EU = Entropia Unita

'Si autodefinisce un ''sistema'', ma mostra invece una tendenza al disordine, cioè all’entropia. Questa forma di unità entropica è l’Europa. [Pierluigi Fagan]'

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30 Maggio 2014 - 09.51


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di Pierluigi Fagan.

Il primo significato che si può trarre
dalle elezioni europee appena svolte è che esiste un insieme formale che
si autodefinisce unito, si definisce o ambisce o ritiene di poter
essere un “sistema”, ma tale sistema non mostra alcun deciso ordine,
mostra invece una tendenza al disordine, cioè all’entropia. Questa forma
di unità entropica è l’Europa.

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Il commento conformista, si è affrettato a rimarcare che le elezioni sono state vinte dai conservatori (PPE)
ma invero essi ottengono il peggior risultato dal ’99 e perdono anche
la concreta possibilità di guidare una maggioranza di blocco, data anche
la pari caduta dei liberali (ALDE). Saranno quindi obbligati ad una qualche forma di grande coalizione con i gemelli diversi dei socialdemocratici (S&D),
i quali a loro volta, ottengono un risultato statico, più o meno
storicamente il linea con il proprio peso. La somma quindi del “cuore del sistema”
europeo (PPE+S&D+Lib), rispetto al 2009, perde complessivamente
quasi il 15% del suo peso, tutto a carico della parte lib/centro-destra.

A questa parziale eclisse, fa da
contraltare lo scontato successo di coloro che verso questo sistema
hanno sentimenti negativi e critici in linea generale. Sono queste,
varie forme di posizione politica che vanno dal rifiuto stesso dell’idea
di avere un sistema europeo, alle idee di basarlo radicalmente su altri
principi, con l’intermedio di averlo sì, ma in forma molto blanda ed
assai meno coattiva di quanto non sia fin qui stato. Alla caduta dei
conservatori euroscettici (ECR), corrisponde la salita della sinistra (GUE/NGL), un moderato incremento di un certo tipo di euroscetticismo (EFD)
e l’esplosione dell’euroscetticismo radicale o euro-contrario, vero
vincitore della tornata elettorale (i cosiddetti Non Iscritti = NI), stabili i Verdi (GREENS/EFA).
Tutti valutati rispetto al 2009. I cosiddetti NI (FN, M5S, altri)
passano da residuo marginale a terza forza del parlamento (dopo PPE e
S&D) e con EFD (UKIP di Farage, Lega), rappresentano ora poco meno
di un quinto del parlamento. Sempre però che riescano a costituirsi in
gruppo politico in grado di districarsi nell’euro-burocrazia.

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Complessivamente quindi, il “cuore del sistema”
sarà costretto ad unirsi in coalizione formando l’opzione -sistema sì-,
per controbilanciare l’emergere piuttosto deciso della nuova opzione –sistema no/nì-.
Dinamicamente, i risultati dicono che i cittadini europei mantengono
uno scarso interesse per l’idea europea (votanti stabili sotto il 50%),
giudicano negativamente le politiche sin qui perseguite (caduta
PPE/ALDE) e cominciano a domandarsi pure se ha senso l’idea stessa
d’Europa Unita (il successo dei vari euro/Europa-no-nì).

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Non vi è dubbio però, che proprio perché
l’Europa è un sistema concettualmente debole, i risultati elettorali
subiscono anche una curvatura che deflette il significato europeo,
piegandolo verso i significati nazionali locali. Si entra così nel
frammentato mondo delle nazioni che sommano dinamiche locali a quelle
generali.

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Qui le cose, se possibile, vanno anche peggio per il “cuore del sistema”
e per leggere il futuro di questo cuore, occorre concentrarsi sul sotto
(o sovra) – sistema che meglio lo rappresenta, la Germania. In
Germania, si afferma una piccola forza che propone l’uscita della
Germania dall’euro (AfD) e si affloscia la forza più euro-entusiasta (i
liberali FDP), di contro, si conferma il sistema Merkel –
socialdemocratici. Nei grandi numeri non succede nulla di rilevante, ma
nelle tendenze dinamiche è interessante notare che AfD rappresenti la
prima manifestazione di una opposizione all’eurocrazia tedesca, nel
ventricolo centrale del “cuore del sistema”. Ciò significa
anche, che Merkel, nel suo ruolo di punto centrale del sistema
eurocratico, sarà strattonata da una triplice incrocio di forze
contraddittorie: 1) la forza euro-negativa che ha vinto le elezioni in Europa dal punto di vista dinamico; 2) il condominio coatto con i S&D
che giocoforza saranno costretti a chiedere un allentamento delle forme
più estreme di coerenza eurocratica proprio per fronteggiare,
soprattutto nella varie chiavi nazionali le forze più critiche (si pensi
soprattutto alla Francia, all’Italia, alla Grecia, al Portogallo, alla
Spagna dove si affermano sia Izquierda Unida, sia il nuovo movimento
“indignato” Podemos), condominio in cui la posizione Merkel è
ulteriormente indebolita dall’eclisse dei Liberali europei e dalla
stessa contrazione più generale del PPE ; 3) la piccola forza interna dell’AfD
che ad ogni concessione contraria a gli interessi unilaterali dei
tedeschi dovesse eventualmente porsi, possono riscuotere ulteriori
dividendi. La forza di AfD va inoltre misurata non solo
quantitativamente ma anche dal punto di vista dell’influenza d’opinione
in quanto non è una forza popolare o populista, poiché nasce come
progetto elitista.

Una deriva entropica del futuro europeo
nel senso del suo governo di sistema è in questo trivio di forze
eccentriche che peggiorano ulteriormente la stabilità già messa in
discussione dai risultati elettorali. La Germania si trova improvvisamente sola. Senza la Francia
in cui lo spettro FN, dai primi commenti francesi, è già diventato il
segno inequivocabile di una crisi che non è una crisi politica da
leggere solo nelle consuete forme di destra-sinistra-centro-europa
sì-europa no. La Francia è e sarà sempre più in crisi perché la sua auto
percezione di potenza ordinata ed ordinante è di molti gradi
sovradimensionata rispetto alla sua realtà. Semplicemente, la Francia è
una ex-potenza che continua ad atteggiarsi ed a ritenersi, molto più di
quanto non sia oggettivamente.  Questo per i francesi, sarà un lungo
dramma nazionale poiché tocca corde archetipiche del sentimento
nazionale e parallelamente, non farà che riflettere il ritardo di
adattamento al Mondo Nuovo, sul quale i francesi sono indietro
quasi quanto gli italiani, con la differenza che i secondi hanno di loro
stessi una auto percezione un po’ meno fantasticante.

Paradossalmente, l’Italia potrebbe assumere allora una nuova, inedita, posizione, la posizione di un perno di moderata dialettica vs
l’interesse tedesco. C’è la clamorosa (occorre riconoscerlo perché in
politica nulla è peggio della negazione della realtà) affermazione del
PD-Renzi, un PD che è oggi la prima forza della socialdemocrazia
europea, c’è la presidenza di turno del consiglio dell’Unione, c’è
l’oggettiva convergenza di interessi tra i paesi mediterranei e c’è,
oltre la batosta francese, l’affermazione dei socialisti portoghesi, la
contrazione dell’asse PPE-S&D spagnolo, l’affermazione di Syriza in
Grecia che indeboliscono o tanto o un poco, le forze conservatrici
nazionali dei paesi euro-mediterranei e pongono alle forze di governo,
l’imperativo di “far qualcosa“. Ci sono dunque le condizioni
potenziali affinché l’Italia possa diventare un perno di interessi
bilancianti il dominio tedesco. Lo spread diminuirà, la borsa si alzerà,
Blackrock vedrà crescere i suoi investimenti e tutti accorreranno in
aiuto al vincitore che potrebbe ingolosirsi sognando un ruolo anche in
chiave continentale.

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Certo è però, che all’eventuale
affermarsi di interessi mediterranei o anche debolmente social –
democratici, Merkel soffrirà internamente sempre di più e in Germania,
potrebbe rinforzarsi la convinzione che a questo punto, è meglio
giocarsela da soli o a capo di quell’Europa del nord e del nord-est, i
cui interessi tendono a divergere oggettivamente da quelli dell’Europa
del sud e sud-ovest.  Questo movimento eccentrico potrebbe poi esser
rinforzato anche da vicende di geopolitica mondiale. E’
noto che l’interesse strategico tedesco è volto verso l’Europa
dell’est, verso la Russia e verso la Cina ed è evidente che le recenti
manovre statunitensi, tese a spaccare in due il mondo (o con noi o contro di noi),
rappresentano un ostacolo a questi interessi che richiedono invece un
mondo aperto, multipolare, dialogante. Potrebbe così venirsi a formare
un quadro complesso di livello superiore in cui non agiscono più solo
gli interessi nazionali in chiave continentale, ma quelli nazionali in
rapporto duplice con l’ambiente continentale e con quello
occidentale-mondiale. La Germania, non sarebbe più solo impegnata dalla
dialettica europea nella quale avrà una posizione comunque meno forte e
priva di alleati consistenti, ma potrebbe esser altresì molto coinvolta
in decisioni da prendere rispetto alla penetrazione degli USA nell’est
Europa e dal formarsi dell’asse Russia-Cina, nonché dal riflesso che
questo nuovo gioco della geopolitica planetaria avrà sulla stessa
dialettica interna europea. Occorrerà cioè vedere come si muoveranno gli
interessi tra atlantisti ed euro-asiatici, tra entusiasti e perplessi
del TTIP, tra gli interessi di Blackrock e del dollaro o quelli che
puntano altrove, tra amanti del gas russo e quelli dello shale che per
altro ancora non è disponibile e chissà quanto costerà quando lo sarà,
semmai lo sarà. I britannici che su queste cose vedono lungo ad arrivano
prima per consumata vocazione, hanno già deciso da tempo ed il
risultato dell’UKIP, nonché le eterodosse recenti posizioni fatte
filtrare dalla loro banca centrale rispetto ai sistemi monetari, dicono
di un ritorno al “io gioco da sola” della sempre vigile Albione. Il
Regno Unito sarà una forza in più a boicottare l’Europa, godendo tanto
più sarà il disordine che si verrà a creare nel continente, as usual.

= 0 =

A questo punto la previsione sul futuro
dell’Europa sembra potersi dirigere verso la soluzione entropica e
l’indebolimento, chissà se fino al dissolvimento, del sistema. Il
sistema Europa ha una forma debole che è quella parlamentare ed una forte che è quella del sistema monetario.

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Sul sistema debole
soffiano venti disordinanti con forze centrifughe che tendono ad
abbandonare la forma continentale perché questa non porta nulla di
vantaggioso agli interessi nazionali e spesso porta solo ulteriori
difficoltà di manovra politica. Inoltre va considerato realisticamente
che nessuno in Europa, più o meno, vuole realmente istituire un sistema
sovranazionale. Né le élite (se non per ottenere quei “vincoli esterni”
che permettano loro politiche che aggirino i freni democratici nei
propri paesi), né i popoli che sono per lo più all’oscuro della
complessità del mondo contemporaneo, se non avvertendone gli effetti in
maniera tanto incisiva, quanto confusa nella corretta attribuzione delle
cause. E’ facile vedere quanto lontani siamo dalla concreta possibilità
di andare incontro ad una opera così ambiziosa. A parte il Manifesto di
Ventotene (1944), il retorico richiamo alla Pace perpetua di Kant
(1795), a parte Habermas e pochissimi altri, si fa fatica a trovare una
qualche produzione intellettuale che indaghi seriamente quanto è
possibile o meno un progetto del genere. Come si possa costruire un
progetto così impegnativo e così privo di precedenti, senza uno straccio
di blueprint, senza una analisi complessa di una idea ai limiti della
concepibilità e forse anche oltre a quelli della fattibilità, dice di
come “Europa” sia un concetto privo di sostanza. Data la sua debolezza,
non è difficile prevedere l’ulteriore fragilizzazione di questo sistema,
dopo il voto del 25.

Il sistema forte è
quello formato dal disciplinare monetario. L’interpretazione tedesca di
questa costruzione (i vari trattati che ne ordinano il funzionamento) ha
terminato le sue possibilità. A fronte di una crisi che non è stata
prodotta dall’euro ma che questo euro ha peggiorato senz’altro,
l’indisponibilità di manovrare il valore di cambio (si vedano le recenti
uscite francesi al consiglio della BCE), l’impossibilità di aiutare le
congiunture economiche nazionali, addirittura l’assurda pretesa di
rientrare dal debito e di pareggiare i bilanci in una congiuntura
negativa che tra l’altro non è congiunturale ma sistemico-strutturale,
sono tutti fatti, fatti che pesano sulla sostenibilità del sistema. I
bracci di ferro che si instaureranno tra tedeschi e resto d’Europa non
porteranno probabilmente alcun vantaggio ad entrambi poiché gli
interessi oggettivi degli uni e degli altri, non sono coincidenti o
armonizzabili se non con un sovrappiù di volontà politica, di visione,
che oggi non si può attribuire ad alcun leader europeo. I leaders non
hanno visione, non esiste un blueprint del progetto Europa che vada al
di là di quattro norme scritte da ragionieri monetaristi, le nazioni
sono in difficoltà e qua e là in subbuglio, i popoli non condividono
nulla di una tale possibile visione. E’ probabile che la stessa
“visione” sia possibile solo per fervide immaginazioni sognanti. Ne
consegue la previsione negativa, il possibile scioglimento concordato dell’euro, da qui a non molto.

L’Europa delle élite eurocratiche e
quella della moneta ordo-neo-lib volge al tramonto. Sarà allora il caso
di cominciare a pensare a qualcos’altro. Chi scrive è equidistante dalla
posizione eurocratica, quanto da quella neo-nazionale e ritiene
inconsistente, poiché fuori della realtà concreta, quella dell’ –Europa dei popoli
che è un bello slogan e niente più. Il qualcos’altro che urge pensare,
dovrebbe muoversi tra due limiti, un tetto ed un pavimento.

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Il pavimento è che non è una
buona idea tornare ai sistemi nazionali nel mentre il mondo giunge a
quasi 8 miliardi di individui, USA, Cina, India, Russia, Sud America,
Africa sono in preda alle convulsioni da riassestamento geopolitico e
riappaiono termini come guerra fredda, nazisti, chiudiamo le frontiere,
catastrofe ambientale, la Francia ai francesi,  l’Ungheria a gli
ungheresi, l’India a gli indù. Sul piano monetario, economico, militare e
politico, le entità stato nazionali di massa maggiore, detteranno legge
nel prossimo, immediato, futuro. Avere a che fare con questa megafauna
pensando di rinchiudersi nei limiti dei sistemi facili da controllare
(di cui ci si illude sia possibile e facile il controllo) senza
domandarsi se tali sistemi saranno in grado di giocare le partite che
saranno chiamati a giocare nel Nuovo Mondo è un pensiero compulsivo. Un
pensiero che dalla sinapsi –ordine sovranazionale delle élite– fa un saltino alla sinapsi –allora ripristiniamo lo stato nazione democratico!
e si ferma stremato dall’improbo sforzo. Purtroppo le cose non sono
così semplici come ci piacerebbe fossero e un mondo complesso, richiede
qualche sinapsi  e parecchia agilità di pensiero in più.

Il tetto è che il qualcos’altro
dovrebbe essere sì difficile, poiché soluzioni facili non ce ne sono in
un mondo complesso, ma possibile. L’Europa dei 45 stati-nazione, quella a
28 dell’Unione e quella a 18 dell’euro sono sistemi che non hanno
nessun minimo comun divisore oggettivamente perseguibile.  Non sono
possibili, se non in forme estremamente deboli, cioè non effettivamente
politiche e costituzionali oppure -è il caso dell’euro-, sistemi che non
possono funzionare date le asimmetrie delle parti. Dovendo unirsi con
qualcuno, unirsi politicamente poiché avere un unico sistema politico
(economico-militare-culturale) è l’unica forma possibile per costruire
un nuovo soggetto che abbia un futuro nel mondo ipercomplesso,  Ã¨ meglio
farlo tra sistemi nazionali compatibili. Sistemi che, pur nella
diversità che storicamente connota le forme dello stato-nazione europeo,
mostrino una qualche funzionalità possibile, un sostrato comune, un
possibile interesse condiviso, una minima strategia convergente. Ad
esempio una moneta di pari valore del dollaro, una geopolitica terza
rispetto a gli USA e a Russia-Cina, uno sganciamento completo
dall’irrazionale ideologia liberista. A nostro avviso l’Unione dei paesi
euro sud-occidentali è l’infrastruttura di questa possibile forma
molecolare che ha pavimento sopra lo stato nazione atomico e tetto entro
le cose che hanno una qualche possibilità di funzionare, cioè di
essere.

A proposito di pigs, lasciamo quindi
Timmy e Tommy alle loro casette di paglia e legno e pensiamo a come
Jimmi ne creò una di mattoni e cemento. Prima che i grandi Lupi
Ezechiele si mettano a soffiar ancor più forte di quanto non abbiano già
cominciato a fare.

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Fonte:  http://pierluigifagan.wordpress.com/2014/05/26/eu-entropia-unita-2/.

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