Le "cantonate" sul franco svizzero

La ragione politica dietro la decisione della BNS di creare il caos nei mercati finanziari: la pressione dei cantoni svizzeri. [Antidiplomatico]

Le "cantonate" sul franco svizzero
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21 Gennaio 2015 - 10.02


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di Antidiplomatico

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La decisione della Banca centrale svizzera di abbandonare il tetto (peg) del valore del franco con l”euro della scorsa settimana ha gettato i mercati nel caos. Sono state avanzate molte teorie, scrive Tomas Hirst su [url”Business Insider”]http://www.businessinsider.com/the-swiss-national-bank-move-may-have-been-done-to-protect-its-dividend-2015-1[/url], per provare a dare una spiegazione su una decisione che ha lasciato il mondo della finanza nello stupore. Ma una è stata sottovalutata dai media: la pressione svolta dai governi locali svizzeri nel mancato pagamento dei dividendi da parte della BNS.

A differenza di altre Banche centrali svizzere, la BNS non è controllata direttamente dal governo, ma tra i suoi vari azionisti ci sono le amministrative regionali svizzere (cantoni), oltre ad organi pubblici e privati. Come ha ricordato Cullen Roche: “Alla fine del 2013, il 52,5% delle azioni erano in mano ai cantoni, banche dei cantoni e altre autorità pubbliche ed istituzioni. Le azioni rimanenti in possesso degli individui privati e entità legali in Svizzera ed estere”.

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La BNS ha un “compito di protezione” verso i suoi azionisti – una responsabilità di agire nei loro migliori interessi. E qui, prosegue Hirst, possiamo iniziare a comprendere le pressioni cui è stata sottoposta la banca.

La BNS paga un dividendo ai suoi azionisti con un tetto massimo del 6% del profitto netto, oltre che una tariffa fissa ai governi locali. L”accordo prevede un fondo (cool) di un miliardo di franchi (1,15 miliardi di dollari) all”anno diviso tra i 26 cantoni in proporzione alla loro popolazione e, ancora più importante, viene considerato un introito fisso e sicuro dalle amministrazioni. Secondo la Banca centrale svizzera, il dividendo era stato pagato ogni anno negli ultimi 100 anni. Fino al 2013, quando il collasso del prezzo dell”oro ha colpito le riserve auree della BNS.

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Il crollo del 30% dei prezzi dell”oro dal 2014 hanno determinato una diminuzione di 9 miliardi di franchi. Questo significa che la Banca centrale non è stata in grado di rispettare l”art.31 dell”Atto nazionale bancario svizzero e tale fallimento è stato uno shock per le finanze locali.

I cantoni hanno iniziato a protestare e all”inizio del mese la BNS ha dichiarato di attendersi un profitto contabile di 38 miliardi di franchi per il 2014, tale da permettere la ripresa del pagamento del miliardo di franchi di dividendi per il 2015. Ma questo, prosegue Hirst, una settimana prima di abbandonare il tetto con l”euro – una decisione che ha determinato un apprezzamento enorme del franco ed un caos nei mercati finanziari con perdite stimate in circa il 13% del Pil nella giornata di giovedì. Permettendo al franco di apprezzarsi contro l”euro, la Bns ha visto i suoi asset in euro presenti nella sua balance sheet crollare rispetto al franco svizzero.

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E allora perché ha agito in un modo?

Una risposta semplice (ma incompleta) è il timing sbagliato. Dato che il presidente della BNS Thomas Jordan riteneva il franco sopravvalutato a quel livello, è possibile (ma poco probabile) che potesse pensare ad un deprezzamento dopo l”abbandono del peg. Anche con la prospettiva di un QE prossimo della BCE che avrebbe svalutato l”euro, il consiglio BNS può aver pensato che avendo appena affrontato il pagamento del dividendo per il 2014 e con il resto del 2015 per cercare di annullare le eventuali perdite che potrebbe incorrere dopo aprile, poteva cogliere il momento di abbandonare un peg che era chiaramente diventato scomodo. E” passato un intero anno a trovare i soldi per pagare il dividendo per il 2015, anche se ora viene colpita per gli asset in valuta estera che si deprezzano.

Naturalmente, una tale mossa è una scommessa nell”ambito della crisi della zona euro: la Bce è attesa con un QE, il cui maggior impatto del quale potrebbe essere quella di indebolire l”euro rispetto al livello attuale e quindi spingere ancora più sul franco nel breve periodo. Se avrà un impatto positivo nella regione, la crescita della zona euro potrebbe apprezzare la valuta. Se non funziona, comunque, la Svizzera potrebbe vedere affluire nuovi capitali europei come valvola di protezione per parcheggiare i propri capitali.

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Si può quindi dire che la decisione della BNS di far diminuire i suoi tassi d”interesse sui depositi a – 0.75% — “in pratica la banca si tiene parte dei tuoi soldi e non paga un interesse” – è uno sforzo proprio per limitare questo effetto. Gli investitori sembrano ancora vederla una protezione dalla perdite, anche al prezzo di 0,75%.

(21 gennaio 2015)

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