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Assassinato dallo Stato per servire lo Stato

È morto Roberto Mancini, il sostituto commissario che scoprì la Terra dei fuochi. Ucciso dal cancro. Abbandonato prima da Napolitano, poi dal parlamento. [Franco Fracassi]

Assassinato dallo Stato per servire lo Stato
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1 Maggio 2014 - 00.06


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di Franco Fracassi

Alla fine è morto. È stato assassinato dalla Camorra. È stato assassinato da alcuni nostri politici. È stato assassinato dall”indifferenza dello Stato. Il sostituto commissario di Polizia Roberto Mancini, colui che ha scoperto e denunciato quel disastro ambientale noto come Terra dei fuochi, è stato ucciso dal linfoma di Hodgkin. Per sperare di sopravvivere aveva bisogno di un trapianto di midollo osseo. Il poliziotto era affetto dal linfoma di Hodgkin perché aveva a lungo indagato sul traffico illegale di rifiuti in Campania. Lo aveva fatto per conto dello Stato, lo aveva fatto per conto della commissione sui rifiuti della Camera dei deputati. Risultato: il suo rapporto è stato tenuto in un cassetto per quindici anni dalla magistratura, lo Stato gli ha assegnato un indennizzo di cinquemila euro (cinquemila) e la Camera se n”è lavata le mani. «Se qualcuno avesse preso in considerazione la mia indagine forse non ci sarebbe stata Gomorra. Da undici anni lotto contro il cancro e ho fatto causa alla Camera dei Deputati. Questa volta la mia lotta è contro lo Stato, che non mi ha messo in condizioni di tutelare la mia salute. Il rischio professionale di un poliziotto può essere una pistolettata e non certo un tumore», dichiarò dal letto d”ospedale.

Aveva visitato decine di discariche pericolosissime il sostituto commissario Roberto Mancini. Era sceso nel ventre delle miniere di sale in Germania, aveva percorso metro per metro i luoghi dell”orrore in provincia di Caserta, aveva seguito i percorsi dei camion carichi di veleni del Nord Italia spediti verso la terra dei fuochi. Ed ha pagato un prezzo altissimo: un tumore direttamente collegato con la contaminazione da sostanze pericolose. Se oggi i pm della Dda di Napoli riescono ad ottenere la storica sentenza di condanna a vent”anni per disastro ambientale nei confronti di Domenico Bidognetti, alias “Cicciotto ”e mezzanotte”, lo devono anche a lui. Testardo, meticoloso, idealista. Per anni aveva inseguito il re della monnezza, il vero mago delle leggi e delle autorizzazioni farlocche, Cipriano Chianese, ricostruendo i contatti massonici, gli ordini che arrivavano dalle industrie con nomi importanti e quella rete estesa di broker e trasportatori. Lavoro poi confluito in una informativa chiave del 1996.


Lo Stato sapeva dell”inquinamento della terra dei fuochi dal 1996. Per quindici anni non ha fatto nulla. Fu proprio l”allora ministro dell”Interno Giorgio Napolitano a secretare le informazioni.

Trentaquattro anni in Polizia, dal 1980. Aveva la fama del poliziotto onesto e determinato, che ama il proprio lavoro senza pensare troppo alla carriera. Entrò nella Criminalpol nel 1986 e, verso la fine degli anni Ottanta, svolse indagini nel basso Lazio. Indagò anche sul clan Moccia, e in particolare su Anna Mazza (“la vedova della camorra”) che, dopo la morte del marito Gennaro Moccia, prese in mano le redini del clan e lo sviluppò anche fuori dal territorio campano. Per un breve periodo fece parte della squadra Catturandi e arrestò, tra gli altri, i fratelli Salvatore e Ciro Mariano, dell”omonimo clan camorristico dei Quartieri spagnoli di Napoli. Mancini fu anche l”artefice dell”arresto del pidduista Flavio Carboni, all”epoca latitante nella clinica romana Villa Gina.

