di Eleonora Bianchini.
Giulio Laurenti, già autore di Suerte (Einaudi), ha scritto il romanzo-inchiesta “La madre dell’uovo” che incrocia le storie del ragazzo morto al G8 e della giornalista uccisa in Somalia. Tutto inizia dai diari del maresciallo Aloi. E nel corso della stesura del testo, l’autore subisce attacchi informatici, interferenze al telefono e intrusioni nel pc. Tutto denunciato alla polizia postale.
Telefoni isolati dopo le chiamate, pc inaccessibile, account social che qualcuno ha cercato di violare. Coincidenze, forse. Ma Giulio Laurenti, già autore di Suerte (Einaudi), ha denunciato tutto alla polizia postale. I disagi informatici sono iniziati quattro anni fa, quando lo scrittore ha iniziato a indagare su Carlo Giuliani, ucciso nel 2001 al G8 di Genova, e Ilaria Alpi, la giornalista del Tg3 uccisa in Somalia nel 1994 insieme al suo operatore, Miran Hrovatin. Scomparse avvenute a 7 anni di distanza l’una dall’altra che, però, sono legate. Perché a Piazza Alimonda e a Mogadiscio, sullo sfondo, ci sono le stesse persone. Gli stessi agenti, gli stessi uomini dei servizi segreti. E che s’incrociano in La madre dell’uovo (Effigie Edizioni), il romanzo-inchiesta di Laurenti da lunedì 1 giugno.
“Tutto è iniziato dai diari del maresciallo Francesco Aloi, superiore del Sismi che lavorava in Somalia. Nel 1997 uscirono degli stralci su Panorama, Unità ed Epoca. In quel diario accusava alcuni agenti e faceva i nomi di altri che poi abbiamo trovato nel 2001 a Piazza Alimonda. Una circostanza che mi ha incuriosito”. E che finisce nel libro: “Nel diario – scrive Laurenti in La madre dell’uovo – Aloi vuole raccontare la missione somala e decide di renderlo pubblico a tre anni dalla fine della missione Onu in Somalia. Si rivolge al tribunale militare di Roma accusando in particolare, oltre al comportamento delle forze armate nel suo complesso, due suoi commilitoni“. Le accuse sono “pesantissime”. Si parla di “violenze sui somali, soprattutto donne“. Aloi “racconta di come spesso i prigionieri venissero torturati a morte. I due che ha deciso con insistenza di denunciare sono proprio Giovanni Truglio e Claudio Cappello“, i carabinieri che sette anni dopo si trovano in Piazza Alimonda. “Quindi – continua il libro – nel 1997 (Aloi) denuncia persone e fatti risalenti al 1993/94, ma non accade sostanzialmente nulla”.
A partire da queste informazioni Laurenti inizia a elaborare un percorso diverso: e cioè che gli agenti a Mogadiscio non avessero depistato, ma che avessero agito per colpire deliberatamente Alpi e Hrovatin. La teoria prende piede. Coincidenze e interferenze pure.
“Quattro anni fa telefonai a Luciana Alpi, madre di Ilaria, per farmi dare il foglietto che la giornalista aveva nel taschino. E sul quale erano scritte le coordinate del ponte radio utilizzato dalla giornalista”. Da lì inizia una serie di interferenze. “Isolavano i telefoni di chiunque chiamassi. Ricevevo chiamate al cellulare mentre stavo guidando. Dall’altra parte della cornetta parlavano come se mi stessero seguendo. Sentivo solo che alcune voci dicevano: ‘Ma tu lo vedi?’ ‘Sì sì, è un po’ più avanti”. E ancora: “Mi chiamavano a casa. Rispondevo. E sentivo le voci dei miei figli al piano di sopra. Dove, però, non c’è nessun telefono. Quindi non so se abbiano messo alcune microspie“.
Secondo Laurenti – che parla degli autori con un ‘loro’ generico – “fanno il gioco del gatto e del topo: sperano di fermarmi facendomi paura“. E gli episodi quanto meno insoliti sono tanti: “Un giorno ho mandato un capitolo ad Heidi Giuliani in cui scrivevo che l’unica cosa che mi spaventa è vedere la mia auto danneggiata da terzi senza che mi sia accorto di nulla. Bene, poco dopo averle spedito il testo, i vigili mi fermano per strada perché sto perdendo olio. E il meccanico mi dice che quel danno non posso averlo fatto io. Spiego ad Heidi cosa mi è successo: ma quello stralcio del libro, in cui descrivevo quanto poi mi sarebbe realmente accaduto, era stato eliminato dal pdf della copia che le avevo inviato”. Recentemente sono saltati anche gli account facebook, a cui Laurenti non riusciva più ad accedere, e la password amministratore del suo pc è stata cambiata. Da remoto e a sua insaputa.
“Credo che i responsabili di queste intimidazioni facciano parte del gruppo di potere che racconto nel libro. Quella parte di servizi che ha firmato il patto di sangue nel 1994. Tutto è partito da Ilaria, non da Carlo. Il libro doveva uscire il 10 giugno ma il mio editore Giovanni Giovannetti ha preferito anticipare. A parte quando parlavo al telefono con giornalisti e avvocati, la linea cadeva regolarmente. Forse non è un gruppo così forte e sono soltanto dei cretini che provano a intimidirmi”. Forse il contenuto di quel romanzo a qualcuno dà fastidio.