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di Aldo Giannuli – Aldo Giannuli Blog
Brutta estate questa: fa troppo caldo, non piove ed i colpi di sole sono micidiali.
Michele Ainis, che è un costituzionalista fine e competente, propone (“L”Espresso”, 16 agosto 2012 p. 11) di sbloccare il dibattito sulla riforma elettorale con un decreto legge che riporti in vita il vecchio Mattarellum, sostituito dal Porcellum.
Lo stesso Ainis dice che qualche difficoltà tecnica ci sarebbe, perché l”art. 15 l. 400/1988 esclude la materia elettorale dalla decretazione.
Però, in fondo, in passato la questione è stata superata con l”accordo dei “giocatori” che consentirono al governo di modificare aspetti della legge elettorale come la disciplina delle campagne elettorali.
Certo, ci sarebbe anche un altro piccolo problema: a fare il decreto dovrebbe essere un governo di tecnici mai eletto dal popolo, il che è un po” forte. Ma anche a questo c”è rimedio: il decreto – sempre con il consenso dei “giocatori” – rimette in vigore il vecchio Mattarellum a suo tempo votato dal Parlamento, così non si assume la responsabilità di fare scelte di merito fra preferenze, collegi uninominali, proporzionale, maggioritario ecc. Geniale!
Come abbiamo fatto a non pensarci prima?! Solo che Ainis dimentica che non si tratta solo della legge 400/1988, ma soprattutto dell”articolo 72 della Costituzione, ultimo comma, che stabilisce che, per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale (oltre che di ratifica dei trattati internazionali e dei approvazione di bilanci e consuntivi), è “sempre adottata la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera”. Cioè devono essere discusse e votate in aula ed è escluso il passaggio solo attraverso le Commissioni.
Sarebbe per lo meno bizzarro che la Costituzione imponesse la procedura ordinaria, escludendo quella abbreviata ma pur sempre interna al Parlamento, per consentire poi la decretazione di urgenza. D”altra parte, la norma costituzionale parla di “disegni di legge” in materia costituzionale ed elettorale, quel che sembra tacitamente escludere che questa sia materia decretabile. E si capisce bene il perché: se un governo avesse il potere di decretare in materia costituzionale potrebbe usarlo per modificare le norme fondamentali a suo piacimento e non varrebbe obbiettare che il decreto dovrebbe comunque avere l”approvazione del Parlamento, perché questo comunque aggirerebbe la procedura aggravata prevista dall”art. 138.
Dunque, anche se non c”è una specifica norma costituzionale che lo escluda, è pacifico in dottrina che il governo non possa riformare per decreto la Costituzione. Ma con l”art. 72, il costituente ha assimilato a quella costituzionale anche altre materie assimilabili come quella elettorale.
Infatti, se il governo potesse intervenire in materia elettorale, potrebbe valersene per manipolare le norme elettorali per avvantaggiarsene in una successiva competizione. Il Parlamento potrebbe comunque respingere il decreto o lascialo decadere, ma se il governo lo reiterasse e si fosse in campagna elettorale che succederebbe?
Peraltro, la Costituzione riserva esclusivamente al Parlamento una serie di normative, come quella dei regolamenti, sarebbe strano che non ritenesse di esclusiva pertinenza del Parlamento le leggi per la sua formazione.
Dunque, dall”interpretazione sistematica della Costituzione emerge in modo sin troppo chiaro che non esiste la possibilità di decretazione in materia elettorale. Né la cosa sarebbe sanata dal capzioso argomento del ritorno al Mattarellum che sarebbe una sorta di “intervento neutrale”. E perché? Dove sta scritto che il Mattarellum sia da preferire al Porcellum? E sulla base di quali argomenti? Una volta abrogato il Mattarellum non esiste più, non è un sistema elettorale di “riserva”. Questo punto, qualcuno mi spiega perché dovremmo tornare al Mattarellum e non al sistema elettorale precedente (proporzionale-Imperiali)? Dunque, non è questo che sanerebbe l”incostituzionalità dell”intervento.
Ma i precedenti invocati da Ainis, allora, come si sono formati? In primo luogo si è trattato di interventi marginali che non toccavano la formula matematica che trasforma i voti in seggi (che è il cuore del sistema elettorale) e tantomeno sostituivano in blocco la legge elettorale vigente; in secondo luogo, questo è avvenuto con il consenso di tutte le maggiori formazioni politiche. Ma qui Ainis dimentica che, se nel passato c”era una coincidenza, per quanto relativa, fra le forze politiche presenti nel paese e quelle presenti in Parlamento, oggi non è così.
In primo luogo perché circa il 10% dell”elettorato è rimasto escluso dalla rappresentanza per via della clausola di sbarramento, in secondo luogo perché una forma politica di notevole consistenza (che, stando alle recenti consultazioni amministrative ed alla totalità dei sondaggi è la terza del paese) non è oggi presente in Parlamento. Per cui è facile dedurre che l”accordo escluderebbe un giocatore fra i più rilevanti.
Ma, soprattutto, si dimentica che, non solo questo è un governo mai eletto, ma che è sostenuto da un Parlamento che non è più rappresentativo del corpo elettorale perché, dal 2008 ad oggi, 123 deputati hanno cambiato casacca passando da una parte all”altra, la maggioranza uscita dalle urne di è disintegrata, le elezioni amministrative (sia del 2010 che del 2011) hanno disegnato una mappa elettorale totalmente diversa e che, comunque, c”è sempre quella frazione di elettorato non rappresentata sin dall”origine.
Per cui, un governo mai eletto dovrebbe fare una cosa assolutamente non prevista dalla Costituzione, legittimato da un Parlamento che non rappresenta più nessuno.
Ainis, con tutto il rispetto, ma dove ha studiato diritto costituzionale?
Al mio paese una cosa così avrebbe un nome solo: colpo di Stato.
(13 agosto 2012)
Fonte: http://www.aldogiannuli.it/2012/08/riforma-elettorale-e-costituzione/
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