‘di antimafiaduemila.com – 1° febbraio 2010
“Dietro a Mario Mori e Mauro Obinu mio padre era sicuro che ci fossero altri riferimenti istituzionali”.
Interrogato dal pm Nino Di Matteo Massimo Ciancimino – che sta deponendo nell”aula bunker dell”Ucciardone, a Palermo, nell”ambito del processo per la mancata cattura di Provenzano del 1995 – sta riferendo altri dettagli sulla cosiddetta trattativa tra Cosa Nostra e lo Stato.
Intercorsa negli anni delle stragi. “Nonostante la stima che mio padre nutriva per il colonnello e per il capitano – ha detto – non poteva non chiedersi come due soli soggetti avrebbero potuto dare vita a questo tipo di rapporto e ancora più garantire offerte e controfferte. Di questo chiese conto agli stessi Mori e Obinu, i quali gli dissero che era stato informato il loro diretto superiore generale Subranni, ma fu poi il signor Franco (il misterioso uomo dei servizi segreti ndr.) a spiegargli che chi poteva garantire quello che sarebbe stato il frutto di un eventuale tavolo di trattativa erano altri. E che di questa attività erano stati informati il ministro Rognoni e il ministro Mancino”.
In merito a quello che “viene volgarmente definito ”il papello””, Ciancimino ha proseguito dicendo di averlo ritirato, il 29 giugno del 1992, “a Mondello, dal dottor Cinà per poi portarlo a Roma da mio padre”. E che “quella busta conteneva le controrichieste di Riina alla prima offerta messa sul tavolo dai Carabinieri”. “Il contenuto di quel documento – ha proseguito – lo vidi tempo dopo, nel 2001-2002. In precedenza l”avevo solo intravisto quando fu consegnato, o mostrato, al signor Franco”.
Quando il pm ha mostrato in aula il documento Ciancimino ha confermato: “E” proprio quello che portai a mio padre attorno a quel 29 giugno. Lo chiesi a lui attorno al 2000 e mi confermò che questo foglio era contenuto nella busta da me consegnata in quella data.
Queste sono le richieste di Riina trasmesse per tramite del Cinà . Lui infatti era il referente di mio padre quando interloquiva con Riina.
Mio padre commentò: “Che testa di minchia”. Sapeva che quelle richieste erano impossibili da presentare. Era pure tentato di chiudere ogni discorso ma fu il Provenzano a convincerlo ad andare avanti a cercare una mediazione”.’