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scusami se ritorno sul tema della “decrescita” e insisto con una riflessione “interna” (essendo in regola con la sottoscrizione 2012) che si vuole “pedagogica” e quindi “costruttiva”.
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Eccola. Decrescita vuol dire “diminuzione del PIL, cioè di QUANTO prodotto annualmente dal Paese, a prezzi costanti”. E” un indicatore di attività che prescinde dal tipo di attività e quindi dalla soddisfazione che la popolazione consumatrice trae dalla produzione: un incidente stradale fa aumentare il PIL, ancor più se è… mortale; e andrebbe addirittura a nozze con un terremoto o una guerra civile!).
Il PIL non fa dunque, da un lato, riferimento a QUELLO che viene prodotto e, dall”altro, registra solo ciò che transita per il mercato (delle merci o del lavoro).
Questa è una grossa pecca del PIL alla quale occorrerebbe rimediare perlomeno nei Settori dell”economia dove questo è possibile.
Non certo con riferimento alla produzione della Pubblica amministrazione la quale viene necessariamente contabilizzata attraverso i costi di produzione (riflessi dai prezzi e dalle quantità della manodopera e materiale acquisito dalle Amministrazioni sul mercato).
Del resto come si fa a valutare, se non attraverso i costi, la produzione di servizi collettivi quali la Difesa?
Ci sono però, in un sistema economico, contesti produttivi che potrebbero far oggetto di quantificazione.
Basti pensare al cosiddetto Terzo Settore dove il fatto di registrare i soli costi ufficiali, in personale stipendiato e merci comprate sul mercato, porta ad una enorme sottovalutazione della produzione la quale, in tale contesto, si regge in gran parte su lavoro volontario sia nelle organizzazioni filantropiche che in quelle a carattere mutualistico (Clubs).
Ma questa fetta di produzione che il PIL non coglie è quasi insignificante se confrontata con quella realizzata in ambito domestico e nell”economia informale di prossimità altrettanto ignorate, verrebbe da dire “snobbate”, dallo “scientifico” PIL.
Occorrerebbe forse ricordare agli economisti e ai contabili nazionali che l”auto-produzione domestica dà da vivere a tre quarti della popolazione del pianeta e il fatto di snobbarla ha ben poco di “scientifico”.
E questo vale non solo per i paesi del Sud del mondo ma anche e, paradossalmente, soprattutto, anche nei paesi dell”emisfero Nord.
In effetti se il PIL tenesse conto dell”insieme delle attività produttive, inclusa l”auto-produzione domestica (cioè se fosse un Alter-PIL) ci permetterebbe di rivedere con un altro occhio il trend della crescita.
Si potrebbe, ad esempio vedere che nel secondo dopoguerra (gli anni del cosiddetto boom economico) le statistiche sulla crescita erano “false” in quanto dalla “vera” crescita delle attività di mercato non veniva dedotta l”altrettanto “vera” decrescita dell”auto-produzione domestica.
Ma c”è ben di più.
Anche se è vero che un pollo (degno di questo nome) auto-prodotto nel luogo di consumo richiede 100 in manodopera mentre il pollo (indegno di questo nome) industriale (produzione concentrata geograficamente) richiede solo 10, parte della manodopera apparentemente risparmiata va OBBLIGATORIAMENTE in trasporti (inclusa la realizzazione delle strade, dei mezzi di trasporto, della raffinazione del petrolio), confezioni ed imballaggi (e relativo smaltimento), conservazioni (spazi ed energia), pubblicità (“inebetimento” sociale fin dalla tenera infanzia come lotta all”educazione), intermediari commerciali e quant”altro.
Tutte attività , queste ultime, che non danno utilità ma che sono semplicemente funzionali al farci mangiare (tutti, da chi lo alleva, a chi lo trasporta, a chi lo reclamizza) un “non-pollo” industriale.
Così al posto di un uomo che si alleva il suo buon pollo c”è un uomo che ne alleva 10 di “finti” ed altri 9 uomini che si affannano a farceli arrivare (con grande consumo di risorse naturali finite e non rinnovabili quali suolo, petrolio…aria pura) al supermercato più vicino dove noi ci affanneremo ad andare, in macchina, ad acquistarli con i soldi che abbiamo onestamente guadagnato nelle varie, e degne in sé, attività .