Tornato all”anticamorra, nel 1994, iniziò la sua inchiesta con intercettazioni e pedinamenti sui Casalesi e sull”ecomafia in Campania. Nel 1996 l”investigatore consegnò l”informativa alla Dda di Napoli. Al centro dell”indagine i rapporti che l”avvocato Cipriano Chianese intratteneva con alcuni importanti nomi della camorra. Tra questi il boss casalese Francesco Bidognetti. Chianese era il professionista insospettabile che, per conto dei Casalesi, agiva da «broker dei rifiuti». Egli gestiva il rapporto con le aziende e organizzava il trasporto e lo sversamento dei rifiuti nelle discariche.


Nella provincia di Caserta sono state scoperte centinaia di discariche abusive di rifiuti tossici.

Dal 1998 al 2001 prestò servizio per la Commissione parlamentare d”inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La richiesta di andare a prestare servizio presso la Camera dei deputati «arrivò direttamente dal presidente Massimo Scalia. Era chiaro a tutti per chi stavo prestando la mia consulenza». Era la stessa commissione che ascoltò a lungo Carmine Schiavone, secretando poi i verbali. «Per quella commissione ho fatto decine di sopralluoghi nei posti più pericolosi, entrando in contatto con le scorie sversate dalla camorra e dalle industrie chimiche. Ho visitato le centrale nucleari italiane, in Germania siamo scesi oltre cento metri sotto terra dove avevano interrato rifiuti pericolosi, con appena una mascherina come protezione».

Il Comitato di verifica del ministero delle Finanze aveva certificato che il suo tumore del sangue dipende da «causa di servizio». Cancro che, secondo il suo racconto, non aveva colpito solo lui: «L”altra persona che mi accompagnava sempre nelle missioni era il consigliere parlamentare Alessandro Scacco, che seguiva la commissione. Subito dopo la chiusura dei lavori della commissione è morto di tumore».


La provincia di Caserta è stata inquinata con rifiuti tossici provenienti da tutto il Nord Italia e dalla Germania.

Ma Mancini non aveva fatto i conti con l”Italia e la burocrazia. L”indennizzo era stato di soli cinquemila euro. E così, dopo aver ottenuto l”indennizzo, aveva presentato una richiesta di risarcimento danni per malattia professionale alla Camera. Il 13 luglio 2013 la Camera, però, ha escluso «una qualsiasi responsabilità risarcitoria». Nel documento si legge: «Dal punto di vista amministrativo, il signor Mancini, al fine di poter collaborare per la Commissione parlamentare d”inchiesta sul ciclo dei rifiuti, è stato inquadrato dal 16 aprile 1998 al 28 maggio 2001 nell”Ispettorato della Polizia presso la Camera dei deputati senza che sia stabilito alcun rapporto a titolo oneroso con la Commissione. La collaborazione del signor Mancini con la Commissione parlamentare d”inchiesta non può, dunque, in alcun modo inquadrarsi in un rapporto di lavoro con l”organo parlamentare».

«Ho deciso di contattare il presidente Laura Boldrini, ma la risposta che ho ottenuto è stata “Non ci posso fare nulla”».


Terra dei fuochi. Squadre speciali prelevano del terreno per valutare il grado di inquinamento.

Mentre Roberto stava lottando contro il tumore, affrontando una lunga degenza per il trapianto del midollo, continuava a rimanere in servizio, nel commissariato di San Lorenzo a Roma. Nel cassetto della sua scrivania conservava con cura le duecentocinquanta pagine di informativa su Cipriano Chianese. Un pezzo della storia dei grandi traffici di rifiuti. E quest”anno, nonostante la malattia, aveva aiutato la procura napoletana riascoltando ore e ore di intercettazioni, annotando nomi, società, percorsi.

Fonte: http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=102516&typeb=0&Assassinato-dallo-Stato-per-servire-lo-Stato.

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