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da L”Antidiplomatico.
“L”Italia deve scegliere tra l”euro e
la sua sopravvivenza economica”, lo scrive sul Telegraph il noto
editorialista finanziario Ambrose Evans-Pritchard.
“Il tempo stringe per l”Italia, bloccata in una deflazione da debiti e
alle prese con una crisi bancaria che non puo” affrontare con i vincoli
dell”unione monetaria”, scrive.
Dalla Traduzione de il Nord:
la sua sopravvivenza economica”, lo scrive sul Telegraph il noto
editorialista finanziario Ambrose Evans-Pritchard.
“Il tempo stringe per l”Italia, bloccata in una deflazione da debiti e
alle prese con una crisi bancaria che non puo” affrontare con i vincoli
dell”unione monetaria”, scrive.
Dalla Traduzione de il Nord:
“Dal picco della crisi – prosegue Evans Pritchard – come ha
ricordato il governatore della Banca d”Italia, Ignazio Visco, il
prodotto interno lordo si e” ridotto del 9% e la produzione industriale
del 25%. Ogni anno la percentuale del debito rispetto al Pil sale: 121
per cento nel 2011, 123 nel 2012, 129 nel 2013, 132,7 nel 2015. Lo
stimolo della Banca centrale europea svanirà prima che l”Italia riuscirÃ
a uscire dalla stagnazione e il Fondo monetario internazionale,
infatti, prevede una crescita di appena l”1% quest”anno. La finestra
globale si sta chiudendo”.
ricordato il governatore della Banca d”Italia, Ignazio Visco, il
prodotto interno lordo si e” ridotto del 9% e la produzione industriale
del 25%. Ogni anno la percentuale del debito rispetto al Pil sale: 121
per cento nel 2011, 123 nel 2012, 129 nel 2013, 132,7 nel 2015. Lo
stimolo della Banca centrale europea svanirà prima che l”Italia riuscirÃ
a uscire dalla stagnazione e il Fondo monetario internazionale,
infatti, prevede una crescita di appena l”1% quest”anno. La finestra
globale si sta chiudendo”.
[…]
“Negli anni Novanta – continua Evans Pritchard in questo fulminante
articolo pubblicato oggi dal Telegraph – l”Italia registrava un ampio
avanzo negli scambi commerciali con la Germania, prima che fossero
fissati i tassi di cambio e quando si poteva ancora svalutare. In
quindici anni l”Italia ha perso rispetto alla Germania il 30% di
competitività sul costo di lavoro per unità di prodotto; dal 2000 la
produttività è diminuita del 5,9%. I governi che si sono succeduti
sono criticabili, ma la questione più rilevante è che oggi il paese non
riesce a uscire dalla trappola”.
articolo pubblicato oggi dal Telegraph – l”Italia registrava un ampio
avanzo negli scambi commerciali con la Germania, prima che fossero
fissati i tassi di cambio e quando si poteva ancora svalutare. In
quindici anni l”Italia ha perso rispetto alla Germania il 30% di
competitività sul costo di lavoro per unità di prodotto; dal 2000 la
produttività è diminuita del 5,9%. I governi che si sono succeduti
sono criticabili, ma la questione più rilevante è che oggi il paese non
riesce a uscire dalla trappola”.
“A questa miscela combustibile – prosegue l”autore – si aggiunge la
crisi bancaria, che rivela la disfunzionalità dell”unione monetaria e
peggiora di giorno in giorno: prestiti non performanti per 360 miliardi
di euro gravano sui bilanci delle banche. La vigilanza esercitata dalla
Bce ha peggiorato le cose e il fondo Atlante potrebbe attirare sempre
più banche nel pantano, aumentando il rischio sistemico. L”Italia è nel
peggiore dei mondi possibili: a causa delle regole dell”Ue, non può
prendere iniziative in piena sovranità per stabilizzare il sistema
bancario e non esiste ancora un”unione bancaria degna di questo nome che
condivida gli oneri. Renzi ha di fronte una dura scelta: o dice alle
autorità europee di andare all”inferno o resta a guardare impotente che
il sistema bancario imploda e il paese precipiti nell”insolvenza.
L”Italia non è la Grecia, non puo” accettare la sottomissione. Tra i
poteri forti dell”industria italiana qualcuno ormai sussurra che
l”uscita dall”euro potrebbe non essere così terribile. Sarebbe l”unico
modo per evitare una catastrofica deindustrializzazione”.
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