‘
Operazione Artù: 20 arresti. Nella rete anche uomini vicini a Salvatore Miceli.
di Monica Centofante – antimafiaduemila.com.
Per tentare di negoziare un certificato di deposito da 870 milioni di dollari (39 miliardi di valore attuale) si sarebbero rivolti a diversi istituti di credito italiani ed esteri, compreso lo Ior, la banca vaticana. L”operazione “Artù”, scattata questa mattina su disposizione della Dda di Reggio Calabria, ha sgominato un”organizzazione criminale composta da esponenti di spicco della ”Ndrangheta e di Cosa Nostra siciliana. Tra cui Andrea Angelo di Alcamo e Angelo Salvatore di Salemi, uomini legati al boss del trapanese Salvatore Miceli, arrestato nel giugno del 2009 in Venezuela e vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro.
Venti le ordinanze di custodia cautelare per riciclaggio di denaro, truffa e falsificazione di titoli di credito firmate dal gip Silvano Grasso su richiesta del procuratore di Reggio Pignatone e dell”aggiunto Gratteri. Ed eseguite dalle Fiamme Gialle del comando reggino e dalla Guardia di Finanza, a coronamento di un”indagine che ha visto la collaborazione del Nucleo speciale della polizia valutaria della Gdf e, in una prima fase, della procura di Palmi.
L”inchiesta era partita nel 2009 da un sequestro apparentemente casuale, nel corso di falsi controlli antidroga, effettuati in Calabria. Quando il titolo, emesso dal Credit Suisse nel 1961, fu trovato grazie a una serie di intercettazioni telefoniche nell”auto di Nicola Galati, originario di Vibo Valentia. In seguito al sequestro i finanzieri avevano continuato a monitorare le mosse degli indagati (inizialmente individuati in due soggetti ritenuti vicini alla cosca dei Fazzolari-Viola-Avignone) che non volendo rinunciare alla negoziazione, avevano ricostruito un certificato fasullo accompagnandolo da una falsa attestazione di dissequestro del titolo con tanto di firma apocrifa del pubblico ministero di Palmi. Trattativa ormai in fase avanzata e bloccata questa mattina quando investigatori e inquirenti sono intervenuti nel timore di perdere le tracce del capitale: “Il denaro – hanno spiegato – sarebbe stato trasferito per via telematica su conti correnti già accesi”.
Il Credit Suisse, dal canto suo, ha negato la veridicità del titolo per il quale gli indagati, al fine di giustificarne la legittima provenienza, avrebbero inventato l”improbabile storia di una falsa donazione che il dittatore indonesiano Soekarno (il cui vero nome era Kusno Sosrodihardjo), scomparso nel 1971, avrebbe fatto a monsignor Domenico Ferrazzo come premio per avergli salvato la vita durante una rivolta. E che l”alto prelato, a sua volta, avrebbe consegnato in punto di morte proprio alla madre di Nicola Galati. Una versione che gli indagati avevano tentato di rendere credibile recandosi addirittura sulla tomba del vescovo per acquisire informazioni sulla data di nascita e di morte.
Sulla dichiarazione della banca il gip ha espresso qualche riserva, anche sulla base delle deduzioni fatte dalla procura: “Benché il Credit Suisse abbia comunicato la falsità del titolo – si legge nel provvedimento – tale risposta non può considerarsi genuina perché l”Istituto di Credito ha tutto l”interesse a non consentire la negoziabilità del titolo stesso. Le evidenze investigative, al contrario, portano a ritenere che il titolo sia vero atteso che nessuno dei soggetti intercettati fa mai cenno a tale falsità nemmeno parlandone fra di loro e che gli istituti di credito interessati hanno dimostrato un interesse concreto soprattutto dopo aver svolto gli accertamenti preliminari su canali paralleli attivati per verificarne la veridicità “.
Perplessità sono state espresse anche dal procuratore Pignatone che in conferenza stampa ha sottolineato la “grande capacità di questa associazione di istaurare contatti e relazioni a livello centrale di vari istituti di credito su tutto il territorio nazionale”: “La trattativa intavolata con le banche – ha spiegato – ci fa porre alcune domande sul rischio di collusione o di una ingenuità eccezionale da parte dei funzionari bancari”. D”accordo Nicola Gratteri che ha posto l”accento sull”entità della somma, 39 miliardi di dollari di valore attuale, di fronte alla quale “non sarebbe dovuto accadere che alcuni funzionari di banca, senza battere ciglio, abbiano cominciato a trattare”.
Â
Fonte: http://www.antimafiaduemila.com/content/view/35202/78/.
‘