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di Davide Pelanda.
Quando lo Stato diventa biscazziere. Dietro al Lotto, al Superenalotto, al Bingo, al Totocalcio, al WinForLife, alle slot machine e al Gratta e Vinci si nasconde un complice: la “longa manus” dello Stato che vuole fare cassa. Sta accadendo qua e là in tutto il mondo. E l”Italia non è da meno.  Per ultimo, in ordine cronologico, è entrato a pieno titolo il “Poker cash”, vale a dire il Poker on-line recentemente legalizzato che da solo ha già battuto un record: più di un miliardo al mese.  «Non è molto chiaro il perché di questa scelta dello Stato, per quale ragione a partire dal 2002 si sia lanciato in questa liberalizzazione del gioco d”azzardo» – si chiede Daniela Capitanucci, psicologa e presidente dell”associazione AND, Azzardo e Nuove Dipendenze.
«Direi che dal 2001 al 2002 c”è stato un netto cambiamento della sua “mission” nel considerare queste attività , prima viste come un disvalore.
Tale atteggiamento, possiamo dire, cӏ stato fino ad un certo punto.
Successivamente negli anni novanta il gioco d”azzardo è stato utilizzato come una vantaggiosa leva di politica fiscale.
Dal 2001 dunque l”obiettivo dello Stato è cambiato, facendo del “mercato dell”aria” un business. Di cui però non è evidente chi effettivamente ne tragga beneficio e guadagno».
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«Alla fine si cerca solo di far cassa, ma neanche poi tanta», spiega Filippo Torriggiani, assessore PD alla Polizia municipale del comune di Empoli. «Lo scorso anno il fatturato totale è stato di circa 62 miliardi, allo Stato sono rimasti più o meno 7-8 miliardi di euro. Non è poi così redditizio, questo mercato.
Come Comune io non voglio quei soldi. Nel giugno scorso con la Polizia di Stato abbiamo fatto un corso rivolto agli esercenti: molto spesso sono loro a non sapere cosa ci sia dietro ad una slot machine.
Normalmente funziona così: arriva una ditta dall”esercente e gli dice “guarda, ti metto una macchinetta che ti rende un tot di soldi al mese” e l”esercente dice “mettila”.»
Ma se a livello fiscale arrivano pochi denari alle casse statali, a farne le spese è l”intera collettività , come testimonia sempre la dottoressa Capitanucci che segnala non solo «le situazioni patologiche che arrivano ai servizi sanitari, non solo l”allarme lanciato da molte scuole che cominciano a osservare i loro ragazzi che scommettono, giocano a poker, comperano svariati gratta e vinci ecc… ma anche le scelte insospettabili della società civile.
E qui mi riferisco ad esempio ai comuni che hanno cominciato a fare regolamenti e ordinanze restrittivi avversando qualcosa che ormai si presenta come la politica statale. Come dire: purtroppo i danni delle politiche fatte altrove si manifestano nel territorio locale, per cui le persone indebitate vanno a bussare ai servizi sociali e non presso il Governo romano che continua a disciplinare nuove forme di gioco con ampliamenti sempre più massicci.
La fiscalizzazione del gioco negli ultimi anni si è abbassata, passando da circa il 30 per cento a casi come le videolottery, al 2 per cento appena».
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Se lo Stato vende illusioni Â
Tantissimi sono gli italiani che abboccano e che sperano nella dea bendata: Nomisma ha calcolato che ventotto milioni di persone nel 2008 hanno giocato almeno una volta a questi giochi d”azzardo e per circa un quarto di esse è diventato un appuntamento settimanale.
«E” una deriva! Quelle macchinette sono delle porcate!» – tuona sempre Torriggiani, da sempre in lotta contro queste scommesse e le slot – «Quella del gioco d”azzardo è la terza industria per fatturato in Italia, quest”anno si sfioreranno gli 80 miliardi di euro; si pensa solo a promuovere il gioco d”azzardo senza curarci delle problematiche che vengono generate dalla dipendenza. È un fenomeno in espansione. Nella mia città di circa 50mila abitanti e in un circondario di undici comuni, in tutto 200mila abitanti, ogni giorno vengono bruciati 400mila euro».
Ma il problema è anche che per il 2011 è previsto un aumento del 12% delle giocate.
E così facendo si continua ad incrementare la mafia. Senza contare il fatto che negli ultimi dieci anni gli italiani si sono giocati più di 400 miliardi di euro.
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Riciclaggio, malavita ed infiltrazioni mafiose nella gestione delle slot
«L”onorevole Pisanu, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha detto basta al Governo con il gioco perché ci sono infiltrazioni mafiose» – fa notare l”assessore di Empoli. «La Commissione antimafia, dopo una attenta riflessione e dopo uno studio – confermato dal parere del procuratore antimafia Pietro Grasso, che da tempo denuncia che la malavita fa i soldi con questo gioco e li ricicla – è arrivata a far approvare un documento contro questi giochi». Nella relazione della Commissione parlamentare antimafia «sui profili del riciclaggio connessi al gioco lecito e illecito» si impegna il governo a prendere iniziative. E il governo che fa? Fa uscire il decreto sul “contingentamento” delle slot, «che in sostanza dice che prima si potevano mettere a certe condizioni, adesso invece si possono mettere dappertutto, negli stabilimenti balneari, alberghi ecc. E” una situazione diventata ingestibile».
Però i comuni italiani paiono essere non tutti allineati nel combattere questa situazione.
«Faccio parte del direttivo nazionale di Avviso Pubblico, cioè l”associazione di enti locali per la formazione civile contro le mafie, che conta 200 comuni, alcune regioni e province,»  spiega l”assessore Torriggiani.  «Avviso Pubblico pochi giorni fa mi ha dato incarico di coordinare il progetto nazionale sul tema del gioco responsabile. A dicembre faremo l”assemblea nazionale a Roma (dove entrerà anche la provincia di Roma con Zingaretti nell”associazione ndr) e sarà l”occasione di presentare il nostro progetto articolato in cinque punti». Quali sono questi cinque punti qualificanti?
- Divieto di attuare ogni e qualunque tipo di pubblicità del gioco d”azzardo;
- Obbligo di accensione delle slot o macchinette similari esclusivamente tramite l”utilizzo di carta magnetica sanitaria e codice fiscale (per evitare che i minori vi accedano);
- Destinare una cifra pari allo 0,5% dei proventi di tutti i montepremi alle aziende sanitarie locali per la cura e assistenza delle persone affette da dipendenza patologica del gioco d”azzardo;
- Concedere ai sindaci il potere di ordinanza rispetto all”accensione degli apparecchi negli esercizi commerciali di somministrazione pubblici e privati;
- Implementare le misure attraverso assunzione di personale nelle forze dell”ordine;
«Chiederemo, attraverso un iter parlamentare, che si riformi il pacchetto sicurezza o che si faccia un pacchetto ad hoc per contrastare il fenomeno», conclude Torriggiani.
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Anche la Chiesa cattolica è preoccupata per l”escalation dell”azzardo
Eppure, se lo Stato pare non essere preoccupato per l”esplosione di casinò on-line, slot machine, sale Bingo, Gratta e Vinci o WinForLife, molta preoccupazione arriva dall”interno della Chiesa. In particolare dalla Caritas nazionale: nel numero di settembre 2011del mensile “Italia Caritas” un dossier ci ricorda che «nel 2010 sono stati “consumati” 61 miliardi 450 milioni di euro e nel 2011 (proiettando i valori del primo bimestre) l”obiettivo di 80 miliardi di euro sarà probabilmente raggiunto. Per capire la portata di queste grandezze, basti pensare che il valore della spesa totale dei consumi degli italiani (casa, cibo, salute, abbigliamento, istruzione, vacanze ecc..) ammonta a 800 miliardi di euro».
E” invece necessario attuare, come dice il vescovo monsignor Alberto D”Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura, nel corso di una intervista a Radio Vaticana, «provvedimenti urgenti per contrastare il fenomeno del gioco d”azzardo. Questo incremento preoccupa. Pare che le persone “dipendenti” abbiano superato ormai il milione, e questo ci fa capire che, invece di avere uno Stato che va a moderare, abbiamo uno Stato che per un motivo di guadagno va ad alimentare una passione che poi porta anche, purtroppo, a una dipendenza dal gioco. In tutta questa storia c”è la malavita organizzata, perché dove c”è da guadagnare soldi si inserisce in ogni modo.».
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I danni sociali della “nuova droga”
Ma quale danno in termini psicologici può dare questa nuova dipendenza da gioco d”azzardo? E chi è che gioca forsennatamente? Ci risponde sempre Daniela Capitanucci.
