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“Mio padre ha intrattenuto rapporti con uomini dei servizi e in particolare con il ”signor Franco”, come lo conoscevo io, o ”signor Carlo”, come lo chiamava mio padre quando erano soli”. Così Massimo Ciancimino, interrogato dal pm Nino Di Matteo al processo Mori-Obinu, in corso a Palermo, ha introdotto i rapporti tra il padre Vito e “uomini delle istituzioni”.
“Il signor Franco – ha continuato – proprio in quanto uomo legato alle istituzioni non aveva alcun problema ad accedere a casa mia”, dove si sarebbe recato “fino a qualche mese prima della morte di mio padre”.
Il rapporto tra don Vito e l”uomo dei servizi, del quale il figlio Massimo dice di non conoscere la vera identità , “durava da anni, anche se non era datato come quello con il Lo Verde”. “Di fatto – ha spiegato Ciancimino – il rapporto era nato nel periodo in cui il Ministero dell”Interno era retto dal ministro Restivo, quindi negli anni Settanta quando io ero solo un ragazzino, e si è consolidato nel tempo”. Tanto che il “signor Franco era uno di quei cinque o sei personaggi che avevano accesso a utenze riservate e che poteva venire a casa mia senza appuntamento”.
Il misterioso uomo dei servizi si sarebbe incontrato con Vito Ciancimino anche nel periodo in cui questi si trovava agli arresti domiciliari e disponeva di poche ore al giorno di libera uscita e persino mentre si trovava detenuto in carcere. Era inoltre apparso al cimitero nel giorno del funerale dello stesso don Vito. “L”ho riconosciuto da lontano – ha detto Ciancimino – quindi mi sono allontanato dal gruppo dei familiari per andarlo a salutare. Fu in quell”occasione che mi diede una busta contenente un messaggio di condoglianze proveniente dal Provenzano, alias ingegner Lo Verde”.
In seguito alla morte del padre, Massimo Ciancimino avrebbe ricevuto dallo stesso signor Franco l”intimazione a non parlare anche “per non mettere in pericolo la mia famiglia”.
Tratto da: antimafiaduemila.com‘