Certamente nell”esempio le proporzioni reali non sono rispettate ma la conclusione è questa:
disponendo di un “Alter-PIL” avremmo visto che negli anni del boom c”era una “Alter-crescita” nulla e un grande aumento della Mala-crescita (oggi chiamata crescita).
Riassumendo: invece che predicare una decrescita del PIL (cosa in cui eccelle ogni governo che si alterna…e infatti Monti è bugiardo quando promette, o minaccia, la “sua” crescita) occorre, se non proporre la messa a punto di un Alter-PIL, soprattutto, darci da fare per una sua…. crescita, cioè per una Alter-crescita (o Bona-crescita).
Darci da fare (non chiedere a Monti di insegnarci a coltivare pomodori e patate) per far si che coloro che sono “involontariamente inattivi” – la disoccupazione è solo la punta dell”iceberg- producano, e consumino, patate e pomodori.
Occorre anzi evitare come la peste che siano le Istituzioni ad insegnarcelo altrimenti fanno come a Marghera, dove vicino alle fabbriche inquinanti c”è un appezzamento di terra, avvelenata da diossina e metalli pesanti, ricoperto di “lussuose baracchette” per gli attrezzi offerte generosamente dal Comune con i soldi della gente, nei cui ritagli di scoperto rimasti, fortunati pensionati selezionati, coltivano pomodori avvelenati per gli ignari i nipotini (per fortuna che la produzione è quasi nulla).
Non sto parlando quindi di un ritorno al passato, sia esso spontaneo o, peggio, assistito, ma bensì di un “ritorno al futuro” attraverso la diffusione di cooperative di Auto-produzione formate da coloro che allevano pomodori avvelenati a Marghera i quali, dopo aver preso in affitto un terreno, pagano chi (socio-lavoratore) lo coltiva e poi acquistano i pomodori dalla propria cooperativa a prezzo di costo (il rapporto qualità -prezzo, rispetto al mercato, sarà buono sia per via del numeratore che del denominatore).
Cosi facendo si re-localizza, e si crea occupazione netta (sul mercato cala la domanda di finti-pomodori ma cresce quella per il cinema o per l” isolamento termico degli alloggi, in quanto i soci della cooperativa risparmiano e alcuni hanno, addirittura, un nuovo reddito ed il tutto si traduce, per esondazione, in nuova mirata domanda per beni e servizi offerti sul mercato).
Con la diffusione di una tale formuletta (che non si limita ai soli pomodori ma che si basa sulla massima “dare al mercato ciò che è del mercato e al mutualismo quello che è del mutualismo”) si va in piena attività permanente con una Alter-crescita a curva asintotica che si appiattisce sulla stabilità sostenibile.
Visto che tutto ciò è,OGGI, alla nostra portata (paesi ricchi, in primis), se non lo facciamo, gli irresponsabili siamo noi (e solo noi).
Razzolare bene per predicare meglio.
Più che invitare la gente nauseata dalla “politica” a) ad andare a votare e b) a fare la crocetta “giusta”, meglio invitarla a operare per il proprio interesse, concreto e tangibile, cioè potere d”acquisto ed occupazione, creando cooperative di auto-produzione il cui “sottoprodotto” sarà l”interesse collettivo (sostenibilità ambientale e sociale).
Solo dopo aver mostrato coi fatti come si fa ad incrementare il reddito e l”occupazione restando nell”alveo della sostenibilità , uno può avere la “certificazione” per chiedere alla gente di fare lo sforzo di votarlo (per gratitudine, e non su base di promesse). Perché la politica, anche quella “rappresentativa”, è imprescindibile.
Teoricamente le due cose (il dire, anche se non precisissimo, e il fare) possono anche essere portate avanti in simultanea, ma di fatto cӏ un evidente ordine logico che conviene rispettare.
Resta il fatto che con la sola “decrescita” , come bandiera economica, non si va da nessuna parte.
Resto comunque membro di Alternativa anche se non seguirete i miei consigli (lo do per scontato).
Oramai è più facile convincere il Papa a bestemmiare che convincere voi, chierichetti della “decrescita”, ad abbandonare il vostro oggetto di culto, la parolina magica inventata da “Bastian Contrario” e supposta magnete di voti.
Con stima e simpatia
Dino
PS: Scusa Giulietto se posso sembrarti io un Bastian Contrario ma la tua recente estrapolazione del concetto di territorio (estendendolo alla propria persona, al parco dove vanno a giocare i nostri nipotini e quant”altro), se è perfetta nello spirito, penso non renda più di tanto negli effetti pratici.
Spero di sbagliarmi e che, al di la di tutto, la “tattica” del No-questo e No-quello paghi.
Ma forse, come diceva un saggio, più che battersi per cambiare la realtà (raramente frutto del caso) conviene battersi per qualche opportuno Si-questo e Si-quello (una volta individuato quello giusto) che la renda obsoleta (mi riferisco, in particolare, all”economia del “tutto mercato mondializzato” e ad Alternativa manca una dottrina economica propria e convincente, ed io non pubblico niente prima di una sperimentazione di successo. Le pecore si animano, più che per abbandonare un prato magro, quando vedono un prato lussureggiante).
Le minoranze attive ed incazzate si materializzano più facilmente nei grandi territori (e non in tutti).
Se viene proposta la realizzazione di parcheggi in 10 parchi pubblici verrà , al più, appeso qualche striscione di protesta qui e là , ma nessuno si batterà come la minoranza (che comunque fa da catalizzatore) della Val di Susa.
A volte basta un Masaniello per polarizzarne 10 e cosi via, a cascata.
Ma la probabilità di trovare un tale soggetto in ognuno dei 10 parchi è quasi nulla (anche perché in caso di successo nessuno gli farà il monumentino alla memoria).
Per fare a botte con, diciamo, gli “inglesi” in occasione di una partita di calcio ne trovi a centinaia disposti a rischiare anche la vita “per la Patria”.
Ma non ti annoio con cose che conosci meglio di me.
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Caro Dino,
sarò breve: nel dirti che sono d”accordo fino alle virgole. Con qualche precisazione. Tutto quello che tu dici dell”Alter-Crescita richiede organizzazione, forza, massa critica. Procedendo di questo passo il disastro ci arriverà addosso prima che milioni di persone abbiano capito cosa sta succedendo. Io sto cercando – tutti noi siamo impegnati a farlo – una formula efficace per attirare l”attenzione. Ho l”impressione che dire Alter-crescita, o Bona-crescita sia altrettanto poco illuminante. Se non meno. Come capisci non siamo in disaccordo sulle cose, ma sui modi con cui combattere e sulle armi da usare.
Il mio concetto di difesa del territorio parte dalla constatazione che noi siamo in difesa. Tu sembri ragionare come se i tempi della battaglia fossero indefiniti (e invece sono molto brevi) e come se noi fossimo all”offensiva. Io sto soltanto cercando di organizzare un esercito in grado di difendersi dove viene attaccato.
Purtroppo davanti a noi non c”è nessun prato lussureggiante . E credo che, se pensassimo di dover parlare a delle pecore, temo che non varrebbe nemmeno la pena di cominciare. Io ho fiducia nell”intelligenza della gente. Ma so che per raggiungere la loro intelligenza li devo tirare fuori da Matrix.
In una parola (ma senza alcuna presunzione da parte mia): mi pare che tu usi una sociologia piuttosto approssimativa e che tu veda poco la politica, cioè l”organizzazione delle masse. Se ne può discutere, della prima e della seconda cosa. Ma non si può pretendere da Alternativa che abbia la certificazione per poter dire cosa fare in tutti i campi. Abbiamo cominciato un anno fa. Ci stiamo facendo le ossa, stiamo studiando e stiamo anche imparando.
Del resto guardati intorno: cӏ qualcuno che abbia questa certificazione? Cӏ qualcuno che proponga qualche cosa di serio (intendo dire non nicchie conviviali ma forme di organizzazione) per scardinare il motore di questa locomotiva che va verso il disastro? Se lo trovi dammi un fischio.
Con simpatia reciproca.
Giulietto
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