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Vademecum per il prossimo Presidente della Regione
di Giorgio Bongiovanni.
E’ un clima di attesa quello che da qualche mese si respira in Sicilia. Le imminenti elezioni regionali (le urne si apriranno il prossimo 5 novembre) sono al centro dell’attenzione dell’intera politica nazionale. Sono il preludio di quel che avverrà poi con le elezioni per un nuovo Parlamento ed un nuovo Governo che, si spera, sia veramente eletto dai cittadini. E’ opinione diffusa tra gli osservatori di questa corsa verso “il trono” di Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, che chi vince in Sicilia vince in Italia. Del resto non sarebbe la prima volta che la Regione sia “ago della bilancia” della storia politica del Paese.
ANTIMAFIADuemila ha una precisa idea sul vademecum da seguire nella scelta dei nostri rappresentanti politici e il contrasto alla mafia ed alla corruzione rappresenta un termometro fondamentale su cui basare le scelte.
La sensazione che si è avuta in questa campagna elettorale è che si è puntato più il dito su chi avesse il “vestito” (la lista, ndr) più bello e pulito che non sulla concretezza del programma su questo fronte. Almeno questa è stata la sensazione in via generale. E se si tiene conto di quanto detto dalla Commissione Parlamentare Antimafia, che ha già annunciato che al termine delle elezioni svelerà l’elenco degli impresentabili delle liste che concorrono in questa tornata elettorale, siamo già di fronte ad una contaminazione.
Come ha scritto Saverio Lodato sul nostro sito “occorreva insomma una competizione virtuosa fra tutti i partiti, nel rifiutare per principio non solo tutti quei candidati ‘in odor di mafia’ ma anche, più semplicemente, in ‘odor’ di clientele e combriccole, mazzette e parentele, e famiglie, e clan e potentati che da decenni e decenni si tengono per mano perpetuandosi in eterno”.
Così vengono sempre a mente le parole di Paolo Borsellino quando parlava dell’assunzione di responsabilità da parte della politica: “Vi è stata una delega totale e inammissibile nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine a occuparsi esse solo del problema della mafia […]. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! […] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”.
Quando verrà preso dalla politica un impegno simile? Perché, se si esclude Claudio Fava, che nel suo nome e nella sua storia ha un forte imprinting di etica e di impegno e che ha anche denunciato, con tanto di nome e cognome, la presenza di soggetti vicini alla mafia in altre liste, si può dire che nessun candidato è entrato in maniera decisa su certe tematiche.
Nel corso di questa campagna elettorale c’è stato chi ha detto che “di mafia non si parla ma si combatte” per poi segnalare pubblicamente un elenco di “impresentabili” dopo aver chiesto alla Commissione antimafia di vigilare per assicurare liste pulite alle Regionali. Ma soprattutto c’è stato chi ha accettato con remissione proprio la presenza nelle liste di soggetti discutibili, dopo averli egli stesso segnalati dal Presidente della Commissione Regionale Antimafia. Ma forse occorre anche dell’altro. Noi chiediamo un impegno netto e deciso al futuro Presidente della Regione Siciliana.
Avrà il coraggio di istituire come primo atto la Commissione d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia in Sicilia in modo di occuparsi anche sul piano storico del fenomeno per fare chiarezza sui rapporti tra Cosa nostra e la politica siciliana, sulla trattativa mafia-Stato (che in questa terra ha avuto origine), sui rapporti con la sanità, con l’imprenditoria, con le pubbliche amministrazioni?
Per raggiungere questo obiettivo auspichiamo che la Commissione regionale antimafia sia composta da esponenti integerrimi e seri, capaci di segnare una netta discontinuità rispetto alle precedenti, che sappiano focalizzarsi sulla criminalità organizzata e sui fenomeni di collusioni politiche, economiche e istituzionali, denunciando pubblicamente tutti i casi di collusione istituzionale anche quando non sono penalmente accertati.
E’ poi necessario che il prossimo Presidente della Regione abbia il coraggio di interrompere ogni tipo di rapporto clientelare. Che abbia la determinazione di proporre un supporto ai ceti meno abbienti, seguendo principi di accoglienza e solidarietà non solo per gli immigrati ma anche in favore dei poveri (sempre più numerosi) presenti nella Regione.
Per fare questo è necessario che vi sia un voto di rottura con il passato e che la prima assunzione di responsabilità sia quella dei cittadini.
In questa terra abbiamo visto passare esponenti politici collusi con Cosa Nostra, alcuni riciclati impunemente sotto nuove sigle, altri ancora, come Salvatore Cuffaro, finito in carcere dopo una condanna a sette anni per aver favorito la mafia (oggi la pena è stata scontata). E non possiamo dimenticare come fu proprio Cuffaro a vincere le elezioni regionali del 2006 nonostante fosse sotto processo per mafia e come avversario avesse non una qualunque ma Rita Borsellino. Una figura, quella dell’ex Governatore, che si intravede ancora oggi dietro le quinte di questa campagna elettorale. Per sapere quella che sarà la scelta dei siciliani si dovrà attendere l’esito delle consultazioni che intanto, si apprende da una nota del Ministro degli Interni Marco Minniti ai Prefetti, sarà monitorato con attenzione proprio per il rischio “possibili interferenze della criminalità sull’esercizio del diritto di voto”.
E’ certo che il prossimo 5 novembre il popolo siciliano ha una grande occasione per dare uno schiaffo non solo alla mafia, ma ad un intero sistema di potere. Speriamo che non sia l’ennesima occasione mancata.
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