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La Grande Crisi economica e finanziaria scuote le grandi locomotive con i primi accenni di recessione, ma nei vagoni, e sono tanti, è già Depressione.
L”Europa orientale si prepara ad affrontare una violenta “primavera di malcontento”, con rivolte autentiche ma anche con attori che mestano nel torbido:
ci sono casi di provocatori che esasperano i contrasti e le forme della protesta, fino a fornire pretesti per azioni repressive a carico dei manifestanti genuini. La ricetta adottata a Genova nel 2001, e recentemente illustrata da Cossiga, funziona anche in Bulgaria.
Rivolte e disordini di piazza stanno esplodendo fra Bulgaria, Romania e repubbliche baltiche: inflazione, disoccupazione e razzismo alimentano le tensioni [come registra pure il celebre «Times» di Londra (clicca qui)].
Vi proponiamo qui sia un breve reportage di Jason Burke sul «Guardian», sia un inquietante articolo che descrive qualcosa che potremmo definire come i BBB, i Bulgarian Black Bloc.
di Jason Burke – «The Guardian»,
L”Europa orientale va verso una “primavera del malcontento”, secondo esperti nella regione che temono che il precipitare dell”economia globale stia generando una pericolosa reazione popolare di piazza.
Colpite in modo crescente dalla crisi finanziaria, nazioni come la Bulgaria, Romania e le repubbliche baltiche si trovano ora di fronte a profonde destabilizzazioni politiche e conflitti sociali, oltre che ad aumentate tensioni razziali.
La settimana scorsa a Vilnius, capitale della Lituania, i partecipanti ad una manifestazione di protesta davanti al parlamento contro il pacchetto di austerità che comprende aumenti delle tasse e riduzione dei benefici, sono stati respinti con gas lacrimogeni dopo aver lanciato pietre alla polizia.
A Sofia, in Bulgaria, 150 persone sono state arrestate ed almeno 30 ferite in diffusi episodi di violenza. Più di 100 persone sono state arrestate a seguito di scontri di piazza tra manifestanti e forze dell”ordine nella capitale lettone, Riga.
Secondo le stime più recenti, le economie di alcuni paesi dell”Europa orientale, dopo aver fatto registrare una crescita a due cifre per quasi un decennio, si contrarranno fino al 5% quest”anno, con un picco dell”inflazione superiore al 13%. Molti temono che la Romania, che ha aderito all”Unione europea nel 2007 con la Bulgaria, possa essere il prossimo paese a subire gravi problemi di ordine pubblico.
«Entro pochi mesi la gente scenderà in piazza, questo è sicuro», ha detto Luca Niculescu, dirigente nel campo dell”informazione a Bucarest. «Ogni giorno sentiamo parlare di un altro stabilimento che chiude o che si trasferisce all”estero. Il nuovo governo non si è dimostrato troppo efficace. Ci siamo abituati a tassi di crescita molto elevati. Si tratta di un cocktail esplosivo».
Fra le grandi imprese rumene che minacciano una massiccia soppressione di posti di lavoro c”è la casa automobilistica low-cost Dacia, che potrebbe tagliare fino a 4000 posti di lavoro, se le vendite non recuperano. Un portavoce di Renault, che possiede Dacia, ha dichiarato che tali tagli profondi possono essere presi in considerazione solo nel caso di uno “scenario catastrofico”, ma la produzione in Romania si è già fermata per due mesi dopo che la domanda locale è crollata di più della metà . Altre grandi imprese hanno già annunciato piani per delocalizzare, come una fabbrica giapponese di cavi che già dirotta verso il Marocco.
Un altro problema in Romania, come altrove nell”area, è che molti proprietari di case della classe media hanno contratto mutui ipotecari in euro. Con le valute locali al collasso, il rimborso sarà sempre più difficile.
«Cercheremo il dialogo, ma se non funziona difenderemo gli interessi dei nostri iscritti ad ogni costo», ha detto un sindacalista rumeno la scorsa settimana. «Vogliamo essere parte della soluzione, non il problema, ma la situazione è molto grave».
Il dottor Jonathan Eyal, del think-tank Royal United Services Institute di Londra, specializzato per la regione balcanica, afferma che i paesi dell”Europa orientale sono mal equipaggiati per affrontare l”impatto del rallentamento globale e rischiano lo «sconvolgimento sociale».
«Si tratta di economie spesso fragili …con strutture politiche fragili, i partiti politici non sono molto ben formati e le istituzioni deboli. Non sono preparate in modo adeguato a ciò che le ha colpite», sostiene Eyal. «L”anno scorso è stato il nucleo paesi dell”Europa occidentale a traballare, ora sono le periferie più deboli a subire la piena esplosione della crisi».
Le ragioni dei disordini della scorsa settimana sono molteplici. Gli studenti bulgari protestavano per la morte di uno di loro a seguito di un attacco apparentemente accidentale, e accusavano il governo a guida socialista di non riuscire a garantire la sicurezza. A loro si sono uniti gli agricoltori, arrabbiati per i prezzi bassi dei loro prodotti a per i problemi con i sussidi spesso stornati da amministratori corrotti.
Le tensioni si sono aggravate con la crisi del gas, per via della quale la Bulgaria ha subito gravi carenze di riscaldamento e di elettricità poiché Mosca ha chiuso i rubinetti a seguito della controversia con l”Ucraina.
«Siamo stanchi di vivere nel paese più povero e più corrotto», affermavano in un comunicato gli organizzatori della protesta di Sofia. «Questa eccezionale protesta unisce le persone che desiderano un cambiamento e che desiderano di vivere in un normale paese europeo».
In Lettonia, anni di forte crescita economica hanno lasciato il passo alla recessione, all”impennata dell”inflazione e all”aumento della disoccupazione. La fiducia nell”autorità dello Stato e nei suoi rappresentanti è scesa in modo catastrofico, ha dichiarato la scorsa settimana il presidente Valdis Zatlers, minacciando di convocare elezioni anticipate.
La maggior parte delle persone arrestate nei disordini della scorsa settimana a Riga sono state liberate. Secondo il capo della polizia di sicurezza Janis Reiniks, gli arrestati erano «disoccupati, lavoratori, studenti e bambini in età scolare» fra essi «una persona legata al Partito democratico lettone e uno skinhead».
L”anno scorso la Lettonia è stata costretta a chiedere al Fondo monetario internazionale un pacchetto di salvataggio di 6,25 miliardi di sterline, alimentando una reazione sciovinista contro ciò che è stata percepita come una “umiliazione nazionale”.
Tuttavia alcuni Stati dell”Europa orientale sembrano resistere meglio. Il governo estone ha accumulato notevoli riserve in valuta durante gli anni della rapida crescita. «Tutti sanno che quest”anno sarà molto duro. Ma a Riga e Vilnius sono esausti e arrabbiati e hanno perso fiducia nei loro leader, cosa che non accade qui», ha detto Raimo Poom, redattore politico del quotidiano di Tallinn “Esti Paevaleht”.
Uno dei timori è l”aumento degli attacchi nei confronti delle minoranze etniche. La Repubblica ceca, anch”essa gravemente colpita dalla crisi, di recente ha visto la peggiore violenza nelle strade da anni quando i 700 membri del Partito dei Lavoratori di estrema destra si sono scontrati con 1000 poliziotti antisommossa nella città di Litvinov nel momento in cui è stato loro impedito di marciare in una zona a prevalenza Rom. «Il clima politico populista, nazionalista [in Europa orientale] è molto favorevole al sentimento anti-minoranza», ha affermato Larry Olomoofe del Centro europeo dei diritti dei Rom di Budapest.
La storia recente della regione aggrava la crisi, dicono gli esperti. «Siete di fronte a persone che erano riuscite a tenersi a galla lungo un pessimo periodo, dopo il crollo dell”Unione Sovietica, quando le loro economie si contrassero fino a un terzo, grazie alla convinzione che l”adesione all”UE avrebbe portato prosperità e stabilità », afferma Eyal.
«È questa aspirazione a essere stata delusa e ciò è assai destabilizzante.»
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Da: «Bulgarian News Network», 15.01.09:
I provocatori di ieri alla protesta antigovernativa che è sfociata in disordini sono stati assoldati e pagati 300 leva (circa 150?) per dar vita a scontri con la polizia e rovinare una marcia pacifica, informava giovedì DeltaNews, facendo riferimento a voci non ufficiali.
Alcuni individui con indosso cappucci neri si aggiravano tra la folla sotto gli effetti dell”alcol. Qualcuno dei provocatori ha detto di essere stato pagato giorni in anticipo.
«Ho conosciuto un tipo dei sobborghi di Lulin, è venuto e ci ha dato 300 leva a testa per organizzare uno scontro di massa con la polizia alla protesta» hanno riferito alla Radio Nazionale Bulgara due membri del gruppo di ultras del Levski Football Club.
Costui ha spiegato loro che non sarebbe stato male se la situazione fosse degenerata in scontri di piazza. Agli uomini è stato offerto denaro extra se il lavoro fosse stato fatto bene.
«Ho capito che c”erano provocatori fra i manifestanti quando ci siamo tutti inginocchiati in memoria dello studente assassinato Stoyan Baltov» si legge in una dichiarazione degli organizzatori della marcia pacifica. «Gli uomini con le maschere nere continuavano a stare in piedi».
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