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Note fredde sul prossimo referendum greco

In caso di vittoria al referendum, la battaglia non è finita. Invece comincia. Sono in gioco interessi enormi e i maggiordomi saranno feroci [Giulietto Chiesa]

Note fredde sul prossimo referendum greco
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30 Giugno 2015 - 09.42


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di Giulietto Chiesa.


(risposta a una lettera del signor Barone che qui riproduco in parte)

 [...] Se il governo greco avesse accettato le condizioni poste dai
burattinai della finanza mondiale si sarebbe rischiata la rivoluzione ma
un simile artifizio non solo stoppa la reazione sul nascere ma anche se
qualche fazione si arrischiasse a sollevarsi ne giustificherebbe anche
la repressione. L”uscita della Grecia dall”euro innescherebbe dei
meccanismi che metterebbero a rischio l”attuale status quo politico
europeo e forse l”esistenza stessa della Nato, una cosa del genere non
puo” essere affidata, da chi gestisce davvero il potere, all”esito
incerto di un referendum senza trucchi. Signor Chiesa, che ne pensa?

Caro Barone, rispondo a lei per cercare un po” di chiarezza nel mare di
congetture che sta dilagando. 

Innanzitutto starei cauto nel valutare
la situazione. 

Syriza è andata al governo con il 37% dei voti. Non con
il 95%. Tantӏ che ha dovuto fare coalizione con un partito di destra
per formare un governo. 

Dunque non è così scontato (come molti pensano)
che esista un consenso unanime alle mosse di Tsipras. Non è scontato
nemmeno il fatto che la stessa Syriza (che è una coalizione di forze
diverse, non un partito compatto di tipo bolscevico) sia unita. Al
contrario, ci sono stati forti contrasti interni nel corso del lungo
braccio di ferro con la Trojka. I sondaggi, per quello che poteva valere
fino a qualche giorno fa, dicevano che la maggioranza dei greci è
favorevole (tiepidamente) a rimanere in Europa e nell”euro. 

Adesso molte
cose stanno velocemente cambiando, anche perché molti greci si stanno
rendendo conto che una vittoria di Bruxelles non solo non risolverebbe
nessun problema, ma comporterebbe un inasprimento drammatico del
disastro umanitario in corso. Dunque l”alternativa che si presenta agli
elettori è cruda: o un lento, inesorabile ulteriore impoverimento della
Grecia, sotto il tallone tedesco, oppure una fase di grande incertezza,
ma senza costrizioni e con la possibilità di rimboccarsi le maniche e
procedere per conto proprio, fuori dall”euro (e non necessariamente
fuori dall”Europa).
Dunque una possibilità di vittoria di Tsipras –
teorica – c”è. In ogni caso Tsipras ha dimostrato coraggio e realismo
al tempo stesso. Avesse ceduto alle richieste della Trojka sarebbe stato
comunque sconfitto, senza onore. E Syriza sarebbe andata in pezzi.
Nuove elezioni avrebbero comunque portato alla vittoria della coalizione
destra-centro sinistra.
Così ha rimesso, correttamente, la
decisione nelle mani del popolo. Qui bisogna stare attenti alla retorica
attorno al popolo. Il “popolo”, nelle presenti condizioni, non è un
soggetto libero di sovranità. Né in Grecia, né in Italia, né in America.
il livello di manipolazione e disinformazione cui è sottoposto da
decenni è tale che il “popolo” può essere facilmente convinto anche a
votare contro i suoi interessi, o contro la democrazia. Senza fare la
lezione a nessuno, vorrei ricordare che gl”italiani votarono contro se
stessi e contro la democrazia scegliendo, via referendum, il passaggio
da un sistema elettorale proporzionale al sistema maggioritario (che ha
contribuito a portare il paese nelle mani di un gruppo di grassatori).
Dunque dobbiamo sapere che il percorso sarà “naturalmente” molto
accidentato. E, anche in caso di vittoria di Tsipras al referendum del 5
luglio, la battaglia sarà durissima. Anche perché Tsipras, a sua volta,
dovrà chiedere sacrifici a una parte della popolazione che,
nell”attuale situazione, stava relativamente bene, o molto bene.
L”uscita dall”Euro non sarà un”autostrada rettilinea in mezzo a aiuole
fiorite.
Quanto ai brogli elettorali. Penso che ci saranno. Anche
nei seggi la battaglia sarà dura. Non è affatto escluso che ci siano
provocazioni. Dall”esterno, a premere contro Tsipras, è tutta l”Europa
delle banche, dei media pagati dalle banche, dei servizi segreti
dominati dagli Stati Uniti. Già serpeggia nelle dichiarazioni dei leader
di Bruxelles l”idea di un “regime change”. 

Sappiamo che i maggiordomi
sanno essere feroci, quando occorre. Non faranno sconti. E” questione di
potere. Un No al referendum intacca il potere dell”attuale Europa,
tutto intero. Sarebbe un esempio intollerabile. Dunque va stroncato. 




Quindi è qui che si misura non la sete di libertà del “popolo greco”,
ma la capacità di Tsipras e dei suoi sodali di tenerlo unito attorno
all”idea della sovranità nazionale contro una chiara aggressione
multilaterale dall”esterno.
Dunque, in conclusione: prima di
descrivere il “popolo greco” come un”entità rivoluzionaria compatta,
pensiamoci sette volte, perché non era e non è così. Secondo: in caso di
vittoria al referendum, non pensiamo che la battaglia sia finita.
Invece comincia. Terzo: in caso di sconfitta di Tsipras, non gettiamo la
croce sulle spalle dell”inesistente “popolo greco”. Che è comunque una
vittima, anche se voterà contro se stesso. 

E pensiamo a cosa
succederebbe se, a fare le scelte che dovranno fare i greci, fossimo noi
italiani. Pensiamo davvero che gl”italiani reagirebbero come un sol
uomo di fronte alla espropriazione definitiva della loro sovranità e
indipendenza? Siamo nella Nato, colonizzati e silenti. Pensate che sia
facile svegliarci?

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