«C”è di tutto. Con la frammentazione del mercato, il gioco è trattato proprio come un prodotto di mercato e quindi con target differenziati: “prodotti” per le casalinghe, per l”anziano, per l”uomo medio (pensiamo a WinForLife). Sono “prodotti” per chi non ha più voglia di alzarsi alla mattina per andare a lavorare e gli piacerebbe avere una bella rendita. Quindi tutti possiamo essere i potenziali soggetti. Il problema è che qualsiasi persona può arrivare fino alla fase del trattamento: abbiamo avuto giovani minorenni che, nonostante il divieto, si erano già addentrati in un gioco compulsivo eccessivo alle slot-machine. Come percentuale sarebbe improprio dare dei dati. Per cui capirà come le pubblicità suggestive che mirano alla vincita a portata di mano possano essere appunto fonte di miraggio, speranza, illusione per le persone. Che poi non solo non trovano, come dire, questa grande vincita ma quando cominciano a maturare delle perdite significative rischiano anche l”indebitamento arrivando all”usura, come è dimostrato».
Secondo lei, se non ci fosse la crisi economica, il gioco d”azzardo sparirebbe?
«Sparire no, però gli studiosi dicono che cambia la funzione del gioco d”azzardo: nel momento di crescita e di benessere economico riesce ad essere un passatempo, la gente tenta e confida poco nella fortuna, diventa un gioco di intrattenimento. Viceversa, nei periodi di recessione economica, di crisi, il gioco rischia di essere proposto – e percepito dalle persone che lo praticano – come l”unica via di uscita ad una situazione altrimenti ingestibile. La pericolosità sta anche nella congiuntura sfavorevole in cui le persone vogliono stravincere e stare strabene: non hanno più l”idea di poter vivere solo con le loro possibilità e capacità lavorative».
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Preoccupante incremento dei giovani giocatori alle slot, al gratta e vinci…e il Miur che fa?
I dati ufficiali dell”Associazione Contribuenti Italiani, presieduta da Vittorio Carlomagno, presentati il 29 settembre 2011 a Capri, rivelano che c”è anche il coinvolgimento dei minorenni, in aumento del 7,7%, passando da 860 mila unità a 3,2 milioni, ossia il 32% di tutte le giocate.
Eppure il Ministero della pubblica istruzione ha fatto un opuscolo titolato “Guida al gioco d”azzardo” per gli studenti delle scuole con la collaborazione dell”AND, con tanto di sontuosa presentazione. Con l”altra mano, tuttavia, il governo amplia e liberalizza il gioco d”azzardo.
Alla dottoressa Capitanucci chiediamo se non ci sia ci sia una sorta di schizofrenia da parte dell”attuale governo.
«Magari quell”opuscolo fosse stato distribuito in tutte le scuole italiane! E” stata solo una sperimentazione in un piccolo territorio come quello di una scuola di Grugliasco con cui abbiamo lavorato bene assieme. Oggi quel che il Miur sta facendo è invece avvallare un orrendo progetto che si chiama “Giovani e Gioco” direttamente promosso dall”amministrazione autonoma dei monopoli di Stato.
Dal semplice trailer che si trova su YouTube si capisce facilmente che il progetto è fatto da persone che di gioco d”azzardo patologico non si sono mai occupate. L”idea di fondo è “io ti dico che giocherai responsabilmente e tu lo farai”. Hanno tutt”altro interesse che non è quello di proteggere i giovani: si vuol promuovere la cultura di un gioco d”azzardo legale e responsabile, ma è un assurdo nei termini preventivi. Come per le sostanze stupefacenti, il punto cardine è la riduzione all”accesso, anche per il gioco d”azzardo. Il Miur invece sta sostenendo tutt”altro tipo di progetto. Allora c”è da chiedersi: a che gioco giochiamo?
Dico che quando noi induciamo una dipendenza di massa in una popolazione fra un po” ci troveremo con un certo alto numero di persone dipendenti difficili da curare, perché la dipendenza è una patologia cronica e recidivante. Sarà molto difficile farle retrocedere, farle fare retromarcia.
E gli imprenditori del gioco d”azzardo fanno bene a fregarsene. Dal loro punto di vista il discorso non fa una piega, curano gli interessi dell”azienda perché non sta a loro vigilare e normare per la tutela del cittadino: è un compito dello Stato che non sta assolutamente ottemperando, questo è il problema!»
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