La Repubblica Napolitana

'L''influenza dell''uomo che domina la nostra politica. [Massimo Ragnedda]'

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27 Settembre 2013 - 11.59


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di Massimo Ragnedda

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L’Italia è da sempre, nel bene o nel male, una palestra per nuovi scenari politici. Machiavelli, il fascismo (poi esportato in tutto il mondo), il compromesso storico tra marxisti e cattolici, il partito azienda (edificato attorno ad un condannato), il M5S (primo caso al mondo di una partito nato in rete e diventato il secondo partito del Paese e con responsabilità di governo in alcuni comuni d’Italia). Solo per citare alcuni casi scuola.

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Ora, ne dovremmo aggiungere un altro: una repubblica fondata sul volere di una persona che da anni (ma con una accellerata negli ultimi due), disfa, rimescola, aggiusta, distrugge, tesse e impone il proprio volere. Una persona che dovrebbe fare tutt’altro (garante della Costituzione), che non ha il mandato elettorale per imporre la linea politica economica da seguire, che si è fatto rieleggere come presidente della Repubblica (primo caso nella storia repubblicana) e ci ha “imposto” due presidenti del Consiglio con la conseguente rissosa grande coalizione.

Un presidente che riceve i leader di PD e PDL per verificare la tenuta della maggioranza, mentre il primo ministro è in viaggio istituzionale. Un presidente che nomina Giuliano Amato come giudice costituzionale a pochi giorni dall’elezione del nuovo presidente della Corte Costituzionale che diventa, per un solo voto di scarto, Gaetano Silvestri (eletto con 8 voti contro i 7 del suo avversario), ovvero lo stesso giudice che ha ordinato la distruzione delle intercettazioni di Napolitano, nell’ambito della turpe storia della trattativa Stato Mafia.

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Una Repubblica Napolitana la nostra. Una Repubblica dove in parlamento è proibito menzionare il presidente della Repubblica (Boldrini e Grasso sono molto attenti a far rispettare questa ferrea legge), dove tutti i grandi giornali (Repubblica e Corriere in primis) ne tessono le lodi e lo santificano come il salvatore della Patria, dove la sua rielezione è stata salutata con una Standing Ovation di (quasi) tutti i parlamentari.

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Ci ha imposto i dieci saggi (tra di loro neanche un outsider della politica, non una donna e neppure un under 40) per cambiare la Costituzione, e ora sembrano fare a gara a chi riesce a trovare un cavillo legale (Onida, Quaglierello, Mauro e Violante tra gli altri) per posticipare l’esecuzione della pena per un truffatore dello Stato.

Un garante della Costituzione che bacchetta la magistratura perché ha alzato i toni (ovvero si è permessa, dopo 3 gradi di giudizio, quindi PM, Procuratore Generale e Procuratore della Cassazione, più un collegio di giudici per ogni grado di giudizio, dieci di anni di indagine e una montagna di prove, a condannare un colpevole), che durante il suo primo mandato firma il legittimo impedimento poi bocciato dalla Corte Costituzionale, firma il lodo Alfano (stessa sorte) e lo scudo fiscale, ovvero la vergognosa immunità penale per chi fa rientrare i capitali dall’estero pagando una tassa del 5%.

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Napolitano è stato eletto la prima volta nel 1953 e da allora (60 anni circa) siede nei luoghi di potere. E, se non dovesse dimettersi prima, vi resterà sino a compiere 94 anni.

La sua storia politica parte da molto lontano. Dopo una prima militanza nel Gruppo Universitario Fascista (GUF), entra a far parte del PCI e sostenne, tra le altre cose, la violenta repressione della rivolta ungherese nel 1956 e fu il massimo rappresentante della cosiddetta ala migliorista del PCI, vicina al PSI di Craxi e Amato.

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Il Moderno, prima mensile e poi settimanale, era l’house organ della corrente migliorista e aveva tra i suoi finanziatori Berlusconi e Ligresti. Infine come non ricordare i noti scontri tra Napolitano e Berlinguer, sopratutto sulla “questione morale” introdotta dall’allora segretario del PCI?

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Nella nostra repubblica Napolitana l’influenza del Presidente è enorme e non solo in campo politico ed economico con l’imposizione di un tecnocrate prima e del suo naturale erede poi (entrambi del gruppo Bildeberg), ma anche in politica internazionale, spingendo l’Italia a partecipare in prima fila a tutte le missioni di “pace” sponsorizzate della Nato. Napolitano è il punto di riferimento degli USA in Italia, come ha rivelato un cablo di Wikileaks alla vigilia del G8 dell’Aquila.

Napolitano è l’uomo forte, il punto di riferimento dei mercati internazionali e della BCE: è lui che, negli ultimi anni, impone rigore, governi e primi ministri. È lui, volenti o nolenti, che tira le redini del Paese (forse anche per mancanza di valide alternative) e pur di salvare la sua nuova creatura (il governo Letta-Berlusconi) lancia moniti (la sua specialità) contro la magistratura, avallando l”idea che esista una magistratura politicizzata.

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D’altronde, è lo stesso Presidente che in una lettera inviata alla vedova di un latitante, nel decennale della morte, scrisse che il condannato in via definitiva Craxi è stato oggetto di “una durezza senza eguali”. Detto dal Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, bisogna ammettere, fa un certo effetto. Perlomeno a me.

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