di Alfredo Tocchi.
Casteggio, 31 gennaio 2024. Uno dopo l’altro, in un baccano infernale, arrivano i trattori suonando i clacson e qualcuno persino la tromba da stadio. Molti hanno issato la bandiera italiana. Filmo a pochi metri dai poliziotti. Commento a voce alta: “è magnifico vedere una manifestazione spontanea, pacifica, non politicizzata”. Un poliziotto annuisce.
Passano in tanti, mi colpisce un grande trattore guidato da una madre con in braccio una figlia piccola.
Tra i primi a parcheggiare c’è un trattore John Deere. Scende Angelo, 130 Kg e un gran sorriso.
Accanto al suo, un trattore con un cartello: “Coltiviamo la vita, non fatela morire”.
Marco Zanleone, uno degli organizzatori, saluta gli amici di una vita, oggi compagni di lotta.
Osservo i volti, gli stivali sporchi di vero fango (non quello propagandistico di Soumahoro), i berretti di lana.
Non è retorica, sono commosso. Mi rendo conto che questa protesta – apparentemente tanto lontana dalle mie preoccupazioni – ci riguarda tutti.
C’è stato un tempo in cui la terra coltivabile era di proprietà feudale. I contadini erano forza lavoro. Magari non più servi della gleba, ma esseri umani tollerati sulla terra d’altri soltanto perché indispensabili.
Quel tempo sta tornando. Il nuovo dominio feudale è una realtà. Bill Gates possiede già 100.000 ettari di terra negli Stati Uniti. Blackstone e BlackRock possiedono circa 260.800 ettari di terra soltanto in Ucraina.
Il latifondo sembrava una reliquia della Storia, ma è tornato, è più che mai attuale. Eppure, l’Italia ignora la protesta di questi uomini liberi e coraggiosi.
Tutto mi ricorda la celebre frase sul nostro Paese di Pier Paolo Pasolini: “Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti, proprio perché fosti cosciente, sei incosciente”.
Questi agricoltori della provincia di Pavia sono persone libere che lavorano la propria terra. L’Agenda 2030 vuole cancellare il loro modo di vita. Dopo i piccoli commercianti, fatti fuori dalla grande distribuzione, dopo gli operai, sostituiti dai robot, ora chi comanda (chiamatelo come volete) ha deciso che tocca a loro. Gli porteranno via il diritto di coltivare ciò che vogliono sulla propria terra. Poi, gli porteranno via la terra e la casa, costringendoli a una vita sotto i nuovi feudatari, i fondi americani. Se non li fermiamo adesso, presto nessuno avrà più un pezzo di terra, una casa di proprietà.
Perché via via toccherà a ciascuno di noi. Lo ripeto: a ciascuno di noi, ai giornalisti sostituiti dall’intelligenza artificiale, ai Giudici sostituiti dalla giustizia predittiva degli algoritmi, ai medici vincolati ai protocolli e sostituiti dagli strumenti diagnostici, ai bancari, ai cassieri dei supermercati e così di seguito.
“Non avrete più nulla ma sarete felici” ha avuto il coraggio di scrivere Klaus Schwab, “Mangiatori inutili” ci ha definito Yuval Noah Harari.
Così, la lotta di Angelo è anche la mia. Lo abbraccerei, se non avesse la circonferenza di una vecchia quercia.
Non avere nulla ed essere felici: un ossimoro. Da che mondo è mondo l’essere umano desidera avere le proprie cose, e soprattutto la propria libertà. E non importa se per mantenerla è necessario alzarsi prima dell’alba per dare da mangiare agli animali, se è necessario spaccarsi la schiena per arare, seminare e raccogliere. “Il comunismo è la condivisione della miseria”, disse Winston Churchill. Io credo che qualcosa di molto peggio del comunismo incomba sul nostro futuro: il controllo totale di tutti gli aspetti della nostra vita da parte di un’élite malthusiana che non ha alcun rispetto per la nostra condizione umana.
Siamo su questa terra per realizzarci come individui. Io credo fermamente nella sacralità della vita, di ciascuna vita. E credo che quell’agricoltore abbia colto nel segno: lui e i suoi compagni di lotta coltivano la vita.
Oggi questi trattori sono la mia speranza. Ho compreso in un istante che da qualche parte, in un angolo sperduto di mondo, ai margini della società di transumani una comunità di esseri umani liberi sopravvivrà. Forse grazie al fatto che ha fede in Dio, crede nell’incarnazione del figlio di Dio Gesù Cristo e nella sacralità della vita umana. Forse grazie al fatto che conserva in sé i più nobili sentimenti umani: passione, compassione, amore, solidarietà.
Forse perché è venuta al mondo con la rara consapevolezza di poter muovere i primi passi su una zolla di terra che è di una famiglia, non di una multinazionale.
Come nel finale di Via col vento, io dico loro: “Traete la vostra forza dalla vostra terra”.
In me avrete sempre un alleato leale.
Tratto da: Il Giornale d’Italia, 31 gennaio 2024: