(Risposta a Giovanni Rossi)
Caro Giulietto,
volevo chiederLe di postare un commento su un singolare fenomeno sociale che riguarda i nostri tempi….Mi chiedevo perché 220.000 persone si radunano ad un concerto (quello di Vasco Rossi) perdendo la testa (molte donne in crisi isterica si sono addirittura spogliate al grido “Fammi godere”), mentre non è possibile fare altrettanto contro i soprusi del capitalismo globalista. Molte di queste persone, ne sono convinto, arrivano a malapena a fine mese, se sono fortunate, eppure osannavano un miliardario, come fosse il Messia.
Stessa cosa accade per i tifosi di calcio, rispetto a personaggi semianalfabeti che guadagnano milioni di euro all’anno per dare due calci ad un pallone, senza nemmeno scandalizzarsi per questi guadagni (anzi se chiedi loro cosa ne pensano al riguardo, ti rispondono che è giusto che i calciatori bravi guadagnino quelle cifre, mentre magari si infuriano per i 15.000 euro al mese del Parlamentare). Qual è il motivo di tutto ciò? Mi rendo conto che il problema testé esposto abbia più risvolti psichiatrici che filosofici-sociologici-mediatici, però un suo commento o video al riguardo sarebbe gradito. E dato che ci sono un’altra domanda: perché la gente continua a credere ancora alle balle dei mainstream media e pensa che su internet si dicano solo frottole? Perché se una cosa la dice Vespa (tanto per fare un nome) o il TG1 è vera, e se la stessa cosa si scrive su internet si dubita che sia vera? E perché se una cosa scritta su Internet non la dice Vespa allora si pensa non sia vera?
Giovanni Rossi
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Caro Giovanni Rossi,
quello che lei scrive è un fenomeno. Davvero un fenomeno. Che nessuno vede pur avendolo sotto i suoi occhi. Anzi pur avendolo dentro se stesso. Nel suo cervello. Lei dice che i suoi risvolti hanno a che fare più con la psichiatria che con la sociologia, o la filosofia. Ed è vero. Noi tutti, tutto l’occidente, siamo stati costretti a una mutazione antropologica. Con la forza. Le armi che sono state usate contro di noi non provocano ferite fisiche. Al contrario, sono piacevoli, nell’immediato, ci anestetizzano perfino, come il dentista che, prima di levarti un dente, ti inietta l’antidolorifico. Siamo stati — tutti, senza eccezione — trasformati in un gregge di idioti senza identità, mentre ci si raccontava che eravamo liberi e si esaltava l’identità, l’individualità, trasformata in un individualismo esasperato. Quello che fa sì che perfino negli slogan pubblicitari si può ormai comunemente usare una espressione che, un tempo, sarebbe stata considerata diseducativa (e infatti lo era e lo è): “libera tutti i tuoi istinti”. Cioè ci si educa (e si educano pubblicamente i nostri figli) a violare tutte le regole della convivenza, della solidarietà. A “non pensare ad altro”. Cioè a non pensare tout court. Siamo dentro Orwell e ci accingiamo a entrare, felici, nel “Mondo Nuovo” di Aldous Huxley. In realtà molti cominciano ad accorgersi che non siamo affatto .felici e che la nostra condizione è quella di schiavi prossimi venturi. Ma sono quelle pecore smarrite che, per qualche ragione strana, escono dal gregge e che, dunque, devono essere rincorse dal cane del padrone, che vigila sulla loro salute, fino a che non verranno scannate.
C’è una spiegazione per tutto ciò? Certo che c’è. Anzi ce ne sono molte, ciascuna delle quali andrebbe esaminata e studiata. Ma, prima di rispondere a questa domanda voglio introdurre una notazione, per la riflessione di chi vorrà usarla: è sempre stato così? Cioè gli uomini e le donne sono sempre stati dei “greggi”, cioè degli idioti? La mia risposta è no. Mai come in questa fase storica. Chi nega la mia risposta (preferendo prendersela con le vittime, accusate di essere naturalmente stupide) ignora le mutazioni che sono state introdotte dallo sviluppo della scienza e della tecnologia nella comunicazione di massa. E ignora il fatto che lo stesso sviluppo capitalistico ha “prodotto la massa” umana in cui oggi noi viviamo. Prima questa “massa” non esisteva. È sorta nel XX secolo. Prima il “volgo” era del tutto estraneo alla vita politica e culturale. Quest’ultima riguardava i ceti superiori della società, che erano minoranze potentissime, ma numericamente infime.
Questo è un discorso lungo, che non si può sviluppare qui. Ma il fatto per me evidente è che le classi dominanti hanno dovuto affrontare il problema dell’”uso” di queste masse. Fino a che esse furono funzionali alllo sviluppo dell’economia, fu necessario educarle, farne crescere il sapere, altrimenti sarebbero state inutilizzabili. Per questi scopi nacque la scolarizzazione di massa. Anzi, divenne un “principio”, un valore universale della civiltà moderna.
