L'Abenomics, i sovranisti e l'Impero che decide | Megachip
Top

L'Abenomics, i sovranisti e l'Impero che decide

Se la recessione avesse un suono, quella del Giappone di Shinzo Abe arriverebbe come un boato, forte quanto i rumori della “Premiata Stamperia Yen” fin qui in azione.

L'Abenomics, i sovranisti e l'Impero che decide
Preroll

Redazione Modifica articolo

19 Novembre 2014 - 16.20


ATF

di Gengis Kant.

Se la
recessione avesse un suono, quella del Giappone di Shinzo Abe arriverebbe come
un boato, altrettanto forte quanto i rumori della “Premiata Stamperia Yen” con
cui sin qui la banca centrale nipponica aveva prodotto una massa abnorme di
moneta. “Nel terzo trimestre, il Pil
giapponese è scivolato dell”1,6% su base annua
” [CNBC].

Vedete
dunque la fine che sta facendo l”Abenomics, con tutto che il
debito pubblico nipponico è in mano ai giapponesi stessi?

Ma il
Quantitative Easing non era
salvifico? Ma la moneta “indipendente” (sic!) non era salvifica?

Quante
idiozie sono state dette dai “sovranisti”! Idiozie uguali e speculari a quelle
dei monetaristi. Dopo tutto il modo di ragionare è il medesimo.

Il Quantitative Easing è, temporaneamente,
salvifico solo se lo fai con una moneta che gode di un “exorbitant privilege”. Non era il caso dello Yen. E non
sarebbe il caso né della Dracma, né di una rediviva Lira.

Temiamo
che non sia nemmeno il caso dell”Euro. Mario Draghi manda a quel paese Angela
Merkel solo per tuffarsi nelle braccia del Dollaro.

Perché
lo stampare moneta come indemoniati funziona sulle altre valute in modo diverso
dal dollaro? Paul Craig Roberts lo ha spiegato bene: «Forse la risposta sta
nella potentissima alleanza tra il governo USA e il settore
bancario/finanziario e sull”obbligo che Washington impone ai suoi stati
vassalli affinché sostengano il dollaro come valuta di riserva mondiale.»
Questione non di tecnica monetaria, ma di politica, di intelligence, soft power,
controllo e ricatto delle classi dirigenti, minacce, alleanze. Impero. E mica
un impero ordinatore, un impero del Caos, che ha aggiunto un motore
sovralimentato al classico “divide et impera” che muoveva i vecchi imperi.

Le
dichiarazioni bellicose della Cancelliera non promettono una scissione
dall”impero statunitense e, di conseguenza, dall”Euro. Possiamo anche
immaginarci che la Merkel e Putin si siano dette cose ben diverse da quelle
ufficiali, ma gli USA sanno che tenere in pugno la Germania vuol dire tenere in
pugno l”Europa. Quindi tra promesse e minacce cercheranno in tutti i modi di continuare
a tenerla in pugno.

I
nostri sovranisti queste cose non le concepiscono nemmeno lontanamente. Nemmeno
quelli che impostano la battaglia di uscita dall”Euro come una battaglia
politica e non monetaristica.

A
onor del vero, fra gli studiosi MMT, c’erano quelli che avevano previsto in tempi non sospetti che «l’ampliamento della base monetaria che avviene
riassorbendo Titoli di Stato non ha meccanismi di trasmissione diretta
sull’economia reale»: ossia l’Abenomics non poteva funzionare, e avrebbe
accompagnato alla stagnazione anche una svalutazione dei salari. Le “riforme strutturali”
somigliano in ogni emisfero.

Nell’emisfero
nostro non tutti gli umori popolari sono chiari. La sensazione è che – mugugni
o meno – una netta maggioranza di cittadini non abbia intenzione di «uscire
dall”Europa». Provate solo a pensare a quella gran massa di giovani che vede
nella mobilità intraeuropea l”unica ancora di salvezza.

Ad
ogni modo, Alberto Bagnai, che è un abile ragioniere e un prolifico tabellista,
ma non molto di più più, ha criticato Grillo per il referendum sull”Euro,
perché dice che non essendo riconosciuto dalla legge italiana non serve a
nulla. Sembrerebbe tecnicamente ineccepibile. Ma politicamente? Non si può affatto
trascurare l’utilità politica. Il referendum non impegna per un”uscita
dall”Euro, ma per una diversa politica. Se giocata bene è una buona iniziativa.

Già
la raccolta di firme per un referendum che non si può fare può essere una buona
occasione per porre il problema e risvegliare le coscienze.

Diceva
Hegel che il vero è l”intero. Ma chi oggi è in grado di pensare l”intero?
Pensiamo a porzioni. Così è anche per la moneta. La moneta non è la struttura
principale del sistema, anzi è decisamente una sua funzione conseguente. La
moneta è una di quelle funzioni che ha il senso solo in un verso, quello che le
dà il sistema. Cioè non è una funzione attraverso la quale si può cambiare il
sistema, ha solo un senso, preordinato da altri apparati. I critici dell”euro
agiscono correttamente quando criticano l”Euro, ma molti di loro agiscono
scorrettamente quando si avventurano nel piano delle soluzioni poiché mentre la
parte destruens si riferisce ad un
oggetto semplice (la moneta, appunto), la parte construens implica un intero, fatto di molte altre cose di cui
sanno poco e di cui non sanno come maneggiare le implicazioni sistemiche.

Difficile
fare previsioni.

E
quindi non ci avventuriamo a chiederci se l”Euro (così come lo conosciamo) ci
sarà al capodanno del 2015.

Né ci
avventuriamo sul futuro del Giappone. Quelle isolette, gravitanti intorno alla
massa iperdensa del Paese di Mezzo, sembrano poter diventare una periferia
cinese: cosa che è praticamente impossibile da digerire per la mentalità nipponica.
Ecco, lì, qualche previsione si può fare. Ci saranno dei problemini, all’ombra
di navi, aerei e cannoni nuovi fiammanti.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati