da GiubbeRosse.
1. LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E RETI SOCIALI
L’epoca della libertà di pensiero e di espressione è finita. Niente che i più perspicaci tra voi non sospettassero da tempo, ma il 2020 ha spazzato via ogni residua illusione di una qualsiasi dialettica basata sull’etica del discorso, utilizzando come spazi di discussione mainstream, network televisivi, reti sociali ad ampia diffusione, canali di informazione tradizionali. Ormai è ammesso uno e un solo pensiero: quello ufficiale. Abituatevi alla censura, perché d’ora in poi sarà la norma. Non solo chi controlla i mezzi di informazione non è più disposto a concedervi il diritto al dissenso. Quella parte di società che si riconosce nel pensiero ufficiale è la prima a chiedere la censura e la marginalizzazione del pensiero non allineato. Detto in parole più brutali: non vogliono ascoltarvi, anzi, saranno i primi a invocare la censura contro di voi. Non importa se avete ragione o torto o se semplicemente avete il diritto di manifestare il vostro pensiero: sono disposti ad accettare unicamente ciò che conferma la propria visione del mondo. Il prossimo passo sarà negarvi il diritto alla frequentazione degli spazi pubblici, poi quello alle prestazioni sanitarie, infine quello al voto. Siamo entrati in una nuova fase, quella dello scontro totale, dove presto o tardi anche chi finora ha esitato a schierarsi sarà costretto a farlo. Quanto prima ve ne farete una ragione, tanto meglio sarà per voi.
2. LA LIBERTÀ NON ESISTE IN NATURA. SI COSTRUISCE
La libertà non esiste in natura, è una conquista. E, una volta conquistata, va difesa. Nemmeno il diritto esiste in natura: è la forza a creare il diritto. Non rivendicate spazi di discussione ed equità di trattamento da chi non è più disposto a concederveli. Createveli da soli. Non pretendete informazione equilibrata, corretta, imparziale da chi è pagato per non fornirvela. Createvi un blog, un canale di informazione, un qualsiasi veicolo di comunicazione e cercate di attirare verso di esso quante più persone possibile. Siate disposti a pagare, se necessario. Ricordatevi che niente è gratis e, se una cosa è gratis, allora il prodotto siete voi. Il nostro consiglio è abbandonare il prima possibile reti sociali come Facebook, Twitter, YouTube, ormai sempre più simili a mostri orwelliani, e spostarsi su nuove piattaforme, sfruttando le opportunità di comunicazione e gli spazi di libertà di espressione che ad oggi ancora offrono. C’è sempre un’alternativa, ma quasi mai è semplice e quasi mai è gratis. Ogni cambiamento richiede uno sforzo umano, intellettuale e, non ultimo, economico.
3. LA NUOVA NORIMBERGA
Non ci sarà nessuna Norimberga 2.0. Non fatevi illusioni: nessuno verrà a liberarvi. E, se mai lo farà, non sarà certo gratis. L’utopia di una nuova Norimberga, per quanto risponda al naturale desiderio di giustizia di ogni individuo, nasconde un vecchio retaggio: quello dell’attesa messianica del salvatore, del Deus ex machina che arriva dal nulla per fare il lavoro sporco al posto nostro. La nuova Norimberga non è solo un’utopia: è anche un’utopia pericolosa, nella misura in cui demanda a terzi l’azione personale, l’impegno diretto e attivo, l’assunzione di responsabilità. Stavolta non ci saranno potenze straniere che verranno in vostro soccorso a liberarvi dal nemico per metterlo alla sbarra. Anche perché stavolta il nemico è globale. Non viene solo da fuori, ma viene da fuori e anche da dentro. Se mai ci sarà una nuova Norimberga, sarete voi stessi a farla. O non la farà nessun altro.
4. L’ERA DEL BIOPOTERE
Siamo entrati nell’epoca del biopotere. L’ordine del discorso economicista, che ci ha accompagnato in questi ultimi quaranta anni, è stato rottamato e sostituito da un ordine incentrato sulla medicina e sulla scienza. Questo ordine è infinitamente più autoritario di quello precedente utilizzato dalle élites dominanti e ha la caratteristica di disciplinare le nostre esistenze in maniera opprimente ed autoritaria. Il fulcro di questo nuovo ordine totalitario e autoritario, che noi chiamiamo biopotere, ha alla propria base un assunto fondamentale: la nostra libertà in cambio della tutela (vera o pretestuosa) della nostra nuda vita. Se ci riflettete, questo assunto rovescia totalmente il paradigma fondamentale sul quale si basano da millenni l’antropologia e la cultura umana o, quanto meno, quella occidentale: “Meglio perdere la vita che perdere la libertà”.
5. IL GRANDE RESET
Non avete ragione di temere il grande reset, per il semplice motivo che esso è già in atto. Da tempo. Quello che il World Economic Forum chiama oggi Il grande reset altro non è che l’ufficializzazione di processi iniziati circa trenta anni fa e ormai giunti a maturazione: graduale trasferimento della ricchezza dalla base verso la cima della piramide, compressione di salari e diritti sociali tramite la deflazione permanente, erosione di sovranità e capacità decisionale dagli stati nazionali a favore di organismi sempre più sovranazionali, progressiva emarginazione di una crescente fascia della popolazione dai processi decisionali e dalla ricchezza. La pandemia ha impresso un’accelerazione finale a questi processi. Adesso manca solo l’ultimo tassello: vincere le proteste e le resistenze residue. Anche qui: non c’è più spazio per il dissenso, per il pensiero critico, per la libertà personale, anche laddove essa è sancita dalle costituzioni. Perseguiranno il loro obiettivo con ferocia e con ogni mezzo: non solo con l’abituale bombardamento mediatico e il massiccio ricorso al terrorismo psicologico, ma anche con la forza, con i brogli elettorali, con leggi speciali, se necessario. Pensare che i famosi “anticorpi della democrazia” (e ci riferiamo in particolare alla magistratura) bastino a fermare questo progetto eversivo è una pia illusione. Alla forza si può solo opporre una resistenza di eguale intensità.
6. DIFENDERE LO STATO NAZIONALE È DIFENDERE LA PROPRIA LIBERTÀ
Istituzioni statali che siano ridotte a mera cinghia di trasmissione di ordini sovranazionali provenienti da consessi controllati da grandi poteri globali, per lo più privati, sono gusci vuoti, depauperati dei principi basilari di democrazia e, pertanto, incapaci di tutelare i vostri diritti e di proteggervi come cittadini. Occorre prendere atto che siamo già alle battute finali di questo processo. La difesa di quel che resta dello stato nazionale non è una fissazione anacronistica, un vagheggiamento nostalgico di un passato che, in ogni caso, non tornerà più. È, piuttosto, la difesa dell’ultimo baluardo di autodeterminazione dei popoli contro lo strapotere della finanza globale e di organi decisionali sovranazionali dotati di poteri sempre più ampi, estesi e cogenti. Chi oggi sostiene allegramente la necessità di cedere ulteriore sovranità a tali organi in nome di presunti ideali universali deve essere consapevole che, di fatto, sta delegando il proprio futuro a un ristretto gruppo di persone, nelle quali evidentemente ripone un’illimitata fiducia circa la capacità di portare l’umanità verso il Bene. La storia dovrebbe suggerire quanto meno una maggiore prudenza a riguardo.
7. AGGREGARE È RIVOLUZIONARIO
Non esiste atto più rivoluzionario che aggregare. L’aggregazione fa paura, per questo cercheranno di ostacolarla con ogni mezzo. Una qualsiasi forma di nuova aggregazione che si proponga di cambiare l’esistente, ma non venga ferocemente ostacolata o è troppo piccola per essere presa sul serio o non è abbastanza seria da essere combattuta. Se non avete nemici, significa che nessuno vi teme perché siete innocui. Mettete in conto fin d’ora resistenze e perdite. Come dice un vecchio proverbio, sai che ti stai avvicinando alla casa quando senti i cani abbaiare.
8. CHI HA I MIEI STESSI BISOGNI È MIO AMICO
Le categorie politiche novecentesche – in primis destra e sinistra – hanno perso il loro senso da almeno un trentennio. Oggi servono a irregimentare pezzi di consenso. A fabbricare mediaticamente mostri e nemici da dare in pasto a un’opinione pubblica disorientata. A dividere per imperare. A militarizzare ideologicamente fasce di società che, dialogando, si scoprirebbero invece tutt’altro che nemiche. Ricostruiamo le nostre identità non sulla base di opposizioni e di etichette artificiose. Ricostruiamoci a partire dai nostri bisogni e da chi oggi li condivide. Chiunque sia rimasto schiacciato dai perversi effetti del neoliberismo e cerchi di riscattarsi dalle catene economiche e culturali della globalizzazione finanziaria è un compagno di strada, un alleato. Quanti aspirano a una vita dignitosa, a un trattamento lavorativo giusto, alla difesa dei diritti costituzionali e delle proprie radici, già ora parlano una lingua comune. Basta che si ascoltino a vicenda, a prescindere da colori politici o pregiudizi culturali. Chiunque si trovi fuori dal campo della voracità finanziaria e dei profitti multinazionali a prescindere, oggi, lotta per la difesa della propria dignità, cerca una comunità ricostruita su vincoli solidali, aspira a una normalità democraticamente definita sulle istanze del cittadino. Questo è l’unico fronte che, compatto, può fronteggiare le lotte poste oggi dal capitale globale e dai suoi scherani. Il resto è un inganno pericoloso.
9. CHE LA SCUOLA CAMMINI SULLE NOSTRE GAMBE
Il grande Thomas Mann scriveva: “La pace indivisibile, il lavoro costruttivo, il giusto guadagno; un consumo comune dei beni della terra; più felicità; meno sofferenza causata solo dall’uomo ed evitabile; un’elevazione spirituale del popolo attraverso educazione, conoscenza, formazione: tutte queste sono mete diametralmente opposte alla misantropia fascista, al nichilismo fascista, al piacere fascista di umiliazione e alla pedagogia fascista d’istupidimento“. A ben riflettere su questo illuminante passo, lo sciagurato e criminale attacco alla scuola e all’università portato avanti con la scusa pretestuosa della pandemia-infodemia attesta inoppugnabilmente che la tirannide in formazione ha dentro di sé il germe di una pericolosissima forma di fascismo (peraltro spesso mascherato da “antifascismo” manierista). Bisogna combatterlo: studiate e fate studiare! Studiate filosofia, a partire dall’opera di Michel Foucault così attuale in questi tempi oscuri. Imparate un linguaggio di programmazione, sia esso Python, Java, Rust, non importa quale: è più facile di quanto possa apparire, il web è pieno di lezioni gratuite e di manuali di facile comprensione. Impossessatevi quindi dei nuovi saperi sull’analisi dei cosiddetti Big Data e sulla cosiddetta intelligenza artificiale. Conoscere le armi predilette della tirannide del capitalismo del controllo è la strada migliore per combatterlo. Conosci il tuo nemico e migliora te stesso! Imparate a coniugare i vostri vecchi saperi, qualunque essi siano, con i nuovi saperi. Se ci hanno chiuso le scuole, che queste camminino sulle nostre gambe. Questo è ciò che i nuovi demoni temono.
10. “UN PASSO ALLA VOLTA MI BASTA” (M. Gandhi)
Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo. L’idea di cambiare la realtà in modo rapido, indolore, preferibilmente rimanendo seduti sul divano non è solo illusoria: è controproducente. Sognare la grande rivoluzione, la palingenesi totale che “cambierà tutto in una sola volta” è il modo migliore per rinunciare alle tante piccole battaglie parziali, alle tante piccole rivoluzioni che ognuno di noi può compiere per proprio conto e insieme ad altri ogni giorno. Speranza viene dalla radice indoeuropea *speh-, che significa “tirare, tendere” verso qualcosa. Non un’attesa, ma un cammino verso un obiettivo.
Fonte: http://giubberosse.blog/2020/12/31/promemoria-2021/.