Al bar, in treno o a una cena tra amici, capita sempre più spesso che all’improvviso qualcuno chieda: “Hai visto quanto sto guadagnando con i Bitcoin?”. È lì che la conversazione deraglia verso terreni inesplorati e la maggior parte degli interlocutori rimane in silenzio. Indomito, il primo rincalza sostenendo di aver guadagnato dodicimila euro in sei mesi. “Li ho comprati a 2000 e venduti a 14.000!”, afferma con soddisfazione. Segue un altro momento di silenzio e stupore, poi la richiesta di chiarimenti diventa irresistibile.
Al cenno “spiegami, cosa è questa cosa?”, si scatena un’infinita dissertazione, più o meno accurata, sul mondo Bitcoin. Poche notizie attraggono l’attenzione più dei guadagni facili e veloci. Ma prima di avventurarsi nel Far West delle valute digitali, con tutti i rischi annessi, è meglio capire bene cosa sono e come funzionano. Se all’inizio non è tutto perfettamente chiaro non c’è da preoccuparsi: anche gli esperti discutono ancora animatamente tra di loro su molti aspetti. Di seguito tre informazioni di cui non può più fare a meno chiunque voglia continuare ad andare al bar, prendere il treno o cenare con gli amici.
Cosa è un Bitcoin?
Mentre scrivo, il prezzo di un Bitcoin è di circa 14mila euro (blockchain.info è uno dei siti da consultare per il valore aggiornato e altre statistiche sulle transazioni). I Bitcoin si possono vendere e comprare online e il loro prezzo è determinato dall’incontro tra domanda e offerta. Quando solo pochi Bitcoin sono in vendita e ci sono tanti potenziali acquirenti il prezzo, a parità di altre condizioni, tenderà ad aumentare. Al contrario, se fossero in molti a voler vendere i propri Bitcoin e pochi a voler comprare, gli acquirenti potrebbero strappare un prezzo migliore, spingendo per un abbassamento del valore dei Bitcoin sul mercato.
Chiarito che, come per la gran parte dei prodotti, il prezzo è determinato da un equilibrio variabile fra chi vuole comprare e chi vuole vendere, rimane da capire cos’è un Bitcoin e perché migliaia di persone stanno spendendo più di quattordicimila euro per comprarne uno quando con gli stessi soldi potrebbero farsi un viaggio in giro per il mondo, comprare una Ducati Hypermotard o finanziare Valigia Blu per sei mesi.
Un Bitcoin è un oggetto digitale (token), spesso privo di un supporto fisico, che può essere inviato elettronicamente da una persona a un’altra in qualsiasi parte del mondo e in tempi relativamente brevi (in genere qualche decina di minuti) senza l’intervento di banche o altri intermediari istituzionali.
Possedere un Bitcoin equivale, nell’accezione comune, a possedere un tipo specifico di “password” (chiamata chiave privata) che può essere usata per spostare la moneta digitale o inviarla a qualcuno in ogni parte del mondo. Nella maggior parte dei casi si usano chiavi private a 256-bit (un esempio casuale e non reale è E9873K79C6D87DC0DB6A5778633389 F4453213303DA61F20BD67FC233AA33262).
Puoi salvare questa chiave in formato digitale sul tuo computer, su un hard disk esterno o puoi scriverla semplicemente su un pezzo di carta. Avere la chiave privata vuol dire possedere quel Bitcoin e avere il diritto di spostarlo dove si vuole. Se perdi o dimentichi la tua chiave privata non esiste nessuna procedura di recupero password o sistema per recuperarla: hai perso il Bitcoin. Esistono dei sistemi e dei prodotti che consentono di salvare la chiave privata attraverso procedure più articolate (es. hardwallet), ma il concetto rimane inalterato: chi possiede la chiave privata non ha bisogno di alcun intermediario per spostare o inviare quel Bitcoin.
Una caratteristica fondante del modello Bitcoin è l’assenza di un intermediario istituzionale (banche, istituti di credito, etc.) che centralizza e regola gli scambi. Le transazioni avvengono attraverso una rete diffusa di nodi (computer) collegati tra di loro in maniera paritaria (peer-to-peer). Nessun nodo è superiore gerarchicamente agli altri. In questo momento nel mondo si contano poco più di 1100 nodi che collaborano insieme per validare e registrare tutte le transazioni di Bitcoin (qui è possibile conoscere il numero esatto e la distribuzione geografica di questi nodi). Gli scambi sono gestiti in maniera distribuita da una molteplicità di utenti senza alcun intervento (né garanzia) di autorità centrali, governi, banche o altri intermediari. Ogni persona che voglia aggiungere il proprio computer a questa rete di validazione e registrazione delle transazioni può farlo, ovviamente avendo le necessarie risorse economiche e competenze. Inserito nel sistema, il nuovo computer inizierà a conservare, come gli altri nodi, tutte le transazioni mai avvenute di Bitcoin a partire dal 2009 raggruppate in dei blocchi (in questo momento è stato appena registrato il blocco numero 499200: qui tutte le transazioni registrate in questo specifico blocco).
Attenzione, ci si può confondere facilmente: il termine Bitcoin si usa anche per indicare il sistema di pagamento, basato su una rete di consenso, che rende possibili le transazioni elettroniche di moneta digitale. Si tratta della prima rete decentralizzata di pagamento peer-to-peer a livello internazionale. L’uso dello stesso nome per indicare sia l’oggetto della transazione (la moneta digitale, il token), sia il mezzo di transazione (il sistema di pagamento), è causa di gran confusione per chi si avvicina per la prima volta a questo tema.
Ok, ma a cosa servono i Bitcoin?
Qual è la funzione o l’utilità dei Bitcoin è uno dei temi più caldi nel dibattito, spesso aspro, che coinvolge sviluppatori, investitori, istituzioni, economisti, appassionati e utenti. Una possibile risposta è: dipende. Dipende dalla singola persona.
Oggi Bitcoin può essere principalmente:
· Uno strumento altamente speculativo, per chi cerca di trarre profitto dalla forte volatilità del prezzo. Il valore di un Bitcoin può variare di molti punti percentuali anche nel giro di minuti, per cui, acquistando e rivendendo rapidamente, alcuni cercano di guadagnare dalla differenza tra i due prezzi (es. comprare a 1000, rivendere a 1050, comprare a 990 e rivendere a 1100 e così via).
· Uno strumento di investimento di lungo periodo, per chi vuole investire con un orizzonte temporale di lungo periodo, ovvero anni (in gergo, gli hodler). La storia di questo termine è significativa dello spirito emergente “dal basso” di molti eventi e attività nella comunità Bitcoin. (Qui la storia di questa parola, per chi non riesce a tenere a freno la curiosità). Un hodler compra un Bitcoin e spera che tra 3, 5 o 10 anni il prezzo aumenti. Nel 2013 con 100 euro si comprava 1 Bitcoin che oggi vale oltre 14.000 Euro. Ovviamente un hodler assume un grosso rischio: nel caso in cui il prezzo del Bitcoin scenda a 0 tutti i risparmi investiti saranno azzerati, e non esiste alcuna garanzia a tutela.
· Una moneta digitale, per chi volesse usarla come mezzo di scambio per comprare beni o servizi, sia online che offline. Oggi questo tipo di utilizzo è forse il meno diffuso tra chi possiede Bitcoin. Ma la progressiva diffusione di questo strumento potrebbe spingere sempre più realtà commerciali ad accettarlo come forma di pagamento. Per chi fosse curioso di sapere dove sono accettati i pagamenti in Bitcoin ci sono diversi aggregatori che raccolgono queste informazioni, come ad esempio usebitcoins.info o in Italia quibitcoin.it.
Il primo acquisto verificato al mondo di un prodotto pagato con Bitcoin è stato concluso da Laszlo Hanyecz il 22 Maggio 2010. Laszlo ha comprato due pizze (sì, il primo bene mai comprato con i Bitcoin è stata una pizza!) del valore di 25 dollari per 10.000 Bitcoin. Quei Bitcoin oggi valgono 140 milioni di euro… probabilmente la cena più cara al mondo (il post in cui Laszlo offriva di pagare la pizza in Bitcoin è ancora online).
Oltre questi tre, esistono anche altri potenziali utilizzi, che oggi rappresentano dei casi minori (es. l’adozione di Bitcoin per farsi pubblicità e diventare un interlocutore privilegiato all’interno di una certa comunità).
Qualche esempio di rischi nell’uso di Bitcoin
I Bitcoin sono insieme un’innovazione tecnologica, un esperimento sociale e un modello di governance distribuito. Il livello d’incertezza per innovazioni così radicali e complesse è altissimo ed è difficile prevedere quali saranno gli sviluppi e i livelli di adozione futuri.
Di sicuro si tratta di un mercato scarsamente regolamentato e con assenza di tutele legali per gli utenti. Per molti, queste sono caratteristiche positive perché responsabilizzano gli attori e semplificano l’operatività del sistema. Allo stesso tempo, le persone meno esperte dovrebbero essere molto caute e studiare nei dettagli tutte le caratteristiche di questi strumenti finanziari prima di lanciarsi in operazioni rischiose. Uno dei casi che ha scosso maggiormente la comunità di Bitcoin è quello di Mt.Gox, la piattaforma che nel 2013 gestiva oltre il 70% di tutte le transazioni di Bitcoin al mondo. Nell’arco di pochi mesi nel 2014 Mt.Gox ha prima sospeso tutte le attività di scambio di valuta digitale e ha poi chiuso dichiarando bancarotta perché una gran parte dei Bitcoin che gestiva sono andati persi o sono stati rubati negli anni. A quel punto l’equivalente di oltre 450 milioni di dollari (circa 850mila Bitcoin, ai prezzi attuali sono circa 14 miliardi di dollari) è diventato inaccessibile ai legittimi proprietari, e gran parte delle persone che aveva i propri Bitcoin in quella piattaforma ha perso i propri investimenti (una piccola parte di quei Bitcoin è oggi stata recuperata). La comunità Bitcoin ha reagito prontamente e lavorato per recuperare la fiducia persa, ma non esistono ad oggi chiare tutele legali per i risparmiatori né regolamentazioni stringenti e soluzioni specifiche. I rischi di investimento sono decisamente alti.
L’aumentare del livello di adozione dei Bitcoin, così come il suo aumento di prezzo, sta facendo aumentare l’interesse delle istituzioni e di molte organizzazioni verso le monete virtuali. La scorsa domenica (10 Dicembre) un mercato regolamentato di un certo peso, come il Chicago Board Options Exchange, ha lanciato dei futures (strumenti finanziari che impegnano ad acquistare alla scadenza ed al prezzo prefissati l’attività sottostante) sui Bitcoin. La comunità Bitcoin ha accolto la notizia in maniera estremamente positiva, interpretandola principalmente come un riconoscimento da parte di organismi finanziari riconosciuti e rispettati della validità dei Bitcoin. Questa interpretazione pecca forse di eccessivo ottimismo, ma si basa su un elemento importante: le istituzioni iniziano a riconoscere sempre più Bitcoin come un elemento che occupa una posizione crescente di mercato e che difficilmente potranno continuare a ignorare.
Esistono poi dei rischi operativi e tecnici molto più banali, ma altrettanto dirompenti negli effetti. L’utente comune deve imparare a gestire le transazioni e a conservare i Bitcoin per evitare che si ripeta un altro caso Mt.Gox o che per errore invii i propri Bitcoin alla persona sbagliata. Il primo problema può essere affrontato gestendo direttamente la chiave privata senza lasciarla ad altri (es. le piattaforme attraverso cui si perfezionano le transazioni di Bitcoin). La conservazione della chiave privata impone però alti livelli di attenzione: dobbiamo essere certi che il dispositivo su cui la salviamo sia sicuro e difficile da perdere, così da evitare spiacevoli sorprese. Come nel caso di James Howells, di Newport, che dice di aver buttato via per sbaglio nel 2013 un hard disk con tutti i suoi Bitcoin (all’epoca l’hardware valeva probabilmente più dei Bitcoin conservati al suo interno) e che ora vorrebbe trovare un modo per setacciare la discarica dove pensa sia finita la sua spazzatura (con quella di tutta la città). Secondo Howells nell’hard disk ci sono 7500 Bitcoin, al prezzo attuale circa 150 Milioni di Euro, una moderna caccia al tesoro!
Va specificato che in qualche paese l’uso di Bitcoin è vietato o almeno scoraggiato. In Europa e nei paesi del G7, ad oggi, non ci sono particolari divieti, ma in ogni caso meglio controllare prima di usare i Bitcoin all’estero.
Tre domande con risposte rapide
Ai prezzi di oggi, per comprare un Bitcoin devo spendere per forza più di 14.000 Euro?
No, i Bitcoin sono frazionabili fino a otto cifre decimali, ovvero fino a un centomilionesimo di Bitcoin (0,00000001 Btc). Questa unità di misura, che si chiama Satoshi, è la più piccola oggi registrabile su blockchain. Ipotizzando il prezzo di 14K, mille Satoshi ti costerebbero 0,14 Euro (14 centesimi di euro).
Cos’è Blockchain?
È la tecnologia alla base di Bitcoin. Blockchain è, nelle parole di Ianniti e Lakhani, un “registro distribuito e aperto che permette di registrare le transazioni tra due parti in maniera verificabile e permanente”. Semplificando (molto), Blockchain è un libro mastro dove vengono registrate tutte le transazioni in modo da assicurare che la transazione sia avvenuta regolarmente e che nessuno possa modificare quelle informazioni in futuro. Qui per iniziare ad approfondire.
Quale organizzazione o governo controlla, regolamenta e decide del futuro di Bitcoin?
Non c’è un’organizzazione o un governo che oggi controlli direttamente la rete Bitcoin. Le comunità di sviluppatori e utenti partecipano, con modalità diverse, alla sua evoluzione. Gli sviluppatori creando nuovo codice e cercando di migliorare il software e coloro che gestiscono i nodi del sistema Bitcoin decidendo di volta in volta quale versione del software installare e quindi collaborando a decidere quale diventerà lo standard d’uso.
Riferimenti, solo per i più curiosi
Tre fonti utili per iniziare ad approfondire i concetti base:
· Chi seguire. Andreas Antonopoulos è stato sin dall’inizio un punto riferimento nel mondo Bitcoin, ed ha sempre continuato a impegnarsi per spiegare al pubblico più ampio possibile le potenzialità e le caratteristiche di questo strumento. Ha scritto numerosi libri e articoli (antonopoulos.com) e reso disponibili i suoi video di approfondimento.
· Da quale sito web partire. Bitcoin.org/it è un buon punto di partenza per scoprire qualcosa in più su Bitcoin. È gestito da una comunità di sviluppatori e aggrega link ad eventi e risorse interessanti.
· Fiat Bitcoin. Per chi volesse scoprire da dove tutto è partito, il paper di Satoshi Nakamoto, pubblicato nel 2009, in appena otto pagine identifica le prime specifiche tecniche per Bitcoin.
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