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"Farsi" una crociera a Venezia

'Ascoltate le conversazioni tra i croceristi: ''Quest’anno ho fatto Istanbul e Cairo''. Non si viaggia. Ci ''si fa'' un viaggio. E poi ci si ''fa'' Venezia [Paolo Cacciari]'

"Farsi" una crociera a Venezia
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25 Settembre 2013 - 09.10


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di Paolo Cacciari.

Sono stato dentro una “grande nave” solo una volta, più di dieci anni
fa, alla Fincantieri di Marghera in occasione del varo di un nave da
crociera della Disney. Mi impressionò il kitsch degli arredi. Davvero
inimmaginabili. Il Titanic al confronto era un esempio di sobrietà.
Lampadari finti Murano anche nei bagni, specchi e quadri ad olio fatti a
mano in serie con cornici massicce d’oro, maniglie, cerniere,
passamani, viti… d’ottone in ogni dove, moquette blu, arancio, gialle
con esplosioni di disegni floreali. Palestre fitness con biciclette con
vista sul mare. Saune stile Trentino con legno di plastica. Cinema,
teatrino, negozi. Ma soprattutto slot machine dappertutto. Mi spiegarono
che una grande nave ha due gioielli: uno è il casinò (due, tre, quattro
a seconda della grandezza della nave), l’altro la sala comandi di
sicurezza, collocata in un caveau inaccessibile ed inespugnabile nel
ventre basso della nave, che entra automaticamente in funzione in caso
di attacco terroristico.

Non si va in crociera, si “fanno”. Ascoltate le conversazioni tra i
frequentatori: “Quest’anno ho fatto Istanbul e Cairo”. “Io invece ho
fatto Algeria e Marocco”. “Il prossimo anno mi faccio le Maldive”. Non
si va in un luogo. Non si visita una città. Non si viaggia. Ci “si fa”
un viaggio. Lo si compra in agenzia, lo si colleziona e lo si confronta
con quello dell’anno precedente: con quale compagnia si mangia meglio,
c’é gente migliore, ci si diverte di più. Lo scopo è stare in una nave
più giorni possibile spendendo di meno. La nave è un parco divertimenti
galleggiante da frequentare in famiglia, con gli amici o da soli in
cerca di avventure.

In una delle ultime manifestazioni del comitato contro le Grandi navi
abbiamo cercato di bloccare gli accessi alla Marittima. C’era da avere
più paura dei crocieristi inferociti che arrivavano al Tronchetto da
Piazzale Roma e dalla Stazione trascinandosi dietro valige, bambini e
nonni, che non della polizia. Avevano paura di arrivare tardi all’orario
dell’imbarco.

Ho avuto allora la precisa sensazione che la battaglia contro le grandi
navi (che vorrei fuori dal Bacino di San Marco, dalla Laguna,
dall’Adriatico e da ogni mare) fosse perduta in partenza. Come quella
contro la droga, il gioco d’azzardo o la prostituzione. Inutile sperare
di eliminare gli spacciatori, i biscazzieri o i procacciatori di schiave
sessuali fino a quando esisterà – in un mondo dominato dal libero
gioco del mercato – una domanda incontenibile di questo tipo di “beni e
servizi”.

Anche nel nostro caso, la questione giusta da porsi è allora questa:
cosa spinge centinaia di migliaia di persone a spendere tutti i sudati
risparmi di un anno per fare una crociera su una supernave? Cosa ci
trovano tante brave e comuni persone in quel tipo di “vacanze”? Quali
modelli culturali e comportamentali colonizzano le menti del consumatore
di crociere? Chi e come riescono ad indurre simili gusti e preferenze
“di massa”? Io credo che l’origine di tutto ci sia la televisione.
(Ricordate che una delle campagne elettorali di Berlusconi iniziò in una
“grande nave” in Bacino San Marco?). Si entra in una crociera come se
si entrasse in un set di un reality show. Per una settimana si diventa i
protagonisti di “Scherzi a parte”, “I pacchi”, “Saranno famosi”… e di
non so quali altri spettacoli televisivi vengono inoculati
quotidianamente da tutte le reti ad ogni ora del giorno e della notte.

Mi torna alla mente il grandissimo Aldous Huxley de Il mondo nuovo
(scritto nel 1932), in cui si immagina un “governo centrale”, un “super
stato” e una “superorganizzazione” che riescono ad ottenere
“l’abolizione del libero arbitrio mediante il condizionamento metodico,
la soggezione resa accettabile grazie alla felicità indotta
clinicamente, a dosi regolari, l’ortodossia martellata in capo alla
gente” (Ritorno al mondo nuovo, Arnoldo Mondadori, 2000). Si
ottiene così un controllo su tutto e su tutti, inducendo ogni individuo
ad una condotta prestabilita. Gli individui, avviliti e delusi, in stato
cronico di ansietà, perdono la capacità di ragionare, diventano
suggestionabili. Il risultato è la creazione di “creature subumane”,
disindividualizzate, in uno stato di “amenza frenetica” e di “idiozia
morale”. Sempre Huxley cita Erich Fromm:

 â€œLa nostra società occidentale
contemporanea, nonostante il progresso materiale, intellettuale e
politico, è sempre meno capace di condurre alla sanità mentale, e tende a
minare la sicurezza interiore, la felicità, la ragione, la capacità
d’amore nell’individuo; tende a trasformarlo in un automa che paga il
suo insuccesso di uomo con una sempre più grave infermità morale, con la
disperazione che si cela sotto la frenetica corsa al lavoro e al
cosiddetto piacere”.

Venezia, 23 settembre 2013

Fonte: http://www.eddyburg.it/2013/09/paolo-cacciari-grandi-navi-partecipando.html.

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