Ma, sorvolando i dettagli di questa fase (suggerisco la lettura de “Gl’intellettuali e l’organizzazione della Cultura” di Antonio Gramsci) e venendo al presente, sta avvenendo esattamente il contrario. Oggi il compito che le classi dominanti si sono date non è più quello di “approfondire e dilatare l’intellettualità di ogni individuo”, ma è esattamente il contrario. Le masse stanno sempre di più diventando per certi aspetti “superflue”. Restaneranno relativamente utili solo fino a che potranno consumare, cioè non più in quanto cittadini, ma come consumatori. Ma la scarsità crescente delle risorse del pianeta renderà abbastanza presto impossibile lo sviluppo quantitativo dei consumi. Per cui le grandi masse diverrano un ingombro e un pericolo. In quanto tali non si vede perché se ne debba alimentare il loro carattere intellettuale, la loro cultura. Meglio se pensano meno. La “buona scuola”, la demolizione dell’Università e della ricerca sono gli esempi più recenti, che osserviamo nella cronaca. Obiettivo è abbattere il più possibile ogni loro attività intellettuale produttiva o anche solo critica. Il processo produttivo non ha bisogno di loro essendo divenuto sempre più standardizzato, tecnologicamente indipendente da qualunque apporto creativo dal basso. Diventa dominante, e si aggrava, per le classi dirigenti, sempre più ristrette e autoriproducentisi, la questione del controllo delle grandi masse.
Dunque l’obiettivo è quello di ridurre la capacità delle masse di comprendere, di reagire, di esercitare la critica, cioè di diventare pericolose per l’ordine costituito.
E qui va detto che i padroni universali sono stati estremamente efficienti. Negli ultimi quarant’anni hanno preso in mano le tecnologie della comunicazione e dell’informazione di massa e hanno esercitato direttamente il processo di riduzione del tenore intellettuale delle società occidentali. L’invenzione del “villaggio globale”, cioè di una delle più sconvolgenti menzogne del tempo presente, è roba loro e dei loro “intellettuali organici”. La costruzione della Grande Fabbrica dei Sogni e delle Menzogne, la “Società dello spettacolo” (Guy Debord), quello che Roberto Quaglia descrive splendidamente nell’ “Hollywoodismo”. La mitologia della “libertà assoluta” e della (futura) democrazia via Internet (si veda qui l’ideologia che ha permeato la nascita del M5Stelle), sono state alimentate dai padroni universali, che ne hanno fatto uno strumento per la creazione di sistemi ingannevoli e sostitutivi della realtà, forme appunto di isolamento dell’individuo solitario, surrogati di socialità. il tutto mixato dalla pubblicità, che diffonde simultaneamente più réclame del modo di vita dei ricchi che prodotti da acquistare, del resto sempre meno alla portata di tutti. Tutte queste sono state le tappe di un istupidimento collettivo senza precedenti nella storia umana di ogni epoca. Che, per giunta si sviluppa con un ritmo frenetico, accelerato dalla rivoluzione tecnologica della comunicazione. Il tempo dell’uomo è stato sostituito dal tempo, insostenibile per l’uomo e per la natura, delle tecnologie.
La contemporanea distruzione di tutte le forme associative della società civile (dove esisteva, cioè in Europa) hanno fatto il resto. L’individuo, separato dal suo contesto sociale, è stato trasformato in monade isolata e manovrabile a piacimento. La scienza, studiandone le reazioni profonde, ha scoperto i “bottoni” cerebrali, inconsci, che possono essere schiacciati a piacimento da chi controlla il flusso delle comunicazioni e — exploit più recente — l’accumulazione dei metadati, cioè delle informazioni stipate nei server della National Security Agency, di Google, di Facebook, di Yahoo, di Youtube etc. , permette ai detentori degli algoritmi di anticipare addirittura le reazioni future dei consumatori, cioè del gregge. È l’lgoritmo che “conosce” statisticamente, in un attimo, cosa ciascuno di noi desidererà tra un mese. O addirittura domani.
Quelle che vanno ai concerti, ma anche alle mostre, ma anche alle partite di calcio che potrebbero vedere tranquillamente a casa propria (come è accaduto a Torino) sono le “folle solitarie” che si recano automaticamente nei pascoli che i padroni hanno predisposto per loro.
Perfino il terrorismo è oggi divenuto uno strumento tra i più efficaci del controllo totale sulle reazioni di larghe masse di popolazione. Chi ha la conoscenza dei processi mentali collettivi è in grado di valutare in anticipo le reazioni agli eventi. E dunque, potendo creare gli eventi, è padrone delle reazioni istintive che essi producono.
Si potrebbe continuare a lungo, ma altri lo hanno già fatto meglio di me. Posso solo aggiungere che questi processi, in atto dovunque nelle civiltà dell’Occidente, procedono a velocità variabile. La popolazione degli Stati Uniti è stata già lobotomizzata a livelli superiori e, temo per loro, irreversibili. Ed è pronta a entrare in guerra al comando più elementare. In Europa e in Italia, grazie alla storia dei popoli, gli stadi di trasformazione delle masse in greggi pronte al macello sono ancora confinati a livelli inferiori. Si manifestano scompensi; il controllo è divenuto discontinuo. Ci sono molti segni di una crisi profonda delle società, sottoposte a fenomeni di “dissonanza cognitiva” che accrescono la loro incontrollabilità (vedi Brexit; vedi il no italiano alla cancellazione della Costituzione; vedi lo stesso voto delle ultime presidenziali americane; vedi, in queste ore, la reazione di massa alle decisioni governative in tema di vaccini obbligatori in Italia). C’è ancora spazio per una difesa. Ma se questo spazio non sarà riempito da qalche cosa, cioè da una riappropriazione della comunicazione da parte della collettività organizzata (in quali forme è ancora tutto da discutere), penso che andremo tutti in guerra. I padroni universali hanno in mano i bottoni dei nostri cervelli e, quando sarà utile per loro (o penseranno, essendo fondamentalmente stupidi, che sia utile per loro) , schiacceranno quei bottoni. E noi, o più probabilmente i nostri figli, applaudiranno al loro stesso macello.
Giulietto Chiesa