platea
dei produttori si è allargata a dismisura molto di più di quella dei
consumatori, le produzioni ad alto impiego di lavoro sono sempre più non
occidentali.
Decrescono i profitti d’impresa
ed infatti la mortalità imprenditoriale è pari all’abnorme sviluppo
degli impieghi finanziari, ormai totalmente slegati dal finanziamento
della macchina produttivo-scambista. I possessori di capitale impiegano
il denaro nelle slot machine finanziarie perché molto più remunerative,
più veloci, più agili nel permettere spostamenti di investimento
continui in un mercato che continuamente cambia.
ed infatti la mortalità imprenditoriale è pari all’abnorme sviluppo
degli impieghi finanziari, ormai totalmente slegati dal finanziamento
della macchina produttivo-scambista. I possessori di capitale impiegano
il denaro nelle slot machine finanziarie perché molto più remunerative,
più veloci, più agili nel permettere spostamenti di investimento
continui in un mercato che continuamente cambia.
Decresce
l’innovazione (tranne quella banco-finanziaria) poiché la
quantità -qualità della creazione anni ’50-’60 (per non dire di quella
post macchina a vapore del XIX° secolo o seguente la rivoluzione
elettrica) non ha nulla a che vedere con le anoressiche start up su
qualche app per i devices della sempre più nevrotica distrazione di
massa.
l’innovazione (tranne quella banco-finanziaria) poiché la
quantità -qualità della creazione anni ’50-’60 (per non dire di quella
post macchina a vapore del XIX° secolo o seguente la rivoluzione
elettrica) non ha nulla a che vedere con le anoressiche start up su
qualche app per i devices della sempre più nevrotica distrazione di
massa.
Decrescono le utilità ed i rendimenti perché è nella natura di questo sistema avere grandi inizi e code sottili.