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di Giorgio Bongiovanni e Miriam Cuccu.
Perché colpire il magistrato Nino Di Matteo? Le ripetute minacce e incursioni, i pedinamenti, le lettere anonime, fino ad arrivare agli “strali†di Totò Riina e alla rivelazione di un vero e proprio piano per ucciderlo hanno alzato fino ai massimi livelli l”allerta sulla sicurezza del pm più scortato d”Italia, tra i rappresentanti della pubblica accusa al processo trattativa Stato-mafia. Matteo Messina Denaro si giustifica, con i boss palermitani, dicendo che “Di Matteo si è spinto troppo oltreâ€.
Parole che non sono però farina del suo sacco: qualcun altro avrebbe detto alla primula rossa di Castelvetrano di predisporre un piano di morte, con tanto di tritolo acquistato, per fermare Di Matteo costi quel che costi. Siamo a fine dicembre 2012 ma per comprendere l”escalation di pressioni ed episodi intimidatori è necessario risalire ad alcuni anni prima, per poi ripercorrere passo passo le mosse di una misteriosa “regiaâ€, facente capo non a una singola organizzazione criminale ma a un complesso di poteri forti, che mira a bloccare l”operato di Di Matteo e non solo.
Altri magistrati, giudicati “scomodi†o “pericolosi†per le carte scottanti da loro maneggiate, diventano bersagli di incursioni, scritte minacciose e strane “consegne†di ordigni esplosivi. Sono anni di fuoco tra Palermo e Reggio Calabria, che vale la pena ricordare per comprendere in quale contesto matura la volontà di eliminare un magistrato, Di Matteo, con il chiaro proposito di colpirne uno per educarne cento.
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