di Agustín José Menéndez.
La ristrutturazione del debito italiano se passa la riforma del Mes? Una profezia che si autoavvera, spiega al Sussidiario Agustín José Menéndez, docente di diritto pubblico e comparato nell’Università Autonoma di Madrid. Il vincolo esterno non è mai stato così pervasivo e obbligante. “Prima o poi, la Bce smetterà di fare acquisti, quando meno di farlo ai livelli attuali – dice Menéndez –. In quel momento, o i conti di tutti gli Stati saranno in ordine o non lo saranno. Nel secondo caso, molto più probabile, il Mes sarà l’unica via di uscita per gli Stati ancora in forte disavanzo”. Una riforma contraria all’interesse di tutti e ad ogni presunta “solidarietà” europea, visto che è destinata ad indebolire chi è o sarà più debole.
Per capire meglio, siamo partiti dall’esito dell’ultimo Eurogruppo, che ha dato il via libera alla riforma del Fondo salva-Stati. La prossima tappa è fissata per il 9 dicembre, quando il parlamento si pronuncerà sulla comunicazione del premier Conte in vista del Consiglio europeo del 10-11 dicembre.
Il ministro Gualtieri ha detto che l’introduzione delle clausole di azione collettiva single limb (una novità della riforma) non implica nessun rischio di ristrutturazione del debito nell’area euro. È vero? O piuttosto è vero il contrario?
Mi sembra che il problema delle clausole di azione collettiva, doppie o singole, non risieda tanto in ciò che prevedono, ma in ciò che segnalano o accennano. Vale a dire: di fronte a un’ipotesi di ristrutturazione del debito, si devono stabilire le modalità di tale operazione. In altri termini, il fatto che uno Stato ritenga, anche solo come ipotesi, di poter essere inadempiente e si prepari a tale eventualità, può essere preso come prova che tale possibilità non è affatto da escludere.
Le ricadute?
Immediate. Gli inglesi parlano dei “self-fulfilling prophecies”. Meglio evitarle. Certo, in determinate condizioni, per esempio una storia fiscale travagliata, le Cac possono ridurre i costi dei prestiti. Ci sono, tuttavia, buone ragioni per credere che nell’Eurozona possano avere l’effetto contrario, date le sue asimmetrie e complessità.
Le clausole si possono considerare il cuore della riforma del trattato?
Va ricordato che già nel 2011 si era deciso che tutte le emissioni di debito dell’Eurozona avrebbero incluso Cacs dal 2013. Quello che ora potrebbe cambiare è la maggioranza dei debitori necessaria per avviare una ristrutturazione del debito.
In che cosa consisterebbe la novità